Vendevano in Italia e all’estero olio di semi di soia addizionato con clorofilla spacciandolo per olio extravergine di oliva. Per questo i carabinieri hanno eseguito 24 misure cautelari, 17 delle quali a Cerignola (Foggia), nell’ambito dell’operazione ‘Oro giallo’. La notizia è stata resa nota poco fa durante una conferenza stampa dei militari che però non hanno fatto i nomi né degli indagati, né dei marchi taroccati.
L’olio contraffatto – riferiscono gli investigatori – veniva rivenduto in gran parte d’Italia, anche a rinomati ristoranti, e in Germania, applicando prezzi molto più bassi e concorrenziali rispetto all’effettivo valore di mercato.
Gli indagati avevano creato delle società fittizie con annessi frantoi inesistenti nei quali sostenevano di produrre olio d’oliva extravergine. I carabinieri del Nas di Foggia, coordinati dalla Procura della Repubblica dauna, hanno però accertato che si trattava di olio di semi di soia addizionato con clorofilla.
All’operazione hanno partecipato più di 250 militari del Gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli, di unità dell’Arma territoriale, con la collaborazione di personale di polizie straniere. L’operazione è stata condotta dal Nas di Foggia e coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo dauno in cooperazione continua con Eurojust (Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione giudiziaria penale), e con Europol per gli aspetti operativi transnazionali.
“Ringrazio, a nome dei produttori olivicoli italiani onesti, sia le forze dell’ordine sia i magistrati che hanno smantellato, con l’operazione “Oro Giallo”, questo presunto sistema criminale che inquinava le tavole dei consumatori italiani ed europei e che irrimediabilmente danneggiava i mercati e l’economia agricola”.
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Con queste parole il presidente di Italia Olivicola, la più importante organizzazione della produzione olivicola italiana, Gennaro Sicolo, ha commentato l’operazione.
“Alle forze dell’ordine e agli enti preposti ai controlli chiedo coraggio e un’azione ancora più incisiva: dopo l’annata terribile appena trascorsa, sugli scaffali più della metà delle bottiglie contiene olio extravergine deodorato, frutto di sofisticazioni ed adulterazioni, sulla scia di quelle scoperte oggi, che avvengono soprattutto in Spagna e Tunisia e che irrimediabilmente attraverso alcuni importatori arrivano in Italia – ha continuato Sicolo -. Gli oli deodorati vengono poi miscelati con oli italiani in piccola percentuale per donargli un po’ di sapore e raggiungere parametri chimici ed organolettici necessari per essere etichettati come extravergine ed essere venduti a prezzi stracciati e sottocosto (3-4 euro al litro), inquinando così i mercati ed anche la salute dei consumatori”.
“Italia Olivicola – ha ricordato Sicolo – è l’unica organizzazione italiana costituitasi parte civile, e riconosciuta come tale dai magistrati, nel processo di Siena sul più grande scandalo oleario della storia italiana”.
“Continueremo la nostra battaglia a tutela della grande qualità dell’olio extravergine d’oliva italiano e del lavoro dei produttori veri nel rispetto dei consumatori italiani e mondiali – ha concluso il Presidente di Italia Olivicola -. Riteniamo siano maturi i tempi, come sottolineiamo da anni, per una revisione complessiva dei parametri di classificazione dell’extravergine o per una denominazione di “Alta qualità”, sia attraverso l’abbassamento dei livelli di acidità sia attraverso l’innalzamento del numero di polifenoli ed altri componenti fondamentali che rendono l’olio extravergine d’oliva un alimento in grado di prevenire malattie cardiovascolari ed oncologiche”.