La fortuna delle tante bevande light, Coca-cola zero e Pepsi light in testa, è presto spiegata: 150 calorie medie e 39 grammi di zuccheri in meno per ogni lattina. Un bene, in tempi in cui bisogna limitare l’assunzione di dolce e (va da sé) di calorie. O no?
Questo giornale a più riprese ha dato conto delle ricerche che legano il consumo di soft drink agli effetti negativi sulla salute, incluso un aumento del rischio di diabete di tipo 2.
Ora, un nuovo studio pubblicato su Stroke, giornale dell’American Heart Association, aggiunge un nuovo rischio per gli amanti delle bevande con edulcoranti artificiali. I ricercatori hanno analizzato i dati sul consumo di bevande dietetiche in 81.714 donne di 50 anni di età che hanno partecipato allo studio in corso sulla Women’s Health Initiative. E il rischio ictus aumenta sensibilmente per chi ha consumato regolarmente due o più lattine al giorno.
In dettaglio, secondo la ricerca, il pericolo è salito del 23% rispetto al campione che non ne consumava. Non solo, gli amanti di soft drink light avevano il 29% di probabilità in più di sviluppare malattie cardiache.
Questo studio è uno dei primi sul legame tra bevande dietetiche e sottotipi specifici di ictus. I ricercatori hanno scoperto che i grandi consumatori di bevande dietetiche avevano un rischio maggiore del 18% di occlusione di piccole arterie. “Questi colpi non sono generalmente così devastanti come quelli causati da un grande blocco dei vasi”, ha spiegato Mossavar-Rahmani, uno degli autori della ricerca, alla giornalista statunitense Sally Wadyka. Aggiungendo: “Ma se li hai ripetutamente, possono portare alla demenza”.
Lo studio ha rilevato che il forte consumo di bevande dietetiche mette a rischio soprattutto le donne obese (proprio chi è sovrappeso fa ricorso a queste bevande edulcorate nella convinzione di limitare le calorie), più di quanto statisticamente fosse immaginabile.
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Inutile dire che le associazioni industriali hanno immediatamente fatto quadrato contro la ricerca, scatenando un fuoco di fila di contestazioni.
“Studi osservazionali come questo tentano di associare comportamenti con risultati ma non possono provare causa ed effetto”. Questa la prima reazione di Robert Rankin, presidente del Calorie Control Council, un gruppo che rappresenta l’industria alimentare e delle bevande a basso contenuto calorico. Aggiungendo: “È probabile che i soggetti dello studio fossero già a maggior rischio per la salute e avessero scelto queste bevande per gestire il loro apporto calorico e zuccherino”.