Lo aveva raccontato in esclusiva il Salvagente lo scorso agosto, adesso l’inchiesta dell’Antitrust nei confronti di Enel per abuso di posizione dominante è arrivata all’epilogo con una sanzione di 93 milioni di euro. Ad essa si affianca una stangata di 16 milioni per lo stesso motivo ad Acea. Come avevamo scritto dopo aver consultato documenti riservati dell’istruttoria, l’ex azienda pubblica di energia elettrica ha utilizzato dati personali e consensi per la privacy raccolti nel settore di servizio pubblico di maggior tutela per acquisire clienti nel ramo mercato libero. Per legge, invece, i due rami sono stati separati come società indipendenti e non possono comportarsi nel passaggio delle informazioni strategiche, come i dati personali dei clienti, come se fossero rami della stessa società. Una misura necessaria a favorire la libera concorrenza in vista dell’eliminazione del servizio a maggior tutela per il 1 luglio 2020.
Da dove parte l’istruttoria
Ma vediamo cosa scrive l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato: “L’Autorità aveva avviato nel maggio 2017 i tre distinti procedimenti istruttori nei confronti delle imprese del gruppo Enel, del gruppo A2A e del gruppo ACEA, a conclusione dei quali è emerso che tanto il gruppo Enel quanto il gruppo ACEA hanno sfruttato in modo illegittimo prerogative e asset, derivanti dall’essere fornitori di maggior tutela, per realizzare una dichiarata politica di traghettamento della clientela già rifornita a condizioni regolate verso contratti a mercato libero”.
Clienti profilati per il mercato libero
In particolare, l’istruttoria ha accertato che sia Enel -almeno a partire dal gennaio 2012 e almeno fino al maggio 2017-, sia Acea -almeno dal 2014 e fino a tutto il 2017- hanno raccolto i consensi privacy dei clienti serviti in maggior tutela ad essere contattati a scopo commerciale e hanno poi utilizzato tali liste “consensate” per formulare agli stessi clienti tutelati offerte mirate, volte a far stipulare loro un contratto sul mercato libero. “Poiché – aggiunge l’Antitrust – nessuno dei concorrenti è in grado di replicare -nelle aree in cui i due gruppi svolgono in esclusiva il servizio di maggior tutela- la descritta operazione, essa risulta illegittima e idonea ad amplificare artificialmente il vantaggio concorrenziale di cui tali gruppi già godono per motivi storico/regolamentari e legati alle caratteristiche della domanda”.
Acea aveva anche la mappa dei concorrenti
Inoltre, Acea Energia si era avvalsa anche di una serie di informazioni privilegiate e dettagliate sull’andamento delle quote e sul posizionamento dei concorrenti nelle aree geografiche in cui il gruppo svolge il servizio di distribuzione, fornite dalla società di distribuzione Areti. “Tali condotte – conclude l’Antitrust – risultano idonee ad alterare le dinamiche competitive nei confronti dei venditori non integrati, che non posseggono le stesse prerogative ma che necessitano anch’essi, per competere, di rivolgersi al bacino della clientela tutelata. Quest’ultima infatti in Italia rappresenta ancora oltre il 60% della clientela domestica e quasi il 50% di quella non domestica in bassa tensione”.
La risposta di Enel: “Sono altri il problema”
La compagnia rende pubblica una nota con la sua posizione: “Enel ritiene di aver sempre agito nel pieno rispetto delle normative vigenti ed è convinta di poter dimostrare la correttezza del proprio operato dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale al quale farà immediatamente ricorso. Enel ritiene che l’Autorità non abbia preso in considerazione le dettagliate analisi economiche e i dati forniti, che dimostrano inequivocabilmente l’assenza di qualsiasi interferenza con le dinamiche con le quali i clienti decidono di rimanere nel cosiddetto mercato tutelato o di passare nel mercato libero”. E rilancia: “Enel ha evidenziato all’Autorità come le vere criticità distorsive del mercato, accentuate da questa fase di transizione, risiedano soprattutto nell’indebita disponibilità di dati personali e nel loro utilizzo fraudolento da parte di vari soggetti. Enel combatte da tempo contro questi fenomeni e le pratiche commerciali scorrette, segnalando puntualmente all’Autorità Giudiziaria i casi, sempre più numerosi, di cui viene a conoscenza”.
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Konsumer e Codacons: la dirigenza si dimetta
Le due associazioni Konsumer Italia e Codacons, che avevano richiesto all’Antitrust di intervenire proprio su questo tema, alla notizia dell’inchiesta resa nota dal Salvagente avevano commentato: “Se accertati i comportamenti illegittimi utilizzati dall’ex monopolista, ci sembra doveroso pensare ad una dirigenza diversa dall’attuale che sappia procedere verso il 2020 con trasparenza e lealtà verso consumatori e competitor”. Le due associazioni si sono rivolte anche al governo, chiedendogli di avviare una riflessione profonda sulla liberalizzazione, “che fino ad oggi nei continui rinvii potrebbe aver avvantaggiato Enel grazie allo scambio dei dati”, mentre oggi, grazie alla proroga del termine di esistenza della maggior tutela al 2020, l’esecutivo “può permettere di rivederne i meccanismi aggiungendo quei paletti di salvaguardia del mercato che mancano”. Nell’attuale situazione – sostengono Konsumer e Codacons – il prezzo che pagherebbero consumatori e piccole imprese sarebbe insostenibile determinando il ricorso a morosità e distacchi che solo il Governo può evitare ricorrendo ai correttivi.