Fenomeno marijuana light: chi la cerca e cosa si aspetta dall’erba legale

Qualche giorno dopo il parere negativo del Consiglio superiore della sanità rispetto alla vendita di cannabis light, il clamore scatenato a fine giugno – che aveva creato un po’ di panico – si sta placando nei negozi sparsi per il Paese, che vendono legalmente il prodotto autorizzato. “La circolare ministeriale di fine maggio in cui si è specificato che la legge sulla promozione della coltivazione e della filiera della canapa vale anche per le inflorescenze, e noi restiamo sereni”, fa sapere Cristina di Qui Canapa, il negozio bolognese che commercializza prodotti a marchio EasyJoint: “Tutti italiani, controllati e perfettamente in regola con la normativa vigente”.

Al successo della cannabis light, alle eccellenze italiane, agli effetti ma anche al mondo della marijuana e al fallimento del proibizionismo è dedicato il servizio sul Salvagente di luglio. Che trovate in edicola o in digitale qui

Di EasyJoint, di cosa dice stabilisce la legge per la coltivazione della canapa e gli usi di quella light, di estrazione, di cannabis terapeutica e di aziende all’avanguardia, Il Salvagente ha raccontato in modo approfondito in un servizio nel numero in questi giorni in edicola. Poi è arrivato il parere del Consiglio superiore della Sanità: “Non può essere esclusa la pericolosità della ‘cannabis light’”, la sentenza, arrivata tuttavia dopo che la legge aveva già autorizzato la vendita della cannabis senza Thc (è consentita solo una quantità che oscilla tra lo 0,2 e lo 0,6%), la componente che provoca lo “sballo” e che viene utilizzata per scopi terapeutici.

“Abbiamo un po’ risentito di quel parere nei giorni immediatamente successivi, quando sembrava di essere tornati indietro rispetto al passo avanti compiuto dalla legge, ma poi tutto è rientrato”, racconta ancora Cristina, mentre mostra cosa si vende a Qui Canapa e spiega cosa cercano i clienti abituali e non del negozio: “Chi arriva da noi di solito chiede un prodotto che abbia un buon profumo e che aiuti il rilassamento”.

Cristina spesso indirizza verso degli oli che sono composti di olio di oliva, di canapa e di cocco miscelati con cristalli di Cbd, il componente della canapa che non ha effetti psicoattivi, ma, al contrario, li contrasta. “Se ne possono prendere alcune gocce sotto la lingua”, spiega. Poi ci sono le scatoline che contengono le inflorescenze, quelle autorizzate dalla circolare ministeriale che a fine maggio ha chiarito le disposizioni di legge. “Io non chiedo cosa intendono fare con le inflorescenze”, aggiunge Cristina. Le indicazioni sulla scatola fanno riferimento ad un “uso tecnico” non ben specificato. “La legge non autorizza la combustione, ma non la impedisce neanche di fatto”. Quindi, sono poi i clienti a prendere le decisioni in modo autonomo: se usare il vaporizzatore, fare un decotto o altro. “Ciò che noi possiamo garantire è che i nostri prodotti non vengono venduti a minorenni, sebbene dai minorenni non arrivino neanche richieste, visto che la maggior parte delle persone che entrano in negozio sono over 35”. Molti di questi “temono gli effetti collaterali del Thc” o perché l’hanno provato o perché ne hanno letto e quindi sono contenti di indirizzarsi verso un prodotto come la cannabis light.

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Non sfuggono, dentro il negozio, tra le tante proposte – dai prodotti per la bellezza e per il corpo a base di canapa a quelli dedicati alla coltivazione – anche i vari strumenti che si possono utilizzare per fumare. “Ma quelli possono essere usati anche per il tabacco”, ovviamente, così come i narghilé vengono proposti sempre più di frequente nei bar delle città per fumare tabacco profumato.

“Del resto tabacco e alcol sono legali, in Italia”, sottolinea un cliente del negozio: “C’è ancora chi vuole fare terrorismo anche sull’uso della cannabis light quando ad ogni ora del giorno chiunque può comprare dell’alcol e fare del male a se stesso e soprattutto agli altri”.

Ciò che per Cristina e il suo cliente è importante, oggi, è che sia cominciato a fare luce, sgomberando il campo da ipocrisie, su questi prodotti così ricchi di proprietà ottime per la salute: “Come ad esempio la pasta prodotta con farina di canapa, ma ancora i costi sono elevati perché il prodotto è poco noto; speriamo che con il tempo il mercato si ampli ulteriormente”.

Del resto, in Italia, la canapa è sempre cresciuta bene e trova un terreno e un clima favorevole: “Ma ha bisogno di cure, attenzioni e precisione tanto quanto un qualsiasi prodotto alimentare coltivato in modo biologico”.