Dolcificanti, se l’alternativa allo zucchero è peggiore del male

È diventato il nemico pubblico numero uno. Lo zucchero va ridotto nella nostra dieta, così ci ripetono i nutrizionisti, e chi proprio non riesce a farne a meno, spesso opta per un dolcificante. Ma è davvero un guadagno?

Non sono sovrappeso però ho deciso di escludere lo zucchero da tavola e farò più uso di dolcificanti e avrò meno calorie e meno problemi per il futuro…

FALSO La nostra natura umana porta a premiarci o a consolarci con un bel gelato, della cioccolata, oppure dei dolci. Sarà raro vedere festeggiare qualcuno per un momento di felicità con una bella bistecca o un filetto di pesce arrosto; tutto questo perché i carboidrati ci rilassano e producono un effetto positivo sul nostro paleocervello. Purtroppo l’abuso di zuccheri comporta una serie di problemi che vanno dal sovrappeso sino al diabete etc. e per risolvere questa voglia istintiva del sapore dolce senza i suoi danni ecco arrivare i dolcificanti. In effetti sono stati introdotti per alcuni consumatori come  i diabetici o per chi aveva difficoltà nel mantenere il proprio peso, ma si è oramai accertato che il continuo consumo di bibite dolcificate, gasate o non, ha un effetto paradossale. Infatti, se dal punto di vista calorico può sembrare di introdurre meno calorie con gli alimenti “light” ci si fa ingannare dalla voglia di un bis perché tanto sono ipocalorici, i problemi che i dolcificanti possono creare sono però inattesi. Del resto i dolcificanti non emulano gli zuccheri per cui col tempo alterano la nostra capacità di apprezzare del volgare zucchero, non autoregolano il nostro appetito perché non comunicano che stiamo per mangiare e quindi il cervello non predispone i nostri metabolismi e ci induce a mangiare più di quanto occorra. Le linee guida dell’Oms ci dicono di ridurre le calorie giornaliere derivate dagli zuccheri al 5% e non suggeriscono di sostituire lo zucchero con i dolcificanti nei normopeso.

I dolcificanti non sono uguali fra loro per cui sceglierò almeno quello più naturale possibile…

VERO I dolcificanti sono suddivisi tra composti artificiali, saccarina o aspartame oppure ciclammati o neotame, e composti naturali o quasi come i polialcoli, gli steviosidi oppure alcune molecole molto simpatiche come monellina o miraculina da cui ci si aspetta molto. Nel caso dei polialcoli ci sono molecole naturali come il sorbitolo, per cui vi spiegherete i sorbetti a pranzo o per chi ha buona memoria la sorba che è un frutto ricco di sorbitolo e di conseguenza dolcissimo, oppure lo stesso xilitolo che è tipico dei chewing gum per giunta non cariogeno. In altri casi si tratta di dolcificanti con circa la metà delle calorie del saccarosio, con un potere dolcificante non altissimo, ma con un indice glicemico molto basso il che impedisce i picchi di glicemia che rendono il sistema glicemia/insulina molto stressato e che a lungo andare porta a gravi problemi. Nel caso dei dolcificanti sintetici basta usarne piccole quantità, perché non danno quasi nessuna caloria e in cambio concedono tanto potere dolcificante. In questi ultimi tempi lo steviolo, che è noto in sud America da molto tempo, si sta dimostrando una buona soluzione come edulcorante naturale, senza i problemi intestinali dei polioli, senza avere un elevato indice glicemico e con il solo difetto che se troppo concentrato sa di liquirizia, ma questo in alcune bibite è ben mascherabile. Per sostituire il saccarosio è meglio un dolcificante naturale, solo se necessario i sintetici nel qual caso l’EFSA fornisce per questi una dose accettabile ad esempio di 2,8 g al giorno per l’aspartame o 350 mg al giorno per la saccarina, per non avere problemi di salute, ma andrebbe meglio valutato il caso dei più piccoli che sono anche grandi consumatori di bevande gasate.

I dolcificanti sintetici non alterano nessun metabolismo del mio corpo, per cui non vedo il motivo per non usarli….

FALSO Gli studi su cosa accade al nostro microbiota quando è sovraesposto ai dolcificanti sintetici sono oramai numerosi e spesso concordi. Occorre ricordare che il nostro microbiota, per le sue dimensioni e il suo ruolo, è ospitato con reciproca soddisfazione se gli diamo vitto, alloggio e temperatura fissa a 36,5°C, ma a patto di non danneggiare troppo il suo habitat. Purtroppo, la sedentarietà, lo stile di vita stressato e non salutare, l’uso di troppi prodotti raffinati, il minore uso di fibre e prodotti grezzi, di legumi, etc. rendono la vita del microbiota sempre più un inferno. Uno dei fattori che si è visto creare grossi problemi al microbiota è l’abuso di bevande gasate superzuccherate oppure edulcorate che siano. In poche parole stiamo rendendo la vita difficile al nostro inquilino che in cambio produce ormoni, vitamine, sostanze positive, assorbe nutrienti e partecipa anche al nostro equilibrio immunologico. Il microbiota è a prima vista interno all’organismo, ma così non è perché il tubo digerente ha due aperture, questo significa che ciò che beviamo o mangiamo entra in contatto spesso senza filtri con i batteri del nostro microbiota andando a modificarlo. Ebbene i dolcificanti creano molti più problemi di quanto si pensi, in poche parole alterano il microbiota che poi assorbe male, si modificano i livelli di glucosio nel sangue, si alterano i rapporti tra batteri buoni e cattivi, si producono acidi grassi a corta catena, si inizia con lo squilibrio del microbiota la strada che ci conduce a obesità, sindrome metabolica, ipertensione, ipercolesterolemia, etc. In cambio, non abbiamo mangiato del pericoloso saccarosio, ma abbiamo scelto nuovi amici solo a prima vista dalla nostra parte. La preoccupazione maggiore è l’abuso nei più piccoli perché un palazzo da costruire richiede fondamenta solide e forti e se si sbaglia all’inizio, non ci saranno ristrutturazioni o adeguamenti tali da risistemare l’edificio che sarà sempre rappezzato.

Non voglio seguire la moda del “non” oppure del “senza”, quindi glutine, zuccheri, sale per me sono accettabili…

VERO I grandi Chef ci dicono che il piatto perfetto si raggiunga togliendo e non mettendo troppi ingredienti, ma anche il “togliere” lo si deve fare con criterio. Immaginate un piatto sciapo, non troppo dolce, con pochi grassi per trasferirmi i sapori, ebbene sarebbe un vero insuccesso. Come sempre è la dose a creare qualche perplessità e qualche rischio. Naturalmente per chi è celiaco oppure diabetico o iperteso, le scelte sono dettate dallo stato di salute e in questo caso il bilancio fra vantaggi e svantaggi non trova altra soluzione che eliminare glutine o sale ad esempio. Ci riferiamo invece a chi è in buone condizioni di salute e decide di mangiare senza sale, senza glutine, senza zucchero, senza grassi, senza colesterolo e forse senza neanche troppi amici. In questi casi la bilancia non pende dal lato giusto perché senza glutine significa supplire con additivi e altre molecole spesso di sintesi, senza saccarosio significa edulcorare, etc. La misura è la linea guida ideale, i professionisti dell’alimentazione possono valutare per ognuno di noi “fin dove e non oltre” poterci permettere grassi, carboidrati, etc. Il fai-da-te può comportare più rischi che benefici e il fatto che si parli di alimentazione non significa avere meno pericoli in caso di errori.

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