Fitness tracker: ma misurano davvero i nostri passi?

Oggetto di culto tra gli sportivi, il fitness tracker serve a misurare la distanza percorsa, in molti casi le calorie bruciate, il tono cardiaco e i percorsi fatti. I dati vengono inviati allo smartphone, consentendo agli atleti di verificare che le loro prestazioni. Un gadget che motiva a muoversi, spiegano gli esperti, ma sempre preciso come promettono le pubblicità?

Il programma televisivo svizzero Kassensturz, ha sottoposto a test dieci fitness tracker dotati di un cardiofrequenzimetro. Il risultato: nessuno dei dieci apparecchi merita una medaglia d’oro, perché nessuno ha ottenuto il voto “molto buono”.

Sette modelli, però, hanno funzionato bene, tre abbastanza. I due prodotti più costosi sono quelli in cima alla classifica: il Gear Fit 2 Pro di Samsung (180 euro) e l’A370 del marchio finlandese Polar (140 euro).

Quasi tutti i dispositivi hanno il proprio punto debole nella precisione di misurazione. Solo “Mi Band 2” del produttore cinese Xiaomiar è stato costantemente fedele nel rilevare i passi, la distanza e la frequenza cardiaca. Il dispositivo ha anche la migliore batteria ed è il più economico nel test (25 euro).
La maggior parte dei tracker interpretano come passi alcuni movimenti del braccio (gli esperti hanno testato i dispositivi mentre passavano l’aspirapolvere).
Da segnalare il risultato del dispositivo Garmin “Vivosport Smart GPS”: per efficacia e precisione il modello sarebbe stato tra i primi tre, ma i sensori di contatto rilasciano nichel.
Garmin ha confermato agli autori del test che “i componenti metallici possono contenere nichel”, ma entro i limiti legali dell’UE. Sfortunatamente, questo non protegge tutti da reazioni allergiche.