Obbligo vaccini, la Consulta: il decreto è fondato. Il Veneto deve adeguarsi

Il decreto che ha introdotto l’obbligo vaccinale nel nostro paese è legittimo e il governo aveva tutto il potere di emanarlo in quanto mira a tutelare la salute individuale e collettiva. La Consulta si è espressa oggi sul ricorso presentato dalla regione Veneto che contestava  il provvedimento nel merito ma nell’imposizione dei vaccini, strada che la regione aveva abbandonato da diversi anni.

Il decreto impugnato davanti alla Consulta prevede 10 vaccini obbligatori per l’iscrizione a scuola da 0 a 16 anni, pena la non iscrizione fino ai 6 anni e il pagamento di multe da 100 a 500 euro per i genitori dei bambini dai 6 anni in poi. Tra le altre cose, prevede la nascita dell’Anagrafe nazionale vaccini.

La Corte Costituzionale, in una nota spiega che “ha dichiarato non fondate tutte le questioni prospettate”. Secondo i giudici costituzionali, le misure in questione rappresentano una scelta spettante al legislatore nazionale. Questa scelta non è irragionevole, poiché volta a tutelare la salute individuale e collettiva e fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie. La Corte ha considerato tra l’altro che tutte le vaccinazioni rese obbligatorie erano già previste e raccomandate nei piani nazionali di vaccinazione e finanziate dallo Stato nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea)”. Poi c’è un’analisi del contesto sanitario. “Inoltre – è scritto sempre nel comunitato – il passaggio da una strategia basata sulla persuasione a un sistema di obbligatorietà si giustifica alla luce del contesto attuale caratterizzato da un progressivo calo delle coperture vaccinali. E’ stato altresì considerato che la legge di conversione ha modificato il decreto legge riducendo sensibilmente le sanzioni amministrative pecuniarie e prevedendo che, in ogni caso, debbano essere precedute dall’incontro tra le famiglie e le autorità sanitarie allo scopo di favorire un’adesione consapevole e informata al programma vaccinale”. Si chiude con un accenno al diritto all’istruzione, che sarebbe salvaguardato dalla legge. “Infine, la mancata vaccinazione non comporta l’esclusione dalla scuola dell’obbligo dei minori, che saranno di norma inseriti in classi in cui gli altri alunni sono vaccinati”.

Soddisfatta la Federazione degli ordini dei medici che, tuttavia, si dice dispiaciuta che “l’attuale contesto storico e sociale abbia reso necessario il ricorso all’obbligatorietà per una scelta di salute che i cittadini avrebbero invece ragionevolmente dovuto rivendicare come un loro diritto” spiega Roberta Chersevani, Presidente Fnomceo.