Nidi e mense: tariffe stabili, si allunga la lista di attesa e il cibo è poco bio

Le tariffe degli asili nido e delle mense scolastiche restano sostanzialmente stabili a livello nazionale negli ultimi tre anni, ma pesano molto le differenze regionali e fra i singoli capoluoghi di provincia: per i nidi si va dai 100 euro al mese di Catanzaro e Agrigento ai 515 euro di Lecco; per la mensa scolastica la retta parte dai 38 euro di Barletta ai 128 euro di Livorno.

Il risultato? Una famiglia italiana, con un bimbo al nido e un altro alla materna o primaria, spende al mese 380 euro, precisamente 301 per la retta dell’asilo e 80 euro circa per la mensa. Ha scattare la fotografia delle tariffe e della qualità del servizio è Cittadinanzattiva che ieri ha presentato il dossier  “Servizi in…Comune. Tariffe e qualità di nidi e mense”.

Caro-Nido

Partiamo dalle rette per gli asili nido.
È di 301 euro la tariffa media mensile nel 2017/18 (erano 309 euronel 2014/15) per una famiglia tipo (3 persone con un minore al di sotto dei 3 anni e un Isee di 19.900 euro). Il Molise è la regione più economica (167 euro, -28,2% su 2014/15), il Trentino Alto Adige la più costosa (472 euro, +9,4%). Spicca l’aumento del 10% registrato in Basilicata. Fra i capoluoghi di provincia, Catanzaro e Agrigento le più economiche (100€), Lecco la più costosa (515€). Gli aumenti più rilevanti negli ultimi tre anni sono stati registrati a Chieti (50,2%), Roma (33,4%), Venezia (24,9%).

Avanti… non c’è posto

Aumentano le liste di attesa dal 20% del 2013 al 26% del 2015, e questo nonostante il numero di domande presentate si sia ridotto complessivamente del 13,1% nel 70% degli 89 capoluoghi di provincia indagati. Particolarmente negativo il dato comparato al Centro Italia, dove, a fronte di una riduzione delle domande del 20,9%, è corrisposto un aumento delle liste di attesa dal 24% al 45%.

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Quanto costa mangiare

Passiamo ora alle tariffe e alla qualità della mensa.

È di 80 euro la tariffa media nazionale per il servizio mensa nella scuola primaria. Al Nord le tariffe più elevate, ma in diminuzione rispetto agli anni precedenti, mentre al Sud le tariffe più basse ma in crescita negli anni. Stabili le tariffe al Centro. Per la scuola dell’infanzia, la regione più costosa è l’Emilia-Romagna 104 euro, -6,9% rispetto al 2016/17), la più economica la Sardegna (60,60 euro, -7,7%). Spicca l’aumento registrato in Umbria (+24,1%) e Calabria (+20,7%). Nella primaria, la mensa costa di più sempre in Emilia-Romagna (107,10 euro, -0,8%), costa meno in Umbria (65,70 euro, invariata). Anche qui gli incrementi più rilevanti rispetto al 2016/17 si registrano in Calabria (+17,6%) e Sicilia (12,2%).
Barletta il capoluogo più economico per la ristorazione scolastica (32 euro mensili per famiglia tipo), Livorno il più costoso (128 euro mensili).

La qualità sulle tavole

Il cibo a detta di tutti gli intervistati è di buona qualità anche se poco bio. I bambini, in base alle loro scelte alimentari, si presentano sempre più carnivori, amanti di dolci e carboidrati e la pratica del bis, diffusa ovunque, non li aiuta a modificare le cattive abitudini alimentari.
Infatti, solo il 13% dice di mangiare tutto a mensa, il 36% di mangiare solo alcuni cibi, in particolare dolci e gelato (80%), pizza (78%), pane (61%), carne e frutta fresca (58%), pasta al sugo (47%). Fra i cibi meno graditi, verdure cotte (70%), minestre di verdure (60%), pesce e verdure crude (54%).
Per il 77% dei genitori il menù è vario e per il 64% rispetta la stagionalità dei prodotti. Rispetto alle quantità, il 73% ritiene che le porzioni siano equilibrate e il 72% che i propri figli mangino volentieri a mensa.