Così avvelenano una regione: lo scandalo dei Pfas in Veneto

Un inquinamento gravissimo, che ha costretto la Regione Veneto a tenere sotto controllo 85mila cittadini, per monitorarne lo stato di salute, sopratutto in relazione alle modifiche del metabolismo glicidico e lipidico.

Quello dell’inquinamento da Pfas è un caso che sta giustamente agitando i Veneti ma che è diventato un caso nazionale, coinvolgendo anche la giunta Zaia. I Pfas, derivanti dalla lavorazione di pentole antiaderenti, Goretex e carta da forno, raggruppano diverse sostanze, tra queste la più importante (e pericolosa) è il Pfoa, trovata negli acquedotti che servono la provincia di Vicenza, Verona e parte di quella di Padova in concentrazioni ben superiori alla soglia limite. L’inquinamento è stato scoperto nel 2013 quando sono arrivati i dati “bomba” del Cnr che lo svelavano in tutta la sua entità, ma non sembra ancora risolto.

E oggi gli attivisti di Greenpeace sono entrati in azione a Venezia, davanti alla sede della Regione Veneto a Palazzo Balbi, per protestare e chiedere alle autorità regionali di fermare subito gli scarichi di PFAS in Veneto.

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IL PROBLEMA? NON È RISOLTO

Analisi indipendenti condotte da Greenpeace dimostrano che le indagini effettuate finora dalle autorità regionali non hanno ancora individuato tutte le fonti di inquinamento. Il rapporto “Pfas in Veneto: inquinamento sotto controllo?” documenta la diffusa presenza di PFAS in altri scarichi industriali e fuori dall’area monitorata.

“È grave che dalle nostre analisi sia emersa la presenza, in alcuni scarichi, di rilevanti concentrazioni di composti mai individuati finora e che PFAS pericolosi siano stati trovati anche nel comune di Valdagno, in un’area non ancora presa in esame dalle autorità regionali” afferma Giuseppe Ungherese, Responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

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BLOCCATE L’INQUINAMENTO, ORA

Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere alla Regione Veneto di censire e bloccare tutte le fonti di inquinamento da PFAS, sostanze chimiche pericolose per l’ambiente e per l’uomo, e di adottare livelli di sicurezza di PFAS nell’acqua potabile in linea con i valori più restrittivi vigenti in altri Paesi. Per alcuni PFAS molto pericolosi per la salute, come il PFOA (un composto potenzialmente cancerogeno) e il PFOS, i livelli di sicurezza adottati in Veneto per le acque potabili sono fino a 7,5 volte più elevati rispetto agli Stati Uniti e oltre 5 volte più elevati rispetto a Germania e Svezia.

“I rappresentanti della Sanità in Veneto hanno pubblicamente ammesso che siamo di fronte a un disastro ambientale: non è possibile tutelare adeguatamente la salute e la sicurezza dei cittadini se si adottano valori di riferimento di PFAS nell’acqua potabile tra i più alti al mondo. La Regione Veneto deve abbassare subito i livelli di sicurezza di queste sostanze nelle acque potabili allineandoli con quelli adottati in altri Paesi europei. Le autorità regionali hanno il dovere di garantire acqua sicura e non contaminata ad ogni cittadino” conclude Ungherese.