Il caffè che bevete potrebbe avere 9 anni

La notizia farà sobbalzare gli amanti del caffè. Secondo il Wall Street Journal, ci sono in commercio miscele di arabica ricavate da cicchi raccolti ben 9 anni fa. La ragione sarebbe legata alla fine della crisi del mercato di questa qualità di caffè, che aveva toccato il suo picco nel 2013. Adesso che i prezzi hanno cominciato a scendere, sono aumentate anche le richieste dei compratori all’ingrosso, che normalmente preferiscono qualità meno pregiate, come la robusta.

Più è vecchio meno costa

Come spiega il giornale americano, c’è un meccanismo per regolare il valore del caffè a seconda della sua freschezza, alla borsa di New York, che insieme a quella di Londra, è la più importante a livello internazionale riguardo questo settore. Per fare qualche esempio, dopo tre anni, un chilo viene deprezzato di 68 centesimi, e di 3 euro per quello vecchio di 9 anni. Uno sconto così forte da avvicinarsi molto al prezzo stesso dell’arabica con quell’età.  Secondo dati ufficiali, come riportato anche dal portale  Consumerist.com, il 18% dei chicchi venduti alla fine di maggio di quest’anno , avevano più di tre anni di età, contro l’11% di tre anni fa.  “Ci sono alcuni stock di caffè che sono stati in magazzino per anni e adesso vanno in circolazione”, dice Edgar Cordero, responsabile della strategia globale per la Federazione colombiana del caffè.

Finisce nelle scuole e nei distributori

Questi chicchi non dovrebbero finire nei bar, in ogni caso. Molti torrefattori di caffè hanno assicurato che non acquisterebbero chicchi più vecchi di un anno perché il caffè perderebbe il suo aroma. I compratori di caffè sostengono che i chicchi più vecchi di arabica finiranno nelle mani di torrefazioni di caffè solubili e per prodotti da discount, ed eventualmente per compagnie che forniscono i caffè a posti che hanno canali istituzionali di approvvigionamento, come hotel, scuole, e distributori automatici. Così come la miscelazione con chicchi meno vecchi, per mascherarne il sapore, potrebbe essere un’altra strada percorsa. Queste dinamiche condizionare anche il caffè venduto in Italia. Basterebbe introdurre in confezione la data di raccolta della materia prima, per rendere i consumatori consapevoli. Ma in Italia la legge non lo prevede.