I danni della spending review: gli sprechi restano, i servizi si tagliano

Tra tagli alle spese e al personale, il nostro Servizio sanitario privilegia il risparmio immediato alla salute. E magari finisce alla fine per spendere di più di quanto farebbe spendendo in maniera intelligente.

Questo è quanto sembra emergere dall’indagine realizzata da Cittadinanzattiva che mette in luce gli sprechi segnalati dai cittadini in ambito sanitario. Macchinari non utilizzati o funzionanti “a scarto ridotto”, reparti chiusi o sottoutilizzati per mancanza di personale, attrezzature e dispositivi medici inadatti alle esigenze dei pazienti, turni di lavoro massacranti per il personale ridotto, burocrazia pesante e costosa che ostacola il percorso curativo dei pazienti; il rapporto “I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini” prende in esame 104 situazioni di spreco segnalate dai cittadini, associazioni ed operatori sanitari nell’arco di un anno (tra aprile 2014 e aprile 2015) alle quali fanno da contraltare 55 buone pratiche che hanno concorso per la XII edizione del Premio Andrea Alesini.

Dove sono gli sprechi? Quelli segnalati a Cittadinanzattiva sono per metà legati al mancato o scarso utilizzo di dotazioni strumentali e strutture sanitarie, per il 37% a inefficiente erogazione di servizi e prestazioni, per il 17% a cattiva gestione delle risorse umane.

Nessun dubbio sulla percezione del servizio sanitario nazionale da parte dei cittadini, che risulta essere molto chiara. Ma avranno ragione? I dati di fatto confermano le loro ipotesi?

L’INCHIESTA DEL TEST-SALVAGENTE

Per scoprirlo Il Test-Salvagente ha realizzato un servizio-inchiesta che uscirà sul numero in edicola il 23 marzo e che dimostra come molte delle macchine e delle attrezzature dei nostri ospedali siano da sostituire da anni e nonostante questo siano al loro posto. Con una serie di problemi per i pazienti (dalla affidabilità e la precisione dei risultati, alle liste d’attesa per quelle che non funzionano) e per le aziende ospedaliere (costrette a una manutenzione che appesantisce le spese). Tutto in nome di una spending review che penalizza i cittadini e non taglia gli sprechi.

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Uno dei dati che pubblicheremo? Quello dei mammografi italiani: 9 su 10 andrebbero sostituiti perché troppo vecchi e superati, ma sono ancora nelle sale ospedaliere.

I CONTI DELLA SPENDING

Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva: “La strategia di aggressione agli sprechi, chiamata contenimento della spesa e spending review, a conti fatti ha prodotto queste certezze: 54 miliardi di tagli cumulati dal Servizio Sanitario Nazionale tra il 2011 e il 2015 e contrazione, o soppressione, di prestazioni e servizi, come certifica la Corte dei Conti. E per il 2016 altri 14,5 miliardi di tagli. Invece resta da dimostrare e spiegare ai cittadini se e quanti sono stati gli effettivi risparmi prodotti dalle manovre e come sarebbero stati reinvestiti, a fronte dei sacrifici richiesti a tutti negli anni”.