Sulla lavagna era scritto: “Lunedì una tinta”. Anche se notoriamente è il giorno di chiusura nazionale dei parrucchieri, nel magazzino di Rocca Massima in provincia di Latina l’acconciatura non temeva stop settimanali: le olive venivano verniciate di verde in continuazione. E proprio in siti come questi che il Naf, il Nucleo agroalimentare forestale, ha sequestrato oltre 85 tonnellate di olive da tavola colorate con solfato di rame, 19 persone denunciate e 26 comunicazioni di reato inviate all’autorità giudiziaria.
Rinverdire le olive vecchie
I risultati dell’operazione sono stati presentati stamane a Roma durante una conferenza stampa. In passato eravamo stati abituati a una colorazione a base di clorofilla ma essendo ormai entrata nei controlli di routine delle autorità di controllo, i big della contraffazione si sono specializzati e orientati sul solfato di rame. Il trattamento illecito scoperto dal Corpo forestale veniva impiegato per un duplice scopo: rendere le olive più appetibili attraverso un colore più vivo (innaturale oseremmo dire) e omogeneo su tutti i frutti e riciclare le olive vecchie, di annate precedenti, “rinverdendole”. In tutti e due i casi l’asso nella manica dei contraffattori era il solfato di rame, una sostanza assultamente vietata ma che veniva “spruzzata” direttamente sulle olive con funzione colorante e stabilizzate.
Il solfato di rame nei campioni prelevati, hanno spiegato gli inquirenti, è stato riscontrato in concentrazioni doppie rispetto a quanto previsto dalla normativa che lo fissa come “Limite massimo di residuo” (Lmr) in misura non superiore a 30 mg/kg quale risultanza sull’oliva del trattamento fatto sulla pianta per scopi fitosanitaricome ad esempio per contrastare attacchi fungini, tra cui la Peronospera. Il solfato di rame però può essere utilizzato esclusivamente per pratiche agricole, ma in questi casi è stato illecitamente utilizzato per colorare le olive di un verde intenso e attraente. Infatti non si può impiegare sulle olive dolci da tavola né la clorofilla né il solfato di rame. Tuttavia nella partita bloccata dal Naf la quantità riscontrata si aggirava addirittura sui 70 mg/kg. Il solfato di rame è bio-accumulabile dall’organismo e pertanto persiste negli organi e come tutti i metalli è difficilmente smaltibile.
Se il picciolo è verde l’oliva è colorata
Ma come riconoscere le olive colorate? Innanzitutto, hanno ricordato i responsabili del Naf, è consigliato scegliere le olive dolci da tavola che non abbiano una colorazione verde intenso e uniforme: qualora il colore brillante innaturale sia anche omogeneo a tutti i frutti della confezione il sospetto della contraffazione sarebbe più che fondato. In seconda battuta quando anche il picciolo dell’oliva risulta verde intenso come quello della drupa il sospetto diventa più che fondato.
Il gluconato ferroso per il nero
Nei mesi scorsi il Test-Salvagente aveva sollevato il caso dell’impiego del gluconato ferroso per rendere, in questo caso, più nere le olive da tavola scoprendo che sulle confezioni mancava in alcuni casi l’indicazione che si trattava di olive verdi sottoposte a colorazione artificiale e non di olive nere mature. Sulla questione era intervenuto il direttore del Ctcu Walther Andreaus: “L’etichetta dovrebbe spiegare chiaramente se si tratta di vere olive nere oppure di olive verdi, colorate di nero. Altrimenti il consumatore viene ingannato riguardo il contentuto della confezione”.
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