Allarme carni rosse, i ritardi sospetti dell’Oms

Protein rich food

Caro direttore,
le scrivo come docente di Chimica degli Alimenti dell’Università di Napoli Federico II e desidero contattarla dopo che è passato qualche giorno dall’allarme Oms sulla carne rossa e sui prodotti trasformati. Forse il tempo necessario per darne una rilettura meno a caldo.

Il problema del consumo eccessivo di carni rosse è un dato di fatto che in letteratura scientifica è ben consolidato da oltre dieci anni, come giustamente osserva il Test; non vale la pena ripetere che è l’abuso il reale problema, che la dieta mediterranea prevede un consumo di carni rosse, che la stessa dieta offre intrinsecamente una difesa naturale verso le azioni infiammatorie che le carni rosse attivano attraverso l’introito di antiossidanti, vitamine etc..

Ben diverso è il pericolo collegato al consumo degli insaccati, dovuto soprattutto ai tanti additivi che sono aggiunti per consentire una conservazione più lunga e per dare delle caratteristiche sensoriali più gradevoli ai consumatori.

UN ALLARME CON TEMPI SOSPETTI

La domanda che mi sono subito posto è sulla tempistica di una tale improvvisa esternazione da parte dell’Oms: perché risollevare proprio ora il velo sui rischi dell’abuso di carni rosse? Dopo un paio di giorni si è verificato un nuovo fatto che si propone ai miei occhi come la possibile risposta alla mia domanda.

L’Unione Europea ha da poco approvato una serie di novità fra cui quella di permettere anche in Europa l’uso degli insetti come fonte di proteine, e di ammettere la possibilità di creare nuovi alimenti, di sintetizzare nuove molecole da usare nei cibi come conservanti, coloranti etc..

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Si potrebbe pensare a una silente strategia per invogliare i consumatori verso le nuove frontiere dell’alimentazione suscitando nelle coscienze degli stessi nuove paure nei confronti degli alimenti tradizionali che sono da sempre pilastri della nostra cultura enogastronomica.
Questa osservazione generale porta a intravedere la coppia causa/effetto laddove le paure suscitate oggi verso le carni rosse, domani verso il caffè etc., sono la causa e gli effetti saranno domani l’introduzione di alimenti non convenzionali, di nuove molecole progettate a tavolino etc.

LA PAURA NON EDUCA

La mia opinione è che i consumatori vadano educati ad alimentarsi in maniera consapevole, ad aderire meglio allo stile della dieta mediterranea, a riscoprire zuppe, legumi, ricette tradizionali. Volere globalizzare le tradizioni che non ci appartengono è un fenomeno che è vero si velocizza con l’aiuto dei viaggi e degli scambi culturali, ma che non può essere forzato da direttive, regolamenti o, ancora peggio, dalle paure suscitate.