Uber e Altroconsumo, Dona: “Un’associazione deve vigilare”

Che succede nel Beuc? Possibile che Altroconsumo (che è la principale associazione italiana del gruppo) difenda Uber Pop mentre Que Choisir (il suo gemello francese) denunci le clausole vessatorie e illegali della piattaforma di car sharing?

Il Test se lo è chiesto in un recente articolo. Ora ci torna l’agenzia Help Consumatori con un’intervista a Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione nazionale consumatori, realizzata dalla giornalista Antonella Giordano. Ne riportiamo i passi salienti.

Dona, cosa ne pensa di questa “diversità di vedute” su Uber tra chi difende i diritti dei consumatori?

Se mi passi la battuta, penso che noi siamo l’associazione perfetta perché se da un lato abbiamo sposato l’idea della sharing economy, con i debiti distinguo ed approfondimenti, dall’altro non ci siamo mai dimenticati del nostro compito di watchdog dei diritti dei consumatori. Noi siamo dalla parte di Uber, nel momento in cui migliora il servizio taxi nell’interesse dei consumatori. E questo sta già succedendo perché da qualche tempo i tassisti italiani sono molto più attenti al servizio offerto ed hanno migliorato una serie di cose, a cominciare dalla possibilità di pagare con carta di credito e all’introduzione del servizio di prenotazione. Ultimamente è comparso anche un servizio che permette di recensire l’autista. Credo che Uber abbia aperto a questi cambiamenti che vanno tutti a favore del consumatore. Dall’altra parte, però, noi non abbiamo mai smesso di segnalare le clausole contrattuali vessatorie presenti all’interno dell’App Uber. Purtroppo, nonostante le nostre ripetute segnalazioni, Uber non ha ritenuto di modificarle e ci siamo rivolti all’Antitrust.

Il senso di quello che voglio dire è questo: un’associazione dei consumatori moderna non può permettersi di innamorarsi di un’idea, dimenticandosi di verificarla, oppure rimettendo la decisione alla volontà popolare con un semplice sondaggio. Il suo compito è quello di accompagnare il consumatore attraverso i cambiamenti della società e del mercato. Io non credo che tutti i tassisti si preoccupino soltanto di mantenere le loro rendite di posizione. Penso, invece, che molti hanno già capito che non basta protestare, ma bisogna rendere migliore il servizio offerto. E il taxi di domani sarà un taxi che da Uber ha imparato una grande lezione.

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