Per prevenire il rischio di contaggio tra gli addetti alle lavorazioni, in Emilia-Romagna diventano obbligatori i test sierologici nella logistica e nella filiera della carne. Ha stabilirlo un’ordinanza regionale emanata la scorsa settimana a seguito dei tanti focolai di Covid-19 registrati sul territorio regionale: 21 nuovi positivi in provincia di Modena, 18 legati ad un focolaio scoperto in un prosciuttificio; 19 nella provincia di Bologna, di cui 6 riconducibili ai focolai individuati in due aziende della logistica, BRT e TNT, e la gran parte degli altri, a situazioni familiari già note; 11 in quella di Ferrara, 9 dei quali riferiti sempre al cluster TNT. “Bisogna fare di tutto per isolare e evitare i contagi”, ha spiegato il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: “Il fatto che li troviamo è perché li andiamo a cercare, siamo la Regione che fa più test per prevenire”.
In tutto il mondo resta alta l’allerta attorno agli stabilimento per la lavorazione delle carni, luoghi sensibili dove, forse a causa delle basse temperature, dell’umidità e della difficoltà di mantenere il distanziamento sociale, la diffusione dei contagi tra gli operatori resta molto elevata. Ricordiamo che la carne in sé e il consumo della stessa, come spiegato all’inizio della pandemia dall’Efsa, non sono veicoli di contagio per l’uomo.
Quali sono le ragioni dell’esplosione di focolai di Covid-19 nei macelli? Oltre alle condizioni ambientali (basse temperature e alta umidità) in cui il virus potrebbe trovare condizone favorevole, in un rapporto presentato dalla Federazione europea dei sindacati alimentari si punta il dito anche alle condizioni di lavoro degli addetti: fino a 16 ore lavorative, paga bassa, detrazioni salariali illegali e insicurezza del lavoro, “alloggi sovraffollati” utilizzati dai trasformatori di carne per ospitare i lavoratori migranti soggetti a “disparità di trattamento e abusi”. Tutte condizioni, secondo il rapporto, che costituiscono un terreno fertile per la propagazione del coronavirus.