Alcune notizie lasciano davvero increduli. Dopo aver redarguito, avvertito, sanzionato e messo alle strette Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb, per la brutta parentesi delle bollette a 28 gironi, l’Autorità garante per le comunicazioni chiede “clemenza” per gli operatori all’Antitrust. Il Garante per la concorrenza e il mercato, infatti, deve esprimersi sull’ipotesi che le compagnie abbiano fatto cartello nei mesi successivi al ritorno imposto alle 12 bollette l’anno (invece delle ingiustificate 13 introdotte nel 2017). Nel ritorno alla bolletta mensile, infatti, secondo l’accusa, gli operatori si sono mossi coordinando una strategia commerciale e alzando unilateralmente le tariffe di telefonia fissa dell’8,6%, pari a quando avevano guadagnato con l’invenzione della fatturazione a 28 giorni. Solo un successivo intervento dell’Autorità aveva spinto gli operatori a diversificare le variazioni.
La procedura
Ora, prima di esprimersi con una probabile sanzione, l’Antitrust è tenuta chiedere un parere all’Agcom, che sarà pubblicato oggi sul sito di Agcom con un’apposita delibera. E se quanto riportato da Repubblica è corretto, il Garante per le comunicazioni ha preso “carta e penna” per minimizzare la responsabilità dei 4 big, sostenendo che fosse normale lo scambio di informazioni tra dirigenti (l’Antitrust ha sequestrato centinaia di mail e chat a riguardo) per chiarirsi i dubbi sull’interpretazione della disposizione. Una ipotesi francamente poco credibile, viste le agguerrite e numerose squadre legali di cui i quattro operatori dispongono. Di certezze ce ne sono poche, vediamole: una è che il parere arriva non dalla direzione tutela dei consumatori, che è stata la più agguerrita nella battaglia contro le bollette a 28 giorni e per i relativi rimborsi, ma dalla direzione reti e servizi di comunicazione elettroniche, guidata da Giovanni Santella, come è previsto per pareri su questioni relative alla concorrenza. L’altra certezza è che con questa sanzione, l’Antitrust potrebbe veramente fare male agli operatori coinvolti: fino a 10% del fatturato annuo potrebbe andare in sanzioni per il cartello.
I maxi-investimenti e il periodo caldo
Una multa così alta sarebbe una bella grana per gli operatori proprio in momento in cui ci sono in ballo miliardi di investimenti per l’ammodernamento della rete sia fissa che mobile. Lo stesso presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani, nel suo intervento nel primo report DigitEconomy24 elaborato dal Sole 24 Ore Radiocor in collaborazione con la Luiss Business School, ha dichiarato: “Il rischio che si corre è molto alto: se l’Ict italiano resta ulteriormente indietro, è la capacità competitiva dell’intero sistema produttivo nazionale che potrebbe essere compromessa”. Il prossimo marzo, oltretutto, si procederà a rinnovare gli organi dirigenti dell’Autorità garante per le comunicazioni. In mezzo, ci potrebbe essere la fine della legislatura e una nuova campagna elettorale. Tutte questioni indipendenti tra loro, ma forse in grado di creare una certa pressione ambientale.
Il comunicato dell’Agcom sulla vicenda
Nel pomeriggio del 16 gennaio arriva la nota dell’Agcom: “In relazione a notizie apparse sulla stampa di oggi, il Presidente Angelo Marcello Cardani esprime anome dell’Autorità il suo rammarico per la pubblicazione di informazioni infondate prima che ilparere fosse reso all’Antitrust. Le due Autorità si scambiano di norma pareri obbligatori ma nonvincolanti; si tratta di pareri tecnici fondati sulle proprie competenze e conoscenze, restando ovviamente salva l’autonomia e l’indipendenza di ognuna nell’esercizio dei poteri e delle differentifunzioni assegnate dalla legislazione. La relazione tra Agcom e Agcm è stata e continuerà ad essere improntata sulla leale collaborazione e fondata sul rispetto dell’indipendenza nell’obiettivo comune di tutelare l’interesse generale.