Di fronte a qualche muffa, butto o pulisco l’alimento?

Di fronte ai primi segnali di deterioramento di un cibo, come qualche muffa visibile, basta gettare solo la parte visibilmente compromessa? In laboratorio 4 prodotti: pane, formaggio, marmellata e salame, per scoprire i rischi che non vediamo

 

“Ciò che non si vede non esiste” dunque non è un pericolo. Questo aforisma del gesuita spagnolo Baltasar Gracian potrebbe calzare a pennello per le muffe e micotossine, considerate fra i maggiori pericoli per la nostra salute ma anche uno di quelli meno percepiti come tali. Quanti di noi, infatti, di fronte all’immancabile alimento che emerge dal frigo con qualche muffa visibile si limitano a togliere la parte evidentemente immangiabile e consumano in tutta tranquillità il resto? E quanti, al contrario, gettano nell’umido il cibo in cui si vedono le prime spore facendo i conti con il senso di colpa e l’interrogativo “avrò fatto bene”?

Il nostro studio su pane, formaggi, marmellata e salumi

Il Salvagente, poco più di 4 anni fa aveva deciso di dare risposte attraverso uno studio, condotto nei laboratori del Gruppo Maurizi, specializzato in sicurezza alimentare, prendendo in esame: pane in cassetta, formaggio emmentaler, marmellata di mirtillo e salame stagionato. Questi prodotti sono stati posti più del dovuto in frigorifero (i prodotti deperibili) e a temperatura ambiente (i non deperibili) dall’inizio della conservazione fino alla comparsa delle prime muffe visibili. I campioni sono stati poi aperti per accelerare i processi di degradazione e lo sviluppo di muffe e osservati al microscopio ottico (con un ingrandimento di 40x). Abbiamo studiato quindi la velocità di penetrazione della muffa stessa.

Cosa abbiamo trovato

Ciascun campione è stato posto in un contenitore diverso per evitare possibile contaminazione di muffe tra un alimento e l’altro e sono stati analizzati dopo circa un mese dall’acquisto, una volta che si erano sviluppate muffe visibili, esaminando la parte dove non erano presenti muffe in superficie.
Dalle analisi microbiologiche, come era prevedibile, è emersa la presenza di muffe su tutte le tipologie di prodotti.
Nel pane in cassetta c’è anche una presenza importante di lieviti. La concentrazione delle muffe nella parte di pane all’apparenza pulita, è dell’ordine di un milione di unità formanti colonia per grammo, indice di una rapida penetrazione e diffusione della muffa.
La concentrazione di muffe nel salame è dell’ordine, invece, delle centinaia di unità. Una quantità contenuta ma va tenuto presente che si tratta di Aspergillus e Penicillium, muffe più di rilievo rispetto a quelle rilevate sugli altri alimenti.
Per la parte non visibile della marmellata abbiamo raggiunto le 10mila unità, mentre nel formaggio la concentrazione è stata bassa e non preoccupante (centinaia di unità), come si può vedere dalla tabella che riproduciamo qui sotto.

MUFFA ALIMENTI
Nelle tabelle, tratte dallo studio di aprile 2021 del Salvagente, abbiamo riportato i dati misurati in laboratorio sulla parte di alimento in cui non erano visibili le muffe attraverso analisi colturale su piastra. Le quantità sono espresse in unità formanti colonie su piastra

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Le spore nascoste

Le muffe rilevate all’interno degli alimenti e identificate successivamente al microscopio, appartenevano alla stessa specie visibile a occhio nudo nell’alimento e osservata direttamente al microscopio. Dunque, al di là della valutazione che può fare ognuno di noi quando “pulisce” un cibo contaminato tirato fuori dal frigorifero, al suo interno c’è sempre una concentrazione di muffe non visibili che potrebbero costituire un rischio, in funzione della loro concentrazione e della tipologia.
È importante anche ricordare che alcune muffe penetrano velocemente all’interno dell’alimento, altre meno. Questo in base soprattutto alla tipologia di cibo, all’umidità, al valore di acqua libera e di pH. Le muffe pericolose – come detto – possono produrre micotossine, cioè sostanze tossiche fungine in grado di causare malattie gravi.
A questo punto vediamo quali sono quelle rilevate nelle tipologie di campioni che abbiamo sottoposto ad analisi.

Come regolarsi in base alle muffe

La muffa identificata nel pane è Rizophus spp. Si tratta di un agente patogeno fungino che infetta i cereali e prodotti derivati. Il nostro studio ha verificato che la concentrazione di muffe è maggiore nel pane, rispetto ad altri prodotti che quindi va gettato all’istante perché oramai il fungo che lo ha contaminato è penetrato in profondità. Si raccomanda sempre di sanificare anche il porta pane che lo contiene, che sarà a sua volta contaminato.
Nel salame stagionato sono state rilevate specie del genere Peniciullium spp, seguite da alcune del genere Aspergillus spp. Generalmente infatti i penicilli prevalgono nei primi stadi della maturazione, mentre gli aspergilli si sviluppano in un secondo tempo. In questo caso, essendo trascorso del tempo sono stati riscontrati entrambi. Mentre i penicilli possono avere anche effetti benefici sui salumi, gli aspergilli per la loro azione cellulosolitica possono danneggiare gli involucri superficiali dei salami. Anche in questo caso, purtroppo, si raccomanda di non consumare l’alimento.
Nel caso di formaggi stagionati, come il campione del nostro caso-studio, è sufficiente eliminare la parte ammuffita, meglio ancora se consumati cotti per qualche ripieno. Infatti la concentrazione delle muffe all’interno della parte di formaggio dove non era presente muffa visibile ha presentato una concentrazione non rilevante di microrganismi. Se si fosse trattato di latticini freschi però sarebbe stato meglio gettare l’intero prodotto poiché le tossine eventualmente contenute nella muffa si sarebbero propagate molto più rapidamente come fanno sempre nei cibi umidi e freschi.

Pericolo (poco) light

Notizie poco positive anche per chi non è abituato a consumare velocemente le marmellate. Nella confettura del nostro test la concentrazione di spore nella parte dove non erano visibili si mostra già preoccupante. C’è da ricordare che in generale lo zucchero della marmellata si lega con l’acqua e inibisce la formazione di tossine, quindi, la muffa che si può presentare generalmente non è dannosa. La marmellata da noi presa in esame, però, era una marmellata dietetica con basso contenuto di zucchero, che quindi non conferisce la sicurezza sulla mancata tossicità della muffa ed è bene gettare l’intero alimento.