Con la firma del decreto interministeriale, è diventato obbligatorio indicare l’origine del pomodoro sulle etichette di tutti i prodotti derivati. Salse, concentrati e passate devono contenere informazioni riguardo a dove il pomodoro è stato coltivato e dove è stato trasformato. Soddisfatta sia l’ Associazione degli industriali delle conserve che la Coldiretti. (continua dopo l’immagine)
La norma
Il decreto si applica ai derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro e prevede che le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta il nome del Paese di coltivazione del pomodoro e il nome del Paese di trasformazione del pomodoro. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue E NON Ue. Se tutte le operazioni avvengono in Italia, si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”. Le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.
Commenta Antonio Ferraioli, presidente dell’Anicav: “Il decreto sembra condividere a pieno la nostra posizione rendendo obbligatorio ciò che volontariamente, nella quasi totalità dei casi, le imprese già fanno indicando sull’etichetta la provenienza italiana del pomodoro. Ma sarà necessaria un’omogeneizzazione tra la regolamentazione nazionale e quella comunitaria”. Dello stesso tenore le dichiarazioni della Coldiretti secondo cui “l’arrivo dell’obbligo di indicare la provenienza rappresenta una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori”, ha detto il presidente dell’Associazione Roberto Moncalvo.
Filiera  e caporalato
Intanto, la filiera del pomodoro è finita nel mirino della procura di Lecce che, indagando sulle cause della morte di un bracciante stroncato dal caldo nei campi di Nardò, ha portato alla luce una rete di sfruttamento del lavoro che coinvolgeva anche grandi nomi del settore alimentare.
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Latte, pasta e riso
I derivati del pomodoro sono gli ultimi prodotti – in ordine di tempo – sui quali il governo ha chiesto all’Unione europea una deroga al regolamento europeo 1169 del 2011. Ad aprile scorso è entrato in vigore l’obbligo di indicare sull’etichetta dei formaggi l’origine del latte mentre è in attesa una norma uguale per quanto riguarda la pasta e il riso. In particolare, l’obbligo di indicare l’origine del grano duro utilizzato per la pasta ha sollevato molti malumori: l’Aidepi ha già annunciato ricorso al Tar contro una norma che ritiene “fatta male perché non è per la trasparenza e non è di stimolo a migliorare la qualità ”. Il ministro, invece, sembra andare dritto per la sua strada sostenendo che l’associazione “non produce innovazione ma conservazione”.