Caffè indigesto: il test su 21 cialde

CAFFÈ

Nei laboratori tedeschi di Oekotest finiscono le cialde di 21 caffè diversi, tra i quali  Penny, Lidl e Aldi e  Lavazza Crema e gusto. Tra furano, acrilammide, pesticidi e glifosato, in tazzina scoperte troppe sostanze pericolose

Un caffè indigesto. È quello che è uscito dai laboratori della rivista tedesca Oekotest e ha sollevato preoccupazioni circa la sicurezza e la qualità delle cialde  presenti sul mercato. L’indagine ha coinvolto 21 diverse tipologie di cialde a base di caffè con dicitura “Crema”, quasi nessuna con marchi venduti in Italia se si fa eccezione per quelle di Lidl, Aldi, Penny e la Lavazza Crema e gusto, analizzandone il contenuto in termini di sostanze nocive. I risultati non sono incoraggianti: un gran numero di prodotti ha mostrato livelli significativi di contaminanti pericolosi, molti dei quali noti per essere dannosi per la salute.

Acrilammide: un rischio nascosto nelle cialde

L’acrilammide, un composto chimico che si forma durante la tostatura del caffè, è emersa come una delle sostanze più problematiche. Questo contaminante, ritenuto potenzialmente cancerogeno e dannoso per il DNA secondo studi su animali, è stato trovato in quantità elevate in tre quarti delle cialde testate. Alcuni prodotti, come le cialde Caffè Crema di Cafèt (Netto) e Laudatio (Rossmann), hanno superato il limite stabilito dall’Unione Europea per il caffè tostato. Tra gli “italiani”, sotto il limite ma giudicato elevato il contenuto di Penny, Lavazza e Aldi.

Secondo i risultati del laboratorio, solo quattro prodotti presentavano un livello di acrilammide così basso da essere considerato una “traccia” e quindi non penalizzato, tra questi quello del Lidl certificato Fairtrade. Questo è un dato scoraggiante, poiché nei precedenti test condotti su chicchi di espresso e caffè macinato, ricordano i tedeschi, il numero di prodotti con basse concentrazioni di questa sostanza era significativamente superiore. L’acrilammide si forma a causa delle alte temperature necessarie durante la tostatura e può variare in funzione del tipo di caffè e del processo produttivo.

Furano e metilfurani: minaccia per il fegato

Oltre all’acrilammide, un’altra sostanza sotto esame è il furano, insieme ai suoi derivati metilfurani. Anche questi composti si sviluppano durante la tostatura del caffè e sono stati rilevati in tutte le cialde testate. Secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), il furano può causare danni epatici a lungo termine e, in dosi elevate, ha mostrato effetti cancerogeni nei test sugli animali. Oekotest ha valutato i prodotti ipotizzando un consumo giornaliero di quattro tazzine di caffè, rilevando che tutti i campioni si avvicinavano pericolosamente alla soglia in cui, nei test di laboratorio, si sono registrati i primi segni di danni. Questa scoperta ha comportato un abbassamento del punteggio per tutti i prodotti analizzati.

Residui di pesticidi: tre quarti delle cialde sotto accusa

L’uso di pesticidi è un altro problema serio emerso dall’analisi. Tre quarti dei caffè testati presentavano residui di pesticidi, tra cui il diserbante glifosato, molto diffuso nelle coltivazioni agricole, ma controverso per i suoi effetti sull’ambiente e sulla salute umana. In particolare, il Caffeciao Caffè Crema di Norma è risultato contenere non solo glifosato, ma anche l’insetticida tossico per le api acetamiprid e il fungicida ciprococonazolo, una sostanza reprotossica la cui autorizzazione all’uso è stata revocata nell’Unione Europea.

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Sebbene i valori di queste sostanze siano classificati come “tracce”, Oekotest ha giudicato la presenza di questi pesticidi “particolarmente preoccupante”. Il problema è amplificato quando più residui coesistono nello stesso prodotto, poiché le possibili interazioni chimiche tra diverse sostanze non sono ancora ben comprese. Per questo motivo, i caffè che presentavano due o più residui sono stati ulteriormente penalizzati nel punteggio complessivo.

Glifosato nei caffè biologici: una scoperta sconcertante

La sorpresa più grande è arrivata dall’analisi dei caffè biologici, con la scoperta di tracce di glifosato anche nei prodotti di Alnatura e Dm, marchi che fanno del biologico il loro punto di forza. Il glifosato è vietato nel settore del biologico poiché distrugge l’habitat di insetti e uccelli, contribuendo alla perdita della biodiversità. Nonostante ciò, la sua presenza in questi caffè è stata spiegata con la possibilità di contaminazioni accidentali da campi coltivati in modo convenzionale vicini, a causa della dispersione delle sostanze per via aerea.

La concentrazione di glifosato trovata era così bassa da rendere impossibile escludere un trasporto accidentale del composto chimico. Tuttavia, Oekotest ha deciso di non fare distinzioni tra prodotti biologici e non biologici nel ridurre il punteggio, poiché i livelli rilevati, per quanto minimi, violano i principi stessi dell’agricoltura biologica.

Conclusioni preoccupanti: serve maggiore trasparenza

Il test condotto da Oekotest evidenzia la necessità di un maggiore controllo e trasparenza lungo tutta la filiera del caffè, dalle piantagioni fino al prodotto finale. L’elevata presenza di sostanze nocive e la contaminazione diffusa con pesticidi, anche in prodotti biologici, dimostra che le normative attuali non sono sufficienti a garantire la sicurezza del consumatore. La richiesta di una tracciabilità più rigorosa e di standard più severi per l’intera industria del caffè è più urgente che mai.