Vodafone annuncia un rincaro di 0,49 centesimi di euro a settimana mentre tutti gli operatori – fissi e mobili – hanno già aperto la via alla tariffazione ogni 28 giorni, aumentando di fatto il costo del canone mensile. Che cosa possono fare gli utenti? Sopportare in silenzio oppure disdire il contratto e scegliere un operatore meno oneroso? In via generale, l’utente interessato dai cambi ha diritto a recedere gratis, evitando così eventuali costi di uscita previsti dai contratti. E’ esplicitamente previsto dall’articolo 70 del Codice della Comunicazioni e lo ha ripetuto anche di recente l’Agcom richiamando Telecom al rispetto delle regole (delibera n. 122/17/CONS). Inoltre, l’Autorità  ha ora stabilito che gli operatori non potranno nemmeno chiedere il rimborso dei costi promozionali (gli sconti concessi agli utenti al momento dell’attivazione) e dovranno spiegare con chiarezza che il passaggio a 28 giorni comporta un rincaro dell’8,6 per cento.
Recedere senza trappole
Ferma restando la possibilità per i gestori di cambiare unilateralmente le condizioni contrattuali, il consumatore ha ugualmente diritto a recedere dal contratto senza pagare alcuna penale. Per farlo senza incappare in errori che potrebbero costare la perdita del diritto, è necessario seguire alcuni passi. Ecco quali.
1. Inviare un’intimazione al gestore con raccomandata a/r chiedendo eventualmente anche i danni. La scelta può ricadere o su una lettera di messa in mora o su una diffida. La prima è una procedura per intimare ufficialmente alla controparte (che non rispetta il contratto) un determinato adempimento e deve contenere la descrizione dei fatti che danno il diritto a una certa prestazione (nel nostro caso la previsione contrattuale e i costi previsti all’atto della sottoscrizione). E’ utile, poi, evidenziare le discrepanze tra gli obblighi contrattuali e quello che in realta’ e’ accaduto magari quantificando l’aumento. Infine, è opportuno fissare un termine (di solito 15 giorni) oltre i quali si procede per le vie legali. La diffida è molto simile: in questo caso si intima a non fare una certa cosa altrimenti ci si rivolgera’ all’autorita’ competente.
2. Se alla lettera si riceve risposta negativa oppure non si riceve risposta alcuna, il passo successivo è tentare una conciliazione presso il Corecom della Regione di residenza.
3. Se neanche la conciliazione va a buon fine, fare causa presso il Giudice di pace oppure  direttamente all’Agcom utilizzando il formulario GU14.
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