Isidoro Rebatto, proprietario del Podere Casanova (10 etichette di Montepulciano), ha deciso di non vendemmiare quest’anno per non dover usare troppo rame per combattere la peronospora. “I trattamenti sarebbero stati incompatibili con la nostra idea di tutela di ambiente e salute”
“Non assaggerete il nostro Vino Nobile di Montepulciano annata 2023, e nemmeno gli altri nostri vini di questa annata!”. Per Isidoro Rebatto – che con Susanna Rebatto è proprietario del Podere Casanova di Montepulciano – la scelta non deve essere stata facile: “quando si parla di 17 ettari coltivati, il valore in bottiglia è tra i 500 e i 600mila euro”, ci confessa. Ma la decisione è stata obbligata quando a giugno si è reso conto che l’azienda aveva già utilizzato 1,5 chilogrammi di rame per combattere la peronospora, il fungo che sta flagellando la vite in tutta Italia dopo le piogge di tarda primavera. “Avremmo dovuto fare un trattamento ogni due giorni, una scelta incompatibile con la nostra visione, che mette in primo piano tutela dell’ambiente e salute di chi beve i nostri vini”.
Sul rame il dibattito, anche nel mondo del biologico, è aperto da anni e si è alimentato di nuove polemiche dopo che l’Efsa, l’Autorità per la sicurezza alimentare, in un report del 2018 ha ribadito la tossicità definendolo una sostanza “di particolare interesse per la salute pubblica o l’ambiente” che deve essere gradualmente eliminata e sostituita.
Per Rebatto che ha visto le sue vigne, come molte altre della Penisola, attaccate pesantemente dalla peronospera queste considerazioni “ci hanno posto davanti alla scelta obbligata e coerente di rinunciare alla vendemmia, dato che per noi è impensabile fare più trattamenti di quelli che ci siamo fissati per essere davvero azienda ecosostenibile e biologica.”
E la scelta aziendale non è solo coltivare bio ma anche ridurre l’utilizzo massimo del rame al 50% di quanto consentito in agricoltura biologica. “Il rame rimane per anni, se lo cerca nei terreni argillosi lo ritrova per molto tempo e questo è davvero un problema per l’ambiente. Noi dal 2016 utilizziamo tecniche alternative che ci hanno consentito nel 2020 di abbattere del 76% l’uso di questo prodotto e nel 2021 siamo arrivati all’84% in meno“.
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Certo la scelta di Rebatto, lo ammette lui stesso, è resa possibile dal fatto che il Podere Casanova non è il core business della sua azienda che lavora soprattutto nell’energia alternativa, ma rinunciare a 10 etichette e a poco più di mezzo milione di euro in nome di un principio e di una visione è quanto meno lodevole. Di certo non comune