L’influenza aviaria ha scatenato un’epidemia negli allevamenti europei, arrivando a spingere la Gran Bretagna a razionare le uova nei supermercati. Il contagio umano è difficile, ma esistono dei rischi
Nell’ottobre 2022 l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (Izsve) ha pubblicato un report accompagnato da un articolo così titolato: “L’epidemia 2021–2022 di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) è la più grande finora mai osservata in Europa”.
Quel titolo è la sintesi dei dati di Efsa, Ecdc e Laboratorio di referenza europeo (Eurl) per l’influenza aviaria che, assieme a Izsve, ha registrato in quel periodo 2.467 focolai nel pollame, 48 milioni di uccelli abbattuti negli stabilimenti colpiti, 187 rilevamenti negli uccelli in cattività e 3.573 eventi di influenza aviaria (sigla HPAI) negli uccelli selvatici.
L’Istituto segnala che l’estensione geografica dell’epidemia è senza precedenti colpendo 37 paesi europei.
L’influenza aviaria nel 2022
Tra giugno e settembre 2022 in Europa è stato segnalato un numero mai registrato di casi di infezione da virus ad alta patogenicità (influenza aviaria HPAI) in volatili selvatici e domestici. In questi soli 4 mesi l’Efsa ha registrato 788 casi di virus HPAI in 16 paesi dell’Ue e nel Regno Unito: 56, 22 e 710 rispettivamente nel pollame, nei volatili in cattività e in quelli selvatici. L’insolita persistenza negli uccelli selvatici si è protratta per tutta l’estate verificandosi in 15 paesi europei. Il virus ha raggiunto le colonie di riproduzione di uccelli marini sulle coste atlantiche settentrionali e del Mare del Nord, causando una massiccia mortalità, in particolare in Germania, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito.
Influenza aviaria e rischi bassi per l’uomo
“Nonostante la situazione eccezionale che si è verificata in Europa, al momento il rischio di spillover (salto) di un virus influenzale aviario dagli animali all’uomo è basso – ha osservato Calogero Terregino, direttore dell’Izsve – ma la situazione necessita di essere costantemente monitorata perché il virus è molto diffuso e può evolvere in senso negativo in ogni momento”.
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Dunque, l’Europa è in stato di allerta. Cerchiamo di capire allora cos’è l’influenza aviaria, come proteggersi e quali rischi comporta.
Cos’è l’influenza aviaria
Il ministero della Salute ha diramato alcune informazioni utili per la prevenzione e la profilassi. L’Influenza aviaria (nota anche come peste aviaria, dal latino “avis”, che significa “uccello”) è una malattia infettiva contagiosa altamente diffusiva, dovuta a un virus influenzale di ceppo A (orthomyxovirus), che colpisce diverse specie di uccelli selvatici e domestici, con sintomi che possono essere inapparenti o lievi (virus a bassa patogenicità), oppure gravi e sistemici con interessamento degli apparati respiratorio, digerente e nervoso e alta mortalità (virus ad alta patogenicità). Il virus può trasmettersi agli umani, come è stato definitivamente dimostrato a partire dal 1997.
Gli uccelli selvatici fungono da serbatoio e possono eliminare il virus attraverso le feci. Solitamente tali uccelli non si ammalano, ma possono essere molto contagiosi per gli uccelli domestici quali polli, anatre, tacchini e altri animali da cortile. La malattia, inoltre, è soggetta ad obbligo di denuncia.
L’influenza aviaria può essere grave e meno grave
Questi virus sono suddivisi in due gruppi, a seconda della loro capacità di provocare la malattia nel pollame suscettibile all’infezione:
- Virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI), patogeni che causano una malattia estremamente grave, caratterizzata da un’infezione generalizzata del pollame colpito, nel quale possono indurre una mortalità in allevamento molto elevata (fino al 100 %).
- Virus dell’influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI), che causano nel pollame un’affezione leggera, prevalentemente respiratoria, salvo aggravamento dovuto ad altre confezioni o ad altri fattori.
La più grande varietà di virus dell’influenza aviaria è stata isolata dagli uccelli selvatici e in particolare da volatili acquatici appartenenti agli ordini Anseriformi e Caradriformi. Questi animali vivono in gruppi numerosi, compiono lunghe migrazioni e prediligono gli ambienti acquatici (via di diffusione del virus): queste caratteristiche li rendono degli ospiti ideali. Infatti le specie che fungono da serbatoio, venendo a contatto con diversi sottotipi, assicurano le condizioni necessarie per il riassortimento genetico e consentono quindi la persistenza dei virus dell’influenza aviaria in natura e la comparsa di nuove varianti.
Quali sono i sintomi dell’influenza aviaria
L’Influenza aviaria è un’infezione virale causata dai virus della famiglia Orthomyxoviridae, genere Influenza-virus A. I virus dell’influenza A sono gli unici orthomixovirus di cui sia accertata la capacità di infettare i volatili. Gli uccelli acquatici costituiscono un importante serbatoio di questi virus.
La malattia si manifesta nei volati con vari sintomi:
- Febbre
- Depressione
- Inappetenza
- Piume arruffate
- Riduzione dell’assunzione dell’acqua
I sintomi di influenza aviaria nei polli e nei tacchini
Nelle galline ovaiole si può riscontrare posizione accovacciata o eretta in stato semi-comatoso, cianosi ed edema di cresta e bargigli con possibile presenza di petecchie ed ecchimosi emorragiche. Respirazione difficoltosa e lacrimazione abnorme. Diarrea acquosa profusa e sete eccessiva dei malati.
La deposizione delle uova, inizialmente dal guscio morbido, si interrompe.
La mortalità si aggira dal 50 al 100%.
Nei polli da carne l’influenza aviaria si manifesta anche con depressione grave e alta mortalità. Edema facciale, al collo e segni neurologici come torcicollo e atassia. Nei tacchini le sintomatologie sono simili a quelle osservate nei polli.
Nella diagnosi differenziale dell’influenza aviaria i medici considerano altre malattie, che generalmente sono:
- Malattia di Newcastle
- Laringotracheite infettiva
- Peste delle anatre
- Avvelenamenti acuti
In altri casi si manifesta un gonfiore della cresta e del bargiglio. A quel punto è probabile che si tratti di:
- Colera aviario acuto e altre malattie setticemiche
- Cellulite batterica di cresta e bargiglio
Le diagnosi sono effettuate attraverso test sierologici e test virologici per la tipizzazione del sierotipo e stabilire l’indice di patogenicità.
Come si cura l’influenza aviaria
Il ministero ricorda che non esiste una terapia per l’influenza aviaria. Si tratta di una malattia di categoria A, e come tale è soggetta al Regolamento Ue numero 429 del 2016. Significa che è soggetta a denuncia obbligatoria e prevede l’applicazione dai regolamenti europei.
Influenza aviaria: quali sono gli obblighi per gli allevatori
In caso di influenza aviaria, il Regolamento Ue (e l’allegato V del Regolamento delegato Ue 687 del 2020) obbliga le aziende di allevamenti alle seguenti azioni di sicurezza:
- Abbattimento di tutti gli animali
- Vuoto sanitario con pulizia e disinfezione
- Istituzione di zone di restrizione
- Istituzione di zone di protezione con raggio di almeno 3 km dall’azienda infetta
- Istituzione di zone di sorveglianza di un raggio di almeno 10 km dall’azienda.
In caso di emergenza il ministero della Salute deve predisporre, in collaborazione con il Centro di referenza nazionale, il Piano di vaccinazione con indicazione di scopo, obiettivi, metodo e applicazione. La vaccinazione di emergenza è autorizzata dall’Unione europea su esplicita richiesta degli Stati membri.
L’influenza aviaria può infettare l’uomo?
Non è facile che i virus influenzali aviari possano contagiare l’uomo. Però può accadere, soprattutto quando il materiale genetico del virus muta. È il caso di alcuni ceppi zoonotici.
Ad esempio, il virus dell’influenza aviaria attualmente in circolazione è quello di tipo H5N1, diffuso tra i pollami delle regioni africane e asiatiche. Anche questo ceppo è difficile che si possa trasmettere da persona a persona. Ma nel 1997 è stato letale per il 60% delle persone infettate.
Nel 2013 in Cina si è diffuso il virus dell’influenza aviaria H7N9, potenzialmente letale, che può causare gravi crisi respiratorie.
Come prevenire l’influenza aviaria nell’uomo
Oltre ai regolamenti sanitari imposti dalle autorità, in caso di infezioni negli allevamenti, l’uomo inteso come consumatore e lavoratore a contatto con uova e pollami, può prevenire l’influenza aviaria soprattutto nei comportamenti.
Ecco alcune regole comportamentali imprescindibili per evitare qualsiasi rischio:
- Corretta manipolazione e cottura di pollame e uova nell’alimentazione (oltre ai virus, il calore distrugge altri patogeni e batteri nocivi come la salmonella).
- Il pollo deve raggiungere una temperatura interna minima di almeno 74 gradi.
- Acquistare solo pollame garantito per origine e provenienza.
- Lavare taglieri e utensili con acqua calda e sapone. Igienizzare tutte le superfici a contatto con pollo o tacchino crudo.
- Lavare adeguatamente le mani con acqua e sapone almeno 20 secondi prima e dopo aver maneggiato pollame crudo, altre carni e uova.
- Separare in frigo gli alimenti crudi da quelli cotti.
- Evitare il consumo di uova crude o poco cotte.
- Anche i gusci d’uovo sono spesso contaminati da escrementi di uccelli con malattie.
Perché è importante comprare carni certificate
Con il Regolamento Ue numero 1169 del 2011 e successive modificazioni è stato previsto che obbligatoriamente le carni di tutte le specie avicole, quindi comprese le carni di polli, tacchini, faraone, anatre, oche, quaglie, fagiani e le altre carni di selvaggina da penna cacciata ed allevata, rechino l’indicazione sull’origine.
Oltre all’indicazione sull’origine anche le informazioni di tracciabilità previste consentono di identificare il prodotto e di sapere in tempi brevissimi l’origine dello stesso, al fine di poter intervenire con tempestività in caso di necessità o di emergenza, anche nel caso in cui si debba richiamare l’eventuale prodotto già acquistato dal consumatore.
Quali sono i sintomi dell’influenza aviaria nell’uomo
L’uomo contagiato dal virus dell’influenza aviaria può manifestare sintomi variabili. Nella maggior parte dei casi è disorientante poiché si manifesta con sintomi simili a quelli dell’influenza convenzionale. L’incubazione dell’infezione può durare fino a 7 giorni dal momento del contagio.
Dunque, in un primo momento non è facile distinguerla dall’influenza stagionale, poiché i sintomi possono essere: tosse, febbre, mal di gola, dolori muscolari.
Possono presentarsi anche nausea, vomito o diarrea.
Il campanello d’allarme può scattare già nel caso si presenti anche una lieve infezione oculare (congiuntivite). Dopodiché si va incontro a un peggioramento con malattia respiratoria potenzialmente mortale.
Nel 2005 l’influenza aviaria in alcuni abitanti del Vietnam si è manifestata anche con infezioni al cervello e al tratto digestivo.
Le complicazioni molto gravi, che possono condurre alla morte, sono:
- Polmonite
- Collasso polmonare
- Insufficienza respiratoria
- Disfunzione renale
- Problemi cardiaci
- Alterazioni neurologiche
Come si previene l’influenza aviaria negli animali
Un efficace piano di sorveglianza unitamente all’applicazione di rigide misure di biosicurezza, rappresentano i pilastri per la prevenzione dell’introduzione dei virus influenzali negli allevamenti avicoli.
Attualmente, il modo migliore per prevenire l’influenza aviaria consiste nell’evitare le potenziali fonti di esposizione ai virus. La maggior parte delle infezioni umane si sono verificate a seguito di un contatto prolungato e diretto con pollame infetto o (più raramente) con pazienti malati.
La Commissione europea ha adottato alcune misure con l’obiettivo di impedire che la malattia diffonda nel territorio. Queste comprendono il divieto di importazione di carne di pollame e affini da paesi interessati dall’epidemia e l’obbligo di etichettatura delle carcasse di volatili da cortile, con indicazione della sigla e del numero di registrazione identificativo dell’allevamento di provenienza.
Le persone che lavorano con il pollame o che sono esposte ai focolai di influenza aviaria sono invitate a seguire le norme di biosicurezza raccomandate e a mettere in atto le pratiche di controllo delle infezioni; queste includono l’uso di adeguati dispositivi di protezione individuale e la cura dell’igiene delle mani.
Razionamento di uova in Inghilterra fino al 2023
Gli ultimi aggiornamenti lasciano pensare a un aumento del rischio e di focolai negli allevamenti. Nel Regno Unito l’influenza aviaria sta costringendo i supermercati al razionamento nella vendita di uova. Una misura restrittiva che potrebbe essere estesa fino alla primavera del 2023 e che ha già fatto schizzare alle stelle i prezzi delle uova.
Inoltre, Londra finora ha già registrato la soppressione di 1 milione di animali. Da circa un anno gli allevatori sono costretti a tenere tacchini, galline e pollame al chiuso per limitare il contagio. Per l’Inghilterra l’influenza aviaria è anche un problema culturale, perché il consumo di tacchini è una tradizione del pranzo di Natale.
In Italia, la Regione Lombardia ha avviato misure di controllo e sorveglianza nell’ATS della Montagna, per via dei recenti focolai .
Perché l’influenza aviaria dovrebbe preoccupare
Il virus dell’influenza aviaria muta costantemente e si ripresenta in vari momenti, con conseguenti epidemie tra gli animali allevati e rischi per la salute umana, oltre agli ingenti danni economici.
Inoltre, il vaccino contro il virus dell’influenza aviaria nell’uomo non è ancora disponibile. L’Oms, con i laboratori che fanno parte della rete globale di sorveglianza dell’influenza, sta lavorando per l’allestimento di vaccini specifici.Il ruolo degli allevamenti intensivi nella diffusione del virus è un altro capitolo che le istituzioni dovrebbero affrontare con determinazione.