Il mercurio provoca effetti dannosi sia alla salute che all’ambiente. L’esposizione a questo metallo può avvenire tramite diverse modalità come la placenta, l’allattamento, i cibi contaminati, l’inalazione sul posto di lavoro. Quando le quantità sono elevate si verificano effetti avversi sull’organismo umano.
Il mercurio è un componente naturale della superficie della terra, è presente sulla crosta terrestre e viene rilasciato nell’ambiente da rocce e vulcani. Si tratta di una sostanza naturale presente nell’atmosfera ma alcune attività svolte dall’uomo ne hanno notevolmente aumentato la presenza nell’aria provocando effetti nocivi.
La produzione di energia per uso domestico per produrre riscaldamento e per cucinare, alcuni processi industriali e le attività minerarie per l’estrazione di mercurio, oro ed altri metalli, hanno fatto sì che questa sostanza diventasse una presenza sempre più ingombrante soprattutto nei mari.
Il mercurio esiste in natura in forme diverse:
- il mercurio inorganico o sali di mercurio di colore rosso che è utilizzato come colorante per la pittura;
- il mercurio organico usato come disinfettante;
- il mercurio metallico che è la forma più conosciuta e più utilizzata. Si presenta sotto forma di un liquido argenteo e in passato veniva utilizzato nei termometri e nei barometri atmosferici ed è lo stesso impiegato dai dentisti per le otturazioni di denti curati dalla carie.
Gli effetti del mercurio rilasciato nell’ambiente
Una volta rilasciato nell’ambiente sia il mercurio metallico che quello inorganico possono essere trasformati. Nell’acqua dei mari se entra in contatto con batteri ed altri organismi, si trasforma in metilmercurio che viene assorbito dai pesci, dai crostacei e dai molluschi. I pesci predatori hanno livelli più alti di contaminazione da metilmercurio perché si nutrono di molti pesci più piccoli che a loro volta si sono nutriti di piccoli crostacei contaminati.
Oggi l’utilizzo del mercurio si è ridotto ma ancora è possibile entrarvi in contatto. L’esposizione a questo metallo può essere sia professionale che ambientale, oppure avvenire attraverso la dieta, con il consumo di pesce, crostacei e molluschi essenzialmente sotto forma di metilmercurio ed in minima parte, di mercurio inorganico.
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Nel gennaio 2015 l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato un documento in cui è descritto il modo più efficace per ottenere i benefici per la salute legati al consumo di pesce e di frutti di mare, riducendo al tempo stesso i rischi derivati da un’eccessiva esposizione al metilmercurio.
In questo documento si consiglia di consumare pesce 2-3 volte a settimana, variandone le specie e limitando il consumo di quelle che potrebbero avere un maggiore contenuto di metilmercurio come i grossi predatori (squali, pesce spada, luccio, tonno e nasello).
I bambini e le donne in gravidanza devono prestare particolare attenzione agli effetti del mercurio perché rappresentano quella parte di popolazione più vulnerabile. Il feto attraverso l’utilizzo di pesce contaminato da parte della mamma può entrare in contatto e subire gli effetti dannosi del metilmercurio.
Ciò non significa, tuttavia, evitare di mangiare il pesce, che costituisce un alimento importante sia per la crescita, sia per lo sviluppo del bambino durante la gestazione e nella prima infanzia, ma soltanto evitare alcune specie che sono più a rischio di presentare alte concentrazioni di mercurio, durante la gravidanza.
Il contatto con il mercurio non avviene solo con la dieta ma anche attraverso l’ambiente per il rilascio nell’aria e nell’acqua di questo metallo proveniente da stabilimenti produttivi, inceneritori, rifiuti di cliniche dentistiche o combustione di carbone e legno utilizzati per la produzione di energia e calore.
Anche la rottura accidentale di prodotti in vetro o metallo che lo contengono espongono al rischio di contatto, in questo caso per evaporazione. Si tratta comunque di piccole quantità non dannose per il corpo umano, le stesse rilasciate dall’amalgama dentale utilizzato dai dentisti o dall’uso di prodotti disinfettanti come il mercurocromo.
Il mercurio, un rischio serio per la popolazione esposta
Il mercurio è considerato dall’Organizzazione mondiale della sanità una delle 10 sostanze chimiche che causano maggiori preoccupazioni per gli effetti che può produrre nella popolazione esposta.
Abbiamo già accennato al fatto che il tipo di mercurio con il quale si viene a contatto e le modalità attraverso cui avviene il contatto, sono determinanti per gli effetti che si manifestano.
Il mercurio metallico è scarsamente assorbito a livello intestinale ma riesce a raggiungere i polmoni ed attraverso la respirazione ad essere assimilato, una volta nell’organismo può trapassare la barriera che protegge il cervello e la placenta nel caso di donne incinte. L’assorbimento del mercurio inorganico, invece, avviene attraverso l’apparato digerente e la pelle.
Il metilmercurio è facilmente assorbito dalla bocca, quindi attraverso il cibo. Il mercurio metallico e il metilmercurio hanno come bersaglio principale il sistema nervoso centrale e periferico, mentre i sali inorganici di mercurio sono corrosivi per occhi e pelle. Se vengono ingeriti hanno effetti sul sistema gastrointestinale e possono provocare danni ai reni.
Le differenti forme di mercurio ed i diversi effetti sulla salute
Alcuni fattori determinano il tipo e la gravità delle conseguenze a cui si può andare incontro entrando in contatto con il mercurio: il tipo di metallo, la quantità, la durata e la via dell’esposizione.
Se il mercurio viene inalato, ingerito, o se è entrato in contatto con la pelle, può generare effetti diversi.
I sintomi del contatto con il mercurio sono quelli di un avvelenamento. Una forma acuta per esempio causata da inalazioni elevate di vapori di mercurio, si manifesta con sintomi come tracheite, bronchite, tosse ed ipertermia; nei casi molto gravi, con disturbi nervosi come tremori e perdita di sensibilità, che possono portare anche alla morte della persona colpita.
L’ingestione invece può causare disturbi come vomito, diarrea, coliche addominali con emorragia, effetti sull’apparato circolatorio, effetti sull’apparato respiratorio o sui reni. Per prevenire questi rischi l’Efsa ha stabilito una dose settimanale tollerabile di mercurio inorganico che equivale a 4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo e di 1,6 sempre su chilogrammo, di metilmercurio.
L’ingestione di elevate quantità di metilmercurio provoca danni, invece, al sistema neurologico ed a quello nervoso con manifestazioni gravi come paralisi alle mani e dei piedi, debolezza muscolare, danni alla vista, all’udito e difficoltà nell’articolare le parole, con possibili aggravamenti che possono determinare disordine mentale, paralisi e coma, nei casi più gravi.
Gli effetti più frequenti, però, sottolinea l’Autorità per la sicurezza alimentare sono associati ad esposizioni ripetute a dosi basse, che nel breve periodo non causano fasi acute con sintomi gravi ma che con il perdurare dell’esposizione rendono possibile il manifestarsi di sintomi avversi.
Nei lavoratori, il contatto con il mercurio costituisce una causa di malattia professionale. Il principale bersaglio è il sistema nervoso ma sono riportati anche effetti su reni, polmoni, cuore e sistema immunitario. Disturbi come perdita della memoria, tremori, mal di testa, insonnia, disfunzioni cognitive e disfunzioni nei movimenti sono stati segnalati in lavoratori esposti per diversi anni anche a piccole dosi di mercurio.
Per quanto riguarda, invece, l’esposizione ripetuta a metilmercurio, principalmente attraverso la dieta, questa può portare a disturbi neurologici. I bambini sono i più vulnerabili al metilmercurio che altera il normale sviluppo del cervello causando difficoltà di apprendimento e ritardo mentale, disturbi della memoria, disturbi dell’attenzione, disturbi del linguaggio, e disfunzioni motorie e visive.
Molto pericoloso è l’assorbimento del metilmercurio in gravidanza, la mamma che mangia pesce contaminato, può esporre il feto al contatto con il mercurio causando problemi allo sviluppo dello stesso. Oltre ad una attenta osservazione dei disturbi che dovessero emergere, il modo più sicuro per diagnosticare un’intossicazione da mercurio, consiste nel misurare la sua presenza nel sangue.
A causa della diffusione di questo metallo nell’ambiente e della presenza in alcuni cibi che normalmente si consumano, ogni persona ha livelli misurabili di mercurio nel proprio sangue. Ciò non significa che siano presenti malattie ma solo che c’è stata un’esposizione al mercurio. La comparsa degli effetti dipende infatti dalla presenza di livelli più o meno alti di mercurio nell’organismo. L’esposizione al mercurio può essere identificata anche attraverso la sua presenza nelle urine o nei capelli.
L’importanza degli effetti dannosi del mercurio sulla salute ha spinto la Comunità Europea ad adottare una serie di leggi in vari settori per vietare o limitare la presenza di questo metallo nell’ambiente e di conseguenza nella catena alimentare. Oltre ai pericoli già descritti, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, inoltre, ha classificato il metilmercurio come possibile cancerogeno per l’uomo.
Proprio la pericolosità di questo minerale ha spinto molti Paesi, nel 2013 a siglare un accordo, la Convenzione internazionale di Minamata, che prende il nome dalla città giapponese colpita negli anni ’50 da un grave disastro ambientale e sanitario causato da un forte inquinamento industriale da mercurio. La Convenzione, firmata anche dall’Italia, prevede controlli, riduzioni e proibizioni dell’uso di mercurio in molti prodotti, ad esempio nei termometri, e in processi industriali in cui viene utilizzato, rilasciato o emesso mercurio. Oltre all’impegno da parte dei governi, si possono utilizzare piccoli accorgimenti per la salvaguardia della salute umana e ambientale, come il corretto smaltimento di rifiuti contenenti mercurio, come i vecchi termometri e le lampade fluorescenti, allontanarsi e arieggiare i locali in caso di rottura accidentale di prodotti che lo contengono, osservare le indicazioni sul corretto consumo di pesce.
Nel caso dell’amalgama dentale utilizzato per le otturazioni, invece, non ci sono indicazioni che il mercurio eventualmente rilasciato sia causa di problemi per la salute. Non è neppure consigliabile, al solo scopo di diminuire l’esposizione, rimuovere le vecchie otturazioni dentarie, a meno che non si sia verificata una reazione allergica, o il medico non lo ritenga necessario. La rimozione, infatti, porterebbe ad un aumento momentaneo di esposizione, maggiore rispetto al mantenere intatta l’otturazione.
Riassumendo, il metilmercurio è la forma di mercurio prevalente nel pesce e nei frutti di mare ed è particolarmente tossico per il sistema nervoso in fase di sviluppo, incluso il cervello. Il mercurio inorganico è meno tossico e può essere anch’esso presente nel pesce e nei frutti di mare, così come nei piatti pronti.