Tra pochi giorni lo “sbiancante” E171 non potrà essere più usato come additivo alimentare perché considerato da Efsa genotossico. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul biossido di titanio
Luglio segna la fine del biossido di titanio. Ma ciò non significa che sparirà immediatamente dal commercio. E, come al solito, dovremo essere noi consumatori a tutelarci, prima che arrivi una legge nazionale chiara, sollecitata dall’Unione europea. Infatti, l’Efsa, la massima autorità europea sulla sicurezza alimentare, ne aveva decretato la morte con “sentenza” fondata sul principio di precauzione, già un anno fa, poiché ritenuto nocivo se utilizzato come additivo alimentare, il famoso colorante bianco classificato sulle etichette dei prodotti con la sigla E171, e che quindi potrete facilmente individuare da una attenta lettura degli ingredienti.
La commissario europea, responsabile per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, aveva inaugurato il 2022 con questo lapidario commento: “La sicurezza del cibo che mangiano i nostri cittadini e la loro salute non sono negoziabili. Questo è il motivo per cui garantiamo un controllo rigoroso e continuo dei più elevati standard di sicurezza per i consumatori… Stiamo rimuovendo un additivo alimentare che non è più considerato sicuro. Conto sulle autorità degli Stati membri per la loro cooperazione nell’assicurare che gli operatori alimentari mettano fine all’uso dell’E171 negli alimenti”.
Come si è arrivati alle valutazione dell’Efsa
L’Efsa aveva deciso di aggiornare la propria valutazione della sicurezza dell’additivo alimentare biossido di titanio a seguito di una richiesta della Commissione europea risalente al marzo 2020.
La nuova valutazione ha rivisto i risultati della precedente valutazione dell’Efsa pubblicata nel 2016, che aveva evidenziato la necessità di ulteriori ricerche per colmare alcune lacune nei dati.
Il professor Maged Younes, presidente del gruppo di esperti Efsa specializzati sugli additivi e aromatizzanti alimentari (il cosiddetto gruppo Faf), nel 2021 ha così sentenziato: “Tenuto conto di tutti gli studi e i dati scientifici disponibili, il gruppo scientifico ha concluso che il biossido di titanio non può più essere considerato sicuro come additivo alimentare. Un elemento fondamentale per giungere a tale conclusione è che non abbiamo potuto escludere timori in termini di genotossicità connessi all’ingestione di particelle di biossido di titanio. Dopo l’ingestione l’assorbimento di particelle di biossido di titanio è basso, tuttavia esse possono accumularsi nell’organismo umano“.
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È stato un percorso lungo e faticoso, che ha condotto a dei risultati in notevole ritardo. La valutazione è stata condotta seguendo una metodologia rigorosa e prendendo in considerazione diverse migliaia di studi emersi dopo la precedente valutazione dell’Efsa del 2016, comprese nuove evidenze scientifiche e dati sulle nanoparticelle. Gli esperti scientifici che hanno operato per l’Autorità europea, hanno applicato per la prima volta la guida del comitato scientifico Efsa del 2018 sulle nanotecnologie alla valutazione della sicurezza degli additivi alimentari. Il biossido di titanio (E171) contiene al massimo il 50% di particelle della gamma nano (cioè meno di 100 nanometri) a cui i consumatori potrebbero essere esposti.
La genotossicità è la capacità di una sostanza chimica di danneggiare il Dna, il materiale genetico delle cellule del quale è composto l’organismo vivente. Poiché la genotossicità può avere effetti cancerogeni, è essenziale valutare il potenziale effetto genotossico di una sostanza per trarre conclusioni sulla sua sicurezza.
Pure l’esperto, professor Matthew Wright, membro del comitato scientifico Faf e presidente del gruppo di lavoro Efsa sull’E171, ha spiegato: “Anche se le evidenze di effetti tossici in genere non sono state conclusive, sulla scorta di nuovi dati e metodi ancora più solidi non abbiamo potuto escludere timori di genotossicità e, di conseguenza, non abbiamo potuto stabilire un livello di sicurezza per l’assunzione quotidiana di questo additivo alimentare”.
La sicurezza dell’additivo E171 è stata valutata di nuovo dal gruppo di esperti scientifici Ans dell’Efsa nel 2016 nel quadro del regolamento europeo numero 257 del 2010, che prescrive un programma di valutazione ex novo degli additivi alimentari autorizzati nell’Ue prima del 20 gennaio 2009.
Nel suo parere del 2016 il gruppo Ans aveva raccomandato di eseguire nuovi studi per colmare le lacune nei dati sui possibili effetti sul sistema riproduttivo, dati sui quali poter impostare una dose giornaliera accettabile (DGA) della sostanza. Aveva anche evidenziato un margine di incertezza circa la caratterizzazione del materiale usato come additivo alimentare (E171), in particolare per quanto riguarda la dimensione delle particelle e la distribuzione granulometrica del biossido di titanio usato come E171.
Nel 2019 l’Efsa ha pubblicato una dichiarazione sulla revisione del rischio legato all’esposizione all’additivo alimentare biossido di titanio (E171) effettuata dall’Agenzia francese per la sicurezza alimentare, l’ambiente e la salute sul lavoro (Anses). Nella dichiarazione, l’Autorità sottolineava come il parere dell’Anses ribadisse le incertezze e le lacune nei dati già individuate dall’Efsa, senza presentare risultanze che invalidavano le conclusioni precedenti dell’Autorità circa la sicurezza del biossido di titanio.
Nello stesso anno (il 2019) l’Autorità dei Paesi Bassi per la sicurezza degli alimenti e dei prodotti di consumo (NVWA) esprimeva un parere sui possibili effetti sulla salute del biossido di titanio come additivo alimentare, il che metteva in evidenza l’importanza di studiare gli effetti tossicologici sul sistema immunitario nonché i potenziali effetti di tossicità riproduttiva.
La “sentenza” dell’Efsa, in altre parole dimostra che non è possibile stabilire una dose giornaliera accettabile (DGA) di biossido di titanio. La valutazione dell’Autorità europea riguarda i rischi da TiO2 usato solo come additivo alimentare, non per altri scopi.
Fino al 2024 si potrà usare negli integratori alimentari
I gestori del rischio presso la Commissione europea e gli Stati membri dell’Unione europea sono stati informati delle conclusioni dell’Efsa e dovrebbero essersi attivati sulle misure appropriate da assumere per garantire la tutela dei consumatori. Più che altro bisognerà ora vigilare sulla produzione dell’industria alimentare. Come documentava Il Salvagente già nel luglio 2021, esattamente un anno fa, purtroppo sono stati ignorati anni di appelli, prove e denunce di sospetta genotossicità di questa sostanza.
Il bando totale del biossido di titanio non entrerà in vigore almeno fino al 2024. Da qui a quella data sarà ancora permesso usare il biossido di titanio negli integratori alimentari e nei dentifrici. A meno che, ovviamente, non siano le industrie a rinunciarci volontariamente, anche come scelta etica o di strategia sana di marketing, per far passare un messaggio positivo, un dato di fatto: che il biossido di titanio è nocivo. Sul nuovo numero di agosto della rivista Il Salvagente tra l’altro è stato pubblicato l’elenco di aziende che ancora lo prevedono tra gli ingredienti dei loro prodotti.
Cos’è il biossido di titanio? Il nemico bianco e invisibile!
Il biossido di titanio è stato finora utilizzato come colorante alimentare (E171) e ha la funzione tecnologica di rendere gli alimenti visivamente più attraenti aggiungendo colore se non ne hanno, oppure ravvivandone il colore originale. Il biossido di titanio è presente anche in cosmetici, vernici e farmaci.
“È una nanoparticella cento volte più piccola dei globuli rossi del sangue, quindi può penetrare molto facilmente nelle cellule dell’organismo, persino a partire dal contatto con la pelle”. Lo descrive così il biologo Luigi Tozzi, membro del Consiglio nazionale della sicurezza alimentare, oggi Deputy manager di Safe Food Advocacy Europe, un’organizzazione non governativa europea specializzata nella protezione della sicurezza alimentare dei consumatori e protagonista di una delle principali campagne che hanno portato all’abolizione del biossido di titanio.
Quali alimenti contengono biossido di titanio?
Le principali categorie di alimenti che contribuiscono all’esposizione alimentare all’E171 sono: prodotti da forno, zuppe, brodi e salse (per neonati, bambini e adolescenti), brodi, salse, insalate e creme salate da spalmare (per bambini, adulti e anziani). Anche le noci trasformate sono una delle principali categorie di alimenti che vi contribuiscono nel caso di adulti e anziani.
Il colorante delle caramelle, rischioso soprattutto per i bambini
Questo colorante è diffuso tra le caramelle, chewing gum, dolci e salse; tutti prodotti di largo consumo e di bassa qualità, poco costosi ma spesso gustosi e appetibili. Per questo il rischio maggiore lo corrono proprio i bambini, principali consumatori di caramelle e gomme da masticare. Floriana Cimmarusti, segretario generale di Safe e membro del board Efsa, ha lanciato l’allarme: “Gli additivi alimentari come il biossido di titanio sono così diffusi che si rischia un effetto cumulativo. Secondo alcuni studi scientifici i bimbi che ne assumono in eccesso attraverso la dieta sono iperattivi, più nervosi e hanno maggiori difficoltà a concentrarsi”.
Il paradosso: negli alimenti no, nei farmaci sì
Questa nanoparticella è diffusa nei prodotti cosmetici, farmaci, integratori, creme e filtri per la protezione solare, burro cacao, integratori alimentari e altri lavorati in commercio. Questa sostanza può essere riconoscibile dalla dicitura CI 77891 o dalla nomenclatura “titanium dioxide“, e può essere ugualmente dannosa. Si tratta di una molecola talmente piccola da passare facilmente attraverso la barriera cutanea, per questo fa male anche se utilizzata nella cosmesi e nei prodotti per la salute della pelle.
Se nell’opinione pubblica sta finalmente un po’ passando il messaggio che è meglio evitarla come colorante alimentare, è anche vero che della sua presenza nei farmaci e nei prodotti cosmetici non se ne parla abbastanza.
Antoine D’haese di Safe nell’ottobre 2021 spiegava la Il Salvagente: “Questo divieto riguarderebbe in teoria solo i prodotti alimentari (non i farmaceutici, dunque), ma la Commissione ha confermato che esiste un legame giuridico diretto tra l’uso negli alimenti e nei prodotti farmaceutici, perché solo i coloranti approvati come additivi alimentari possono essere impiegati nei medicinali. La Commissione, quindi, sta valutando l’impatto di un divieto del biossido di titanio insieme all’Agenzia europea per i medicinali che dovrebbe esprimersi per un’eliminazione graduale a ottobre di quest’anno (2021, ndr)”.
Attenzione alle creme solari
C’è un altro prodotto molto usato in questo periodo estivo dove la presenza del biossido di titanio è ricorrente: le creme solari. L’impatto dei filtri solari è dannoso per molti aspetti. Mette a rischio microalghe e microrganismi che costituiscono il fitoplancton, che fra l’altro dà colore ai coralli, danneggia direttamente i coralli e fa da interferente endocrino per molti organismi marini, pesci compresi, causando squilibri ormonali. Sul banco degli imputati, oltre all’oxybenzone e all’octinoxate ci sono la canfora di 4-metilbenzilidene e l’octocrylene. Alcuni studi suggeriscono di evitare anche i filtri fisici come l’ossido di zinco e naturalmente il biossido di titanio in forma di nanoparticelle (estremamente piccole).
Il nemico invisibile è ancora in circolazione..
La Francia è stato il primo Stato membro europeo a bandire il biossido di titanio, già a partire dal 2020. E in Italia? Come si sta comportando il nostro paese? Floriana Cimmarusti mette in guardia i cittadini: “Per ora la sua presenza in prodotti non alimentari non è ancora stata bandita e la giustificazione è che non ci sono alternative. Stiamo sensibilizzando l’opinione pubblica sui pericoli di questa sostanza e nel frattempo altre Ong si stanno muovendo per eliminare il biossido di titanio anche dai prodotti non alimentari”.