Gli operatori ci propongono i contratti sorvolando sul fatto che le rate del modem ci seguiranno per anni in bolletta. E liberarsene non sempre è possibile, come dimostra la vicenda di una nostra lettrice con Wind. L’opinione di Valentina Masciari (Konsumer Italia)
Caro Salvagente, nel 2019 mia figlia aveva stipulato un contratto wind Wi-Fi casa. Non si era accorta che le addebitavano le rata del modem mensilmente. Causa trasferimento chiese il recesso, e le risposero che avrebbero addebitato le rate mancanti. A quel punto feci il trasloco della linea per la seconda figlia, per evitare le rate insolute. Ora chiesto il recesso definitivo. E Wind mi chiede 33 rate insolute. Ho letto che non sarebbero più dovute secondo una delibera Agcom. Posso togliere l’addebito diretto bancario e pagare solo la tassa di recesso tramite bollettino postale?
Maria Cristina Campolieti
Quella delle rate del modem, cara Maria Cristina, sta diventando una vera tassa occulta ai danni dei consumatori. Vediamo cosa dice del suo caso Valentina Masciari, responsabile utenze dell’associazione dei consumatori Konsumer Italia.
Nel momento in cui si sottoscrive un contratto di rete fissa, acquistando contestualmente il modem, l’acquisto dell’apparato avviene nell’immediato, quindi il bene diventa di proprietà del cliente subito ma, il pagamento viene dilazionato in un certo numero di rate, cioè 24, 30 oppure 48,  pagate mensilmente nelle fatture di periodo.
Il punto fondamentale di questa questione, come numerosissime di tale natura, è che i gestori, al momento della sottoscrizione del contratto,  omettono di citare espressamente l’acquisto del modem e gli obblighi che ciò crea, generando al momento della cessazione del contratto la contestazione delle rate residue dell’apparato.
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Apparato che viene fatto pagare a un costo esorbitante rispetto alle normali medie di mercato, magari per prodotti più performanti.
Altro aspetto nodale della vicenda in genere, è che gli operatori, nonostante la regola del modem libero, entrata in vigore dal primo gennaio 2019, in concreto non propongono mai la scelta tra l’apparato da loro proposto o uno di proprietà del cliente: includono il loro modem in automatico.
La norma invece prevede che tale scelta debba essere presentata al consumatore e nel dettaglio, deve essere esposta l’offerta con il modem in acquisto o noleggio e l’offerta senza modem del gestore.
Inoltre, devono essere forniti tutti i parametri per la configurazione del modem di proprietà , se si optasse per tale scelta, e chiaramente il modem verrà installato a spese del cliente.
Infine, sempre secondo tale normativa, i gestori ai clienti con contratti stipulati prima dell’entrata in vigore della nuova normativa del modem libero, dovrebbero proporre un aggiornamento del contratto, eliminando il costo del modem.
Questa la teoria, nella pratica, tutto ciò non avviene, perché i gestori, impuniti, continuano con questa prassi, nonostante le svariate segnalazioni fatte anche da Konsumer Italia, oltre che dalle altre associazioni consumatori.
Nel caso concreto della signora Campolieti, non riesco a capire se ha firmato il contratto conoscendo integralmente cosa andasse ad accollarsi ma, comunque l’ha firmato e conferma, nella sua descrizione,  che era a conoscenza del costo dell’apparato, perché indicato in fattura.
Partendo da questo presupposto, le rate del modem sono dovute quindi la signora Campolieti dovrà pagarle. L’unica cosa che può richiedere, e che il pagamento continui a essere effettuato in rate mensili, per come previsto dal contratto.
L’alternativa che ha, è di dimostrare che al momento della stipula del contratto, non le è stata esposta la possibilità di scelta sopra indicata, cioè la scelta fra modem del gestore e modem proprio,  perché ciò potrebbe inficiare lo stesso contratto.