Un test che, almeno al di là delle Alpi, ha fatto molto rumore per aver messo alla sbarra i principali produttori di Muesli mondiali. È quello che ha condotto Générations Futures, Ong nata nel 1901 e specializzata in pesticidi, ambiente e rischi sanitari.
A finire sotto la lente del laboratorio 15 muesli tradizionali e 5 biologici, tutti valutati per verificare la presenza di pesticidi e l’effetto di perturbatori endocrini dei fitofarmaci rintracciati: la capacità, cioè di alterare il sistema ormonale di chi li assume.
L’esito del test è sconcertante: innanzitutto il 100% dei campioni non biologici analizzati hanno fatto rilevare tracce di pesticidi, mentre nelle confezioni bio non è stata trovata neppura una traccia di fitofarmaci. Come non bastasse, nei 15 campioni non bio sono stati rintracciati 141 residui diversi, 81 dei quali classificati come potenziali perturbatori endocrini.
Il numero minimo di residui di pesticidi diversi è stato di 6 sostanze, il massimo in una sola confezione di 14.
Un’ultima cifra per dare la dimensione del fenomeno: la concentrazione media di residui riscontrati nei campioni analizzati è stata di 0,177 mg/kg: 354 volte quella ammissibile in un’acqua potabile, spiegano gli autori della ricerca.
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