
Dopo l’annullamento della regola UE sulle “96 ore”, che imponeva di dichiarare il congelamento del pesce (stiffening), il Consorzio affumicatori maestri italiani chiede di riaprire il confronto: “La qualità non teme la verità”.
La cancellazione da parte del Tribunale dell’Unione Europea della cosiddetta “regola delle 96 ore”, che obbligava a dichiarare in etichetta il trattamento di stiffening – cioè il congelamento rapido a bassissime temperature usato nella lavorazione del pesce –, riapre lo scontro sulla trasparenza nell’etichettatura del salmone affumicato.
Il precedente: la regola delle 96 ore
Come Il Salvagente aveva spiegato nell’articolo del 17 ottobre, la norma introdotta nel 2024 mirava a garantire che il consumatore sapesse se il pesce definito “fresco” era stato in realtà sottoposto a congelamento prima dell’affumicatura.
Lo stiffening – una pratica industriale sempre più diffusa soprattutto nei Paesi del Nord Europa – consiste infatti nel portare il pesce a temperature intorno ai -20°C per poche ore, un passaggio che ne facilita la lavorazione ma ne altera la freschezza originaria.
La regola delle 96 ore imponeva di etichettare in modo chiaro i prodotti trattati, impedendo di commercializzarli come “freschi” se avevano subito il congelamento entro quattro giorni dalla pesca.
La decisione del Tribunale Ue, accogliendo il ricorso di alcuni grandi gruppi industriali polacchi e norvegesi, ha annullato quella norma, giudicandola in contrasto con il diritto europeo sulla libera circolazione delle merci. Ma per molti operatori italiani del settore si tratta di un grave passo indietro sul fronte della trasparenza.
CAMI: “La qualità non teme la verità”
Il Consorzio Affumicatori Maestri Italiani (CAMI), nato nel 2023 e rappresentante delle principali aziende nazionali del settore, ha espresso “profonda preoccupazione” per la decisione del Tribunale europeo.
“Non è una battaglia contro una tecnologia, ma contro l’opacità – afferma il presidente Gianpaolo Ghilardotti –. È inaccettabile che venga permesso di trattare un alimento con lo stiffening senza dichiararlo in etichetta. La verità al consumatore non può essere oggetto di compromesso né di pressioni industriali”.
Secondo CAMI, ogni trattamento che modifica la percezione di freschezza del prodotto deve essere comunicato chiaramente, pena la perdita di fiducia da parte dei consumatori e la penalizzazione di chi lavora secondo criteri di qualità e lealtà.
Il Consorzio, che riunisce aziende italiane capaci di lavorare oltre 10.000 tonnellate di pesce all’anno per un fatturato di 120 milioni di euro, chiede ora alle istituzioni italiane ed europee di riaprire il confronto normativo.
Una questione di fiducia e trasparenza
La vicenda riaccende un dibattito cruciale: può un alimento che ha subito un trattamento di congelamento essere definito “fresco”?
Il rischio, spiegano gli esperti, è quello di ingannare il consumatore, che crede di acquistare un salmone lavorato a partire da materia prima mai congelata, mentre in realtà la pratica dello stiffening è ormai diffusa in larga parte dell’industria europea.
CAMI promette di continuare la battaglia “anche nelle sedi europee” per difendere un principio che considera fondamentale:
“La qualità non teme la verità: la trasparenza è un dovere verso il consumatore”.









