Arsenico, cadmio, piombo, mercurio: “Non c’è dose sicura nei dentifrici”

Come ci spiegano dall’Associazione medici per l’ambiente, le sostanze che abbiamo trovato nel nostro test su 20 dentifrici sono un rischio per la loro tossicità cumulativa e i tubetti contaminati possono rappresentare una via di esposizione costante

Cosa ci fanno piombo, arsenico & C. in prodotti come i dentifrici, che finiscono in bocca e vengono in parte ingeriti?
Lo abbiamo chiesto all’Associazione medici per l’ambiente, che ci risponde con il suo responsabile pubbliche relazioni Francesco Romizi.

Nel numero in edicola il test su 20 dentifrici e il contenuto delle analisi su piombo, cadmio, arsenico e mercurio. Il giornale lo trovate in edicola e in edizione digitale QUI

“Purtroppo, la presenza di metalli pesanti nei dentifrici non è del tutto sorprendente. Queste sostanze possono finire nei prodotti attraverso le materie prime utilizzate (argille, minerali, aromi di origine naturale) oppure a causa di contaminazioni durante il processo produttivo. Anche se non sono ingredienti intenzionali, la loro presenza è preoccupante perché parliamo di prodotti che entrano quotidianamente a contatto con la mucosa orale e, in parte, vengono ingeriti, soprattutto dai bambini.

Da dove arrivano questi metalli pesanti, che sono chiaramente vietati nei cosmetici?

Sebbene la normativa europea vieti l’aggiunta intenzionale di metalli pesanti nei cosmetici, ammette la presenza di tracce “tecnicamente inevitabili”, purché in concentrazioni estremamente basse. La contaminazione può derivare da ingredienti minerali naturali (come silice o carbonato di calcio), pigmenti, o contaminazioni incrociate negli impianti industriali. La filiera delle materie prime non è sempre controllata in modo capillare e ciò apre varchi alla presenza di impurità tossiche.

Si tratta di una contaminazione inevitabile?

La definizione di “tecnicamente inevitabile” è piuttosto controversa. In teoria, indica tracce che non possono essere eliminate nemmeno con buone pratiche di produzione. Ma in pratica, la soglia di inevitabilità dipende dallo standard tecnologico che l’industria decide di adottare. Alcune aziende riescono a produrre dentifrici con una contaminazione molto più bassa: questo dimostra che non siamo di fronte a una fatalità, ma a una questione di scelte industriali e di regolazione più o meno rigorosa.

sponsor
Quali sono i rischi per la nostra salute e quali tra questi metalli sono i più pericolosi?

I metalli pesanti rappresentano un rischio serio per la salute umana, non tanto per l’esposizione acuta, quanto per la loro tossicità cumulativa. Anche piccole dosi, se assunte ogni giorno – come può avvenire con l’uso quotidiano del dentifricio – tendono ad accumularsi lentamente nei tessuti dell’organismo, dando origine a effetti cronici che possono manifestarsi anche dopo anni. Il piombo, ad esempio, è un potente neurotossico: colpisce soprattutto i bambini, il cui sistema nervoso è ancora in formazione. Ed è bene sottolinearlo: non esiste una soglia considerata realmente sicura per l’esposizione al piombo. Anche livelli minimi possono compromettere lo sviluppo cognitivo e aumentare il rischio di disturbi comportamentali.
L’arsenico, classificato come cancerogeno certo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc, gruppo 1), è in grado di interferire con il sistema immunitario e di aumentare il rischio di tumori alla pelle, al polmone e ad altri organi. Il cadmio si accumula lentamente nei reni e nelle ossa, provocando danni che vanno dalla compromissione della funzionalità renale a forme gravi di demineralizzazione ossea. Anche il cadmio è riconosciuto come cancerogeno. Infine, il mercurio – pur presente in concentrazioni più basse – resta un contaminante pericoloso. Anche nella sua forma inorganica può danneggiare il sistema nervoso centrale e i reni, ed è per questo che l’Europa ha deciso di vietare l’uso dell’amalgama dentale contenente mercurio a partire dal 2025. Nel complesso, quindi, l’utilizzo di dentifrici contaminati – anche se entro i limiti considerati “tecnicamente inevitabili” – può rappresentare una via di esposizione costante, che si somma a quelle provenienti dall’ambiente, dall’acqua, dagli alimenti. Una somma che, nel tempo, può fare la differenza per la nostra salute.

I valori indicati come inevitabili sono sufficienti o servono limiti di più stringenti?

Dovremmo superare l’idea che sotto una certa soglia “tutto è sicuro”. Con i metalli pesanti, la sicurezza non è mai assoluta, perché non esiste un livello realmente privo di rischio, soprattutto per esposizioni cumulative e nei soggetti vulnerabili (bambini, donne in gravidanza). Isde sostiene che sia necessario abbassare ulteriormente i limiti, laddove possibile, adottare il principio di precauzione, privilegiando formulazioni prive di contaminazioni e pretendere trasparenza dalle aziende sull’origine delle materie prime e sui controlli effettuati.

Perché alcuni prodotti, anche nel nostro test, sono più contaminati di altri?

Le differenze dipendono dalla qualità e provenienza delle materie prime, dai processi di purificazione adottati e dai controlli effettuati. I produttori che utilizzano ingredienti più raffinati o certificati, o che adottano standard più elevati, riescono a minimizzare la contaminazione. In assenza di regole più rigide, però, la variabilità rimane ampia e difficilmente prevedibile per i consumatori.

Isde si occupa, da anni, del problema dell’arsenico nelle acque: a che punto è la battaglia?

Negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni passi avanti, soprattutto sul piano normativo europeo: la nuova Direttiva acque potabili prevede limiti più stringenti per l’arsenico e impone il monitoraggio anche di altri contaminanti emergenti. Tuttavia, restano ancora ampie aree del paese dove la qualità dell’acqua è insufficiente e dove il limite per l’arsenico (10 µg/l) continua a essere superato o vicino alla soglia. La sfida oggi è rendere effettivo il diritto all’acqua potabile sicura, anche investendo in tecnologie di trattamento e in reti idriche più moderne.