
La “cioccolata di Dubai” ha conquistato il mercato internazionale con la sua immagine di lusso e raffinatezza, ma recenti analisi condotte dai Centri per la Sicurezza Alimentare (CVUA) in Germania hanno rivelato gravi problemi di qualità e sicurezza.
Questo dolce, caratterizzato da ripieni di pistacchi e tahina, è al centro di un “hype” alimentato dai social media, ma gli esami condotti su otto campioni di prodotti importati hanno sollevato allarmi preoccupanti.
Cos’è la “cioccolata di Dubai”?
Originaria di Dubai, questa particolare cioccolata è stata creata dalla manifattura “Fix Dessert Chocolatier” e consiste in tavolette di cioccolato riempite con kadaifi (pasta “capelli d’angelo”), pistacchi o crema di pistacchi, e spesso tahina (pasta di sesamo). Grazie alla sua estetica elaborata e alla promessa di sapori esotici, è diventata popolare in tutta Europa. Tuttavia, oltre ai prodotti autentici provenienti dagli Emirati Arabi Uniti (EAU), sul mercato sono apparse varianti turche e riproduzioni locali.
Le analisi e i risultati
I CVUA di Stoccarda, Friburgo e Sigmaringen hanno analizzato otto campioni di “cioccolata di Dubai”: cinque provenienti dagli EAU e tre dalla Turchia. Gli esiti mettono in luce problemi significativi su vari fronti.
1. Contaminanti potenzialmente cancerogeni
Sei campioni su otto contenevano alti livelli di contaminanti come 3-Monocloropropandiolo (3-MCPD) e glicidil esteri degli acidi grassi, sostanze che si formano durante la raffinazione di oli vegetali. Cinque campioni hanno superato i limiti legali, risultando “non idonei al consumo”. Il problema sembra derivare dall’uso di olio di palma di bassa qualità, noto per essere suscettibile alla formazione di queste sostanze tossiche.
2. Coloranti non dichiarati
Tutti i campioni analizzati presentavano coloranti non dichiarati, tra cui azoici come E 102 (Tartrazina), E 124 (Azorubina) ed E 133 (Blu brillante FCF). Questi coloranti non solo sono vietati senza adeguata dichiarazione, ma sono anche associati a disturbi dell’attenzione nei bambini. Inoltre, l’uso di coloranti sintetici sembra volto a simulare un maggiore contenuto di pistacchi o fragole.
3. Ingredienti non conformi
Solo tre campioni su otto erano realizzati con vero cioccolato contenente burro di cacao, come richiesto dalla normativa europea. Gli altri cinque utilizzavano oli vegetali come olio di palma o palmisti, non consentendo di qualificare il prodotto come “cioccolato”. Questo rende le diciture come “Chocolate” o “Milk Chocolate” ingannevoli.
4. Sesamo non dichiarato
In tre campioni, provenienti principalmente dalla Turchia, sono state rilevate alte percentuali di sesamo non dichiarato, fino al 7,9% del peso totale. Questo rappresenta un rischio significativo per i consumatori allergici al sesamo, che potrebbero consumare il prodotto inconsapevolmente.
5. Presenza di micotossine
Un campione ha superato i limiti consentiti per le aflatossine, micotossine prodotte da muffe come l’Aspergillus flavus, altamente cancerogene. Sebbene la maggior parte delle preparazioni di pistacchi e tahina fosse conforme, il rischio di contaminazione è stato confermato.
Etichettatura e marketing ingannevoli
Oltre ai problemi di sicurezza, le analisi hanno evidenziato numerose irregolarità nell’etichettatura. La dichiarazione di ingredienti come “cioccolato” o “pistacchi” si è rivelata spesso falsa o fuorviante. Alcuni prodotti dichiaravano l’uso di burro di cacao, mentre in realtà contenevano oli vegetali più economici. In un caso, l’etichetta originale era stata modificata per nascondere l’uso di palmisti.
Consigli per i consumatori
- Verificare gli ingredienti: Evitare prodotti con olio di palma o derivati.
- Attenzione agli allergeni: Chi soffre di allergie al sesamo dovrebbe evitare questi prodotti, anche se il sesamo non è indicato.
- Diffidare delle diciture ingannevoli: Controllare se il prodotto rispetta le normative europee sulla definizione di “cioccolato”.