21 scatolette di mais in laboratorio. E i tedeschi le trovano sempre prive di pesticidi, metalli pesanti, micotossine e Ogm. Ma in tutti i casi, purtroppo, il bisfenolo presente nell’alimento supera le dosi considerate sicure dall’Efsa
Difficile trovare scampo, aprendo una scatoletta di mais. Almeno per quanto riguarda la presenza di Bisfenolo A, il riconosciuto interferente endocrino, il rischio di trovarne nell’alimento è qualcosa di più di un sospetto, è una certezza, a giudicare dal test anticipato dal mensile tedesco dei consumatori ÖkoTest che ha portato in laboratorio 21 diverse marche di mais in scatola, di cui 15 biologiche trovando in tutti i casi la molecola tossica.
Contaminazione inevitabile
Il laboratorio incaricato da ÖkoTest ha analizzato i campioni di mais in scatola alla ricerca di varie sostanze chimiche, ma è stato il Bisfenolo A a destare maggiore preoccupazione.
Difatti, mentre nelle confezioni non è stata trovata traccia di pesticidi, nessuna micotossina, metalli pesanti, o tracce di OGM, il Bpa, noto per i suoi effetti ormonali, è stato rilevato in tutte le 21 confezioni di mais in scatola testate. Le quantità misurate sono state giudicate “fortemente aumentate” rispetto agli standard di sicurezza attuali.
Con i dati rilevati, fanno presente i colleghi tedeschi, una persona di 60 kg supera di gran lunga questa dose giornaliera tollerabile mangiando solo 50 grammi al giorno. Con il prodotto più contaminato, si supera la dose giornaliera ammissibile di oltre 400 volte. A confronto, i prodotti meno contaminati lo superano comunque di circa dieci volte.
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Al contrario, i cinque prodotti testati in contenitori di vetro non presentavano tracce di BPA, suggerendo che il problema sia specificamente legato all’uso di lattine metalliche per la conservazione del mais e non a contamninazione ambientale.
Cos’è il Bisfenolo A?
Il Bisfenolo A è una sostanza chimica di largo uso, ampiamente riconosciuta per la sua capacità di alterare il sistema endocrino umano. È classificato ufficialmente nell’Unione Europea come potenzialmente tossico per la riproduzione. Studi recenti dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) hanno inoltre evidenziato che anche piccole quantità di BPA possono avere effetti dannosi sul sistema immunitario.
A seguito di queste scoperte, l’EFSA ha abbassato drasticamente la dose giornaliera tollerabile (TDI) di Bisfenolo A. Tuttavia, il mais in scatola testato da ÖkoTest supera spesso questa dose giornaliera tollerabile, soprattutto nei casi di consumo regolare.
Come entra il Bisfenolo A nel mais?
La presenza di Bisfenolo A nelle conserve di mais è legata alle vernici epossidiche utilizzate per rivestire l’interno delle lattine. Nonostante molte aziende abbiano adottato lattine senza BPA, il problema non sembra superato. Secondo i produttori, le vernici esterne delle lattine contengono ancora resina epossidica, che può contaminare l’interno durante la produzione. Inoltre, il BPA è presente nell’ambiente, il che potrebbe contribuire a una leggera contaminazione, per quanto i dati tedeschi testimonino che nelle conserve in vetro questa presenza non sia stata rilevata.
Un altro fattore è la sterilizzazione delle conserve, processo durante il quale le lattine vengono riscaldate a elevate temperature, favorendo il rilascio di BPA nel mais.
Le reazioni al test
Sentiti da ÖkoTest, alcuni hanno riconosciuto il problema e stanno cercando soluzioni. Un esempio significativo è quello di un prodotto proveniente dalla Cina, risultato contenere quantità di BPA molto superiori alla media. Il produttore ha annunciato che non accetterà più forniture con BPA nelle vernici esterne.
La difficile partita europea
La Commissione Europea sta attualmente lavorando a un regolamento che potrebbe vietare l’uso del Bisfenolo A nei materiali a contatto con gli alimenti. Una bozza del regolamento è in fase di discussione tra gli Stati membri, portando speranza per una futura riduzione della contaminazione da BPA negli alimenti in scatola. L’ultimo via libera alla messa al bando del Bisfenolo A nei contenitori alimentari è arrivato ieri da parte degli Stati membri che hanno ratificato la proposta della Commissione europea di febbraio. In concreto il divieto di utilizzare il BpA, sostanza usata nei rivestimenti di lattine, borracce, tazze e vaschette ma ritenuta da Efsa potenzialmente dannosa per il sistema immunitario, scatterà a fine 2024 ma le aziende avranno un periodo di transizione – da 18 a 36 mesi a seconda del tipo di packaging – per mettersi in regola.
Certo è che, visti anche i dati del test del mensile tedesco, sarà difficile per le aziende evitare la presenza di questa sostanza tossica a meno di cambiare radicalmente la produzione del packaging e magari optare per il vetro.
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