Grano, boom di import dalla Russia nonostante le sanzioni

GRANO RUSSIA

Secondo le stime dell’osservatorio Clal il principale paese d’origine del frumento duro importato resta il Canada, la cui fornitura è aumentata del 382%. Dalla Russia nei primi 9 mesi del 2023 aumentati gli arrivi di 300mila tonnellate. E sulla pasta i prezzi continuano ad aumentare

Non ci sono sanzioni né blocchi doganali che reggono: dalla Russia l’import di grano duro per la pasta è aumentato nei primi 9 mesi del 2023 di ben 300mila tonnellate, diventando il secondo paese di origine delle forniture italiane.

Saldo al primo posto, secondo l’ultimo report dell’osservatorio Clal, è rimasto il Canada – con tutto il rischio glifosato – “la cui fornitura di grano duro è aumentata del 382% raggiungendo le 730.000 tonnellate, nonostante le produzioni non siano state particolarmente elevate a causa del caldo e della siccità. Importanti aumenti si sono registrati anche nel flusso di prodotto proveniente dalla Russia (+300.000 Ton), che ha prezzi competitivi, e dalla Turchia (+539.000 Ton), che ha ottenuto una produzione eccezionale”.

Inutile dire che le sanzioni europei a Mosca, scattate a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, non abbiano funzionato: attraverso la triangolazione con la Turchia, il grano duro (e tenero, sul quale c’è stato l’accordo con l’Ucraina), arriva in Europa e in particolar modo in Italia.

“C’è un problema di qualità”

Tuttavia si segnala anche un problema di qualità della materia prima per la pasta. Scrive il Clal: “A crescere maggiormente nei primi nove mesi 2023 è la domanda di Frumento Duro (+87%), la cui produzione nella stagione 2022-23 ha visto le rese diminuire del 7,7% nelle principali aree produttive (Puglia, Sicilia ed Emilia Romagna) rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Effetti negativi si sono verificati anche in termini di qualità. I danni sono stati causati principalmente dalle piogge tardive che hanno provocato ritardi nel raccolto e allettamenti”.

Prezzi della pasta ancora in aumento

A crescere non ci sono solo le importazioni ma anche i prezzi. Dopo la fiammata di un anno fa, non si placa la spinta inflazionistica. ome ha testimoniato un’indagine del Garante dei prezzi presso il ministero delle Imprese e del made in Italy, nel mese di marzo 2023 il prezzo medio della pasta ha fatto registrare un ulteriore aumento del 17,5% rispetto all’anno precedente. Risultato: un chilo di pasta si aggirava intorno 2,13 euro. Un aumento, ricordava nel maggio scorso Mister prezzi, non giustificato visto che le quotazioni del grano duro in quei mesi era in sensibile calo sui mercati internazionali. I produttori tuttavia rispondono che l’impegno produttivo e la ricerca giustificano un prezzo generale relativamente contenuto.

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Dalle nostre ultime rilevazioni, tuttavia, i rincari non si sono fermati e sul chilo di pasta ormai si sfiorano i 3 euro.

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