Pfas Veneto, archiviate le accuse su danni ai lavoratori Miteni. Cittadini: “Siamo allibiti”

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Il giudice per le indagini preliminari di Vicenza ha archiviato l’inchiesta relativa ai presunti effetti negativi sui lavoratori della Miteni di Trissino dei cicli di lavorazione dei Pfas. Cgil: Così si impedisce l’accertamento dei fatti

 

Il giudice per le indagini preliminari di Vicenza ha archiviato l’inchiesta relativa ai presunti effetti negativi sui lavoratori della Miteni di Trissino dei cicli di lavorazione dei Pfas. I cosiddetti inquinanti per sempre, riconosciuti come interferenti endocrini e potenziali cancerogeni, legati all’infertilità e a malattie cardiovascolari, a causa di quell’inquinamento si sono diffusi nella falda di un’area abitata da 350mila persone, tra Vicenza, Verona e Padova.  Come spiega VicenzaToday, che riporta la notizia, il procedimento costituisce un secondo filone della inchiesta principale, quella sul disastro ambientale causato dalla contaminazione dei Pfas nell’ecosistema, che invece è già approdata a dibattimento al tribunale di Borgo Berga in Corte d’assise.

Cgil: Così si impedisce l’accertamento dei fatti

Contro l’archiviazione la Cgil di Vicenza e la Filctem di Vicenza avevano avanzato “opposizione”, che oggi il Gip ha respinto, confermando l’archiviazione. “Oggi è una giornata triste per i lavoratori dell’ex Miteni/Rimar e per la giustizia nel nostro Paese, perché l’archiviazione delle indagini significa impedire l’accertamento dei fatti e delle responsabilità su quanto accaduto in quella realtà lavorativa dove i lavoratori, rassicurati dai dirigenti aziendali e dal medico aziendale, hanno lavorato per anni sostanze nocive che si sono accumulate nei loro corpi, a danno della loro salute”, dichiara a caldo il Segretario Generale della Cgil di Vicenza Giampaolo Zanni, che da anni si occupa di questa vicenda.

“Rammarica moltissimo che si sia presa questa decisione – prosegue Zanni -, nel momento in cui sempre più studi fanno emergere la nocività di queste sostanze per la salute umana al punto che scienziati e studiosi di tutto il mondo ne chiedono la messa al bando come produzione e come utilizzo”.
“Adesso leggeremo attentamente i documenti e poi decideremo in quale modo proseguire nella battaglia per la tutela dei lavoratori avvelenati e per far emergere la verità circa quanto accaduto alla Miteni/Rimar”. “Perchè – conclude Zanni – non ci rassegnamo all’idea che non sia fatta giustizia per i lavoratori e più in generale per la popolazione, l’acqua ed il territorio contaminati da queste sostanze tossiche prodotte e lavorate in quel sito produttivo”.

Fazio (Cillsa): “Allibiti”

Giovanni Fazio, del comitato locale Cillsa, commenta così: l’archiviazione “ci lascia allibiti. Naturalmente, per dare un giudizio sulla sentenza dovremo aspettare la pubblicazione della stessa. Tuttavia desta stupore la frase attribuita da Vicenza Today all’autore della sentenza, Gip Giuseppe Venditti, che rileverebbe anche una carenza del nesso causa-effetto tra esposizione e patologie: una connessione «esclusa dalla letteratura scientifica prevalente» oltre qualsiasi ragionevole evidenza «tra elevati livelli» di Pfas nel sangue, ovvero nel siero dei lavoratori, e «patologie tumorali»”. “Non sappiamo chi siano i periti d’ufficio che abbiano suggerito al magistrato questa risposta – scrive Fazio – tuttavia tale affermazione e falsa in quanto l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanita ha classificato il PFOA come “possibilmente associato” (gruppo 2b) ai tumori del rene e del testicolo”.

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“Le prove delle conseguenze sulla salute”

Inoltre, i Pfas sono responsabili, non solo delle patologie tumorali, ma anche di infarti e ictus cerebrali e una lunga lista di altre malattie. In merito a ciò, Fazio riporta un istogramma relativo ad una ricerca epidemiologica regionale pubblicata nel 2012, in cui si evidenzia che gli ictus cerebrali riscontrati nella ULSS 5 (quella di cui, all’epoca, facevano parte alcuni comuni della zona rossa) erano quasi il doppio della media regionale. “Nessuno, ne allora, ne dopo ha spiegato perché così tante persone perivano di ictus tra Lonigo e i comuni vicini, ma e noto che tali patologie sono correlate all’aumento del colesterolo nel sangue, provocato dal Pfoa” continua Fazio, “Per quanto riguarda quanto sia successo agli operai Miteni vi rimando alla ricerca epidemiologica del 2019, dei dottori Paolo Girardi e Enzo Merler, sulla “mortalita in soggetti di sesso maschile esposti ad acidi polifluoroalchilici con elevata dose interna di acido perfluoroottanoico”, che documenta morti e malattie gravissime tra le fila di questi sfortunati lavoratori, mai informati di cio cui andavano incontro”.

Le origini dell’inquinamento

Tra i Pfas il più importante (e pericoloso) è il Pfoa: negli acquedotti che servono la provincia di Vicenza, Verona e parte di quella di Padova è stato rinvenuto in concentrazioni ben superiori alla soglia limite. L’inquinamento di Pfas in Veneto è stato scoperto nel 2013 quando sono arrivati i dati “bomba” del Cnr che lo svelavano in tutta la sua entità: le analisi avevano rilevato concentrazioni di Pfoa fino a 2000 ng/l nella zona di Trissino (Vicenza) nel bacino di Fratta Maggiore mentre un decreto del ministero della Salute del 2004 fissa i limiti a 500 ng/l. Una storia lunga, quella della fabbrica Miteni di Trissino, che per oltre trent’anni ha sversato nei fiumi del paese vicentino i residui della lavorazione di pentole antiaderenti, Goretex e carta da forno.