Acqua e microplastiche, così il BpA arriva nelle verdure che mangiamo

MICROPLASTICHE BPA VERDURE

 

Il BpA, il Bisfenolo A, contamina le verdure attraverso la microplastica presente nelle acque di irrigazione. Safe, Food advocacy europe, organizzazione europea a tutela dei consumatori soprattutto in materia di sicurezza alimentare, ha pubblicato un documento in cui citando studi scientifici mette in evidenza come il BpA, un plastificante considerato interferente endocrino, entri nella catena alimentare attraverso le nano particelle di plastica che inquinano le acque di superficie. Uno scenario aggravato dalla stessa contaminazione da microplastiche dei suoli: in questo caso i microscopici frammenti di Bisfenolo A potrebbe essere assorbiti dai terreni attraverso i fanghi di depurazione, usati in agricoltura come fertilizzante.

Il BpA, come ha stabilito recentemente l’Efsa, rappresenta un rischio per la salute del consumatore a tutte le età perché può avere effetti dannosi al sistema immunitario. Tanto è vero che ad aprile scorso l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha rivalutato la pericolosità di questo composto plastico – ampiamente usato nei contenitori a contatto con gli alimenti come le lattine delle conserve di pomodoro e tonno – ha abbassato la dose giornaliera tollerabile (TDI) di BpA a 0,2 nanogrammi (0,2 miliardesi di grammo) per chilogrammo di peso corporeo al giorno, sostituendo il precedente livello temporaneo di 4 microgrammi (4 milionesimi di grammo) per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Una riduzione di quasi 20mila volte: segno che il BpA non deve essere ingerito dai consumatori.

A metà settembre poi la Commissione europea ha annunciato che sta preparando un regolamento per vietare l’uso del bisfenolo A nei contenitori alimentari di plastica, e negli imballaggi rivestiti, tra cui le lattine per le tonno e pomodoro. Ricordiamo che ad oggi è vietato l’uso di BpA nei biberon e nelle tettarelle pediatriche.

BpA nell’insalata e nei pomodori

Nel documento pubblicato da Safe (scarica qui) vengono elencati diversi studi scientifici che mettono in correlazione l’uso di acque inquinate da nano e microplastiche e la presenza di BpA nelle verdure irrigate e coltivate.

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Tra novembre 2021 e dicembre 2022, si legge nel position paper di Safe, sono state condotte analisi nella regione alpina italiana dell’Alto Adige sulla presenza di microplastiche nei principali fiumi e in alcuni torrenti d’alta quota. La presenza di microplastiche è stata riscontrata in tutti i fiumi e torrenti monitorati, anche se la concentrazione complessiva non era elevata ed era paragonabile ad ambienti fluviali simili in Italia o in Europa, mentre era inferiore alle concentrazioni riscontrate nei grandi fiumi.Ciò dimostra – scrivono da Safe – che le microplastiche possono essere trovate anche in aree scarsamente popolate e non industrializzate come le regioni alpine dell’Ue. Il BpA si accumula nel terreno, soprattutto in terreni ricchi di ferro, cadmio e piombo, e molti studi hanno evidenziato che il BpA disperso nell’ambiente (acqua e suolo) viene biodegradato da un’ampia varietà di ceppi batterici, e in tempi che vanno dai 12 ai 20 giorni la sua pericolosità è elevata”.

Il passaggio e l’accumulo del BpA nelle piante attraverso il terreno è stato più volte dimostrato in letteratura, ricorda Safe.In uno studio di Hai et al. (2013), è stata studiata la crescita di alcune piante di soia in terreni contaminati da BpA. Analizzando la lunghezza, la superficie, il volume e il peso (umido e asciutto) della radice, è stato possibile determinarne lo stato di crescita, mostrando l’effetto del BpA sulla crescita delle radici delle piantine di soia. Quando questi vengono trattati con basse concentrazioni di BpA (1,5 mg/l), la crescita delle radici viene migliorata; quando la concentrazione viene aumentata (17,2 – 50 64 mg/l), la crescita viene inibita. Inoltre, nello stesso studio, è stato dimostrato che gli effetti del BpA sulla crescita delle radici hanno causato un cambiamento nutrizionale relativo alla quantità di assunzione di azoto (Hai et al., 2013)”.

In un altro studio (Lu et al.(2014), sono stati analizzati la distribuzione e l’assorbimento del BPA in alcune colture alimentari, lattuga e pomodoro.Il contaminante BpA – si legge nel documento – è stato diluito nell’acqua di irrigazione con una concentrazione di 50 μg/l facendo riferimento alle concentrazioni presenti nell’acqua depurata nell’ambiente, che viene spesso utilizzata in agricoltura a causa della mancanza di acqua pulita. In questo esperimento sono stati analizzati due possibili scenari di esposizione, quello delle foglie e quello delle radici. I risultati mostrano non solo l’importanza della via di esposizione, ma anche la distribuzione più o meno equa del contaminante nelle parti edibili della pianta, soprattutto se l’esposizione è avvenuta tramite contatto con le foglie, come ad esempio attraverso l’irrigazione”.

Safe: “Includere l’effetto cocktail per tutelare il consumatore”

Alla luce delle evidenze scientifiche Safe chiede alle autorità europee una maggiore armonizzazione delle norme a tutela del consumatore nella Ue, un miglior coordinamento tra il Regolamento Reach (che disciplina l’uso delle sostanze chimiche) e la normativa sui Food contact materials, i Moca ovvero i materiali e oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti, per quanto riguarda gli interferenti endocrini e chiede che la legislazione comunitaria prenda finalmente in considerazione il cosiddetto effetto cocktail, ovvero la sommatoria di basse dosi di più contaminanti diversi con i quali il consumatore viene in contatto quotidianamente.

Gli effetti delle sostanze chimiche sull’uomo e sull’ambiente – si conclude il documento di Safe – vengono tradizionalmente valutati sulla base delle singole sostanze, sostanza chimica per sostanza chimica. Di conseguenza, anche le misure di gestione del rischio si basano solitamente su singole sostanze tralasciando l'”effetto cocktail chimico”. È noto però che l’effetto combinato delle sostanze chimiche è maggiore e più tossico dell’effetto delle singole sostanze. Va inoltre sottolineato che le sostanze chimiche che di per sé non sono nocive possono avere effetti nocivi se combinate con altre sostanze che anch’esse lo fanno. non hanno alcun effetto da soli. Ciò significa che zero più zero più zero non è uguale a zero”