In Italia allevare polli rispettando davvero il benessere animale costerebbe 29 centesimi in più al chilo

pollo polli

Mentre il governo danese decide di eliminare gradualmente l’approvvigionamento di polli a crescita rapida per tutti gli enti e le mense pubbliche, uno studio europeo rivela quanto costerebbe allevarli seguendo gli standard dell’European Chicken Commitment

 

Il governo danese, in accordo con i principali partiti politici del Paese, ha deciso di eliminare gradualmente l’approvvigionamento di polli a crescita rapida per tutti gli enti e le mense pubbliche, promettendo di sostenere il divieto di allevamento di polli a crescita rapida a livello europeo. “Si tratta di una scelta epocale che migliorerà in modo significativo il benessere dei polli da carne” commenta Essere Animali.

Come sottolineato anche dall’ultima opinione dell’Efsa, infatti, i polli da carne a crescita rapida non possono vivere una vita in linea con standard adeguati di benessere animale, poiché, a causa della selezione genetica operata nel corso dei decenni, queste razze soffrono di una serie di problemi fin dalla nascita, dalle zoppie alle miopatie e ai problemi cardiaci. Proprio per questo motivo, le Ong per la protezione degli animali in tutta Europa – tra cui Essere Animali in Italia – si battono da anni per mettere al bando le razze a crescita rapida nella legislazione UE e promuovono l’adozione dello European Chicken Commitment da parte delle aziende coinvolte nella vendita e distribuzione di carne di pollo.

Il nuovo studio

Intanto, il nuovo studio dell’Università di Wageningen, commissionato dall’organizzazione europea Eurogroup for Animals, ha valutato l’impatto che avrebbe sui costi di produzione il miglioramento del benessere dei polli da carne negli allevamenti di sei Paesi dell’Unione europea: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Spagna. I ricercatori hanno effettuato la valutazione dei costi considerando la transizione da sistemi di allevamento convenzionali a quelli in linea con la richiesta dello European Chicken Commitment (ECC), che affronta le stesse problematiche di benessere animale messe in luce dalla recente opinione dell’EFSA: riduzione delle densità di allevamento, transizione a razze a più lento accrescimento, disponibilità di arricchimenti ambientali e utilizzo di sistemi di stordimento efficaci.

Quanto vale il benessere animale

Nel caso dell’Italia, i costi di produzione di un pollo prodotto in linea con i criteri dell’ECC sono stati paragonati a quelli di un pollo convenzionale allevato a una densità di 20 animali/m2. Tenendo conto di tutti i miglioramenti che andrebbero effettuati in allevamento e nella fase di stordimento e macellazione, un pollo con un livello di benessere pari all’ECC costerebbe solo 0,29 euro in più al chilo rispetto a uno convenzionale. Questa cifra, che rappresenta in totale un aumento di circa il 18%, è in linea con i dati che emergono nello studio per gli altri cinque Paesi analizzati.

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Ea: il peso non gravi solo sui consumatori

Secondo Elisa Bianco, responsabile Corporate Engagement di Essere Animali, “L’aumento dei costi di produzione per garantire agli animali una vita migliore non è inaspettato e il 18% rappresenta un incremento affrontabile. È però necessario che la transizione sia supportata da investimenti pubblici e, soprattutto, suddivisa sull’intera filiera, invece di gravare unicamente su produttori o consumatori. Come sta accadendo in altri Paesi europei, dalla Danimarca alla Spagna, ci auguriamo di vedere presto anche in Italia un impegno forte da parte delle istituzioni e dei supermercati per garantire ai polli e ai cittadini quei miglioramenti di sostenibilità e benessere animale che non possono più essere rimandati.”

Anche Bruxelles si è accorta del problema broiler

Lo scorso febbraio, dopo aver accolto la petizione di Animal Equality depositata presso il Parlamento europeo, la Commissione Ue ha riconosciuto che l’allevamento dei polli broiler a rapido accrescimento è problematico. La stessa Commissione ha comunicato che sta valutando le possibilità di intervento per affrontare le conseguenze negative che l’allevamento di questi animali comporta nell’ambito della revisione della legislazione sul benessere degli animali allevati, prevista entro il 2023.

Broiler e perdita di qualità della carne. La denuncia del Salvagente nel 2017

Il 90% dei polli da carne venduti sono i broiler a rapida crescita, animali selezionati per raggiungere un maxi petto in 42 giorni. Se ne vendono 7 miliardi all’anno in Europa e circa mezzo miliardo solo in Italia. Le conseguenze? Benessere animale inesistente e scarsa qualità dei petti di pollo: troppo grasso, su una carne da sempre considerata magra, e che si sfilaccia dando vita al fenomeno della “carne a spaghetti”. Il Salvagente lo aveva denunciato nel novembre 2017 (acquista qui il numero) con un test proprio sui petti di pollo