Le modalità di allattamento con biberon o tettarella dipendono anche dai materiali e dai modelli scelti. Ecco cosa occorre sapere
La maggior parte dei pediatri consiglia di allattare con il biberon a cominciare dai 6 mesi di vita del bambino, o comunque all’inizio dello svezzamento. Dopodiché andrebbe limitato gradualmente, già dai 12 mesi, solo in caso di necessità e difficoltà ad utilizzare contenitori quali tazze, bicchieri, cucchiaini. Ma come andrebbe utilizzato? Cosa bisogna sapere? Una guida pratica potrebbe aiutare mamma e papà ad utilizzare al meglio questi strumenti artificiali per nutrire il bebè. Ecco tutto ciò che serve sapere su biberon e tettarelle.
A cosa serve il biberon
Un primo sistema di supporto per l’alimentazione del piccolo è stato rinvenuto tra le raffigurazioni ceramiche dell’antico Egitto. Dalle rappresentazioni egizie si evince che già nel 1500 avanti Cristo le donne utilizzavano le corna di animali per allattare i loro bambini.
Ai design pratici e che richiamano la mammella e il capezzolo si arriverà a metà Ottocento: il primo biberon in vetro fu brevettato da CM Windship nel 1841 e si presentava intenzionalmente con la forma del seno materno.
Come dare il biberon
L’allattamento al seno è preferibile, ma non sempre possibile. È possibile anche alternare le due modalità (seno e biberon), abituando però il piccolo. L’allattamento cosiddetto misto può alleggerire il carico di lavoro di una madre, permettere di conservare il latte in frigo e regalare questa emozione anche ai padri o altre figure genitoriali o affettive.
Per allattare al meglio un bambino è importante la qualità dei materiali, sia del biberon che della tettarella.
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Ma è anche utile sapere che:
· Una poppata nei primi mesi di vita equivale a circa 180 ml di latte (mediamente si va sui due biberon al giorno);
· Può risultare utile provare all’inizio più materiali e forme, in modo da adattarsi ai migliori prodotti (meglio quelli con valvola anticoliche – Qui per capire come riconoscerle);
· Se il bambino si rifiuta di mangiare, provare altri tipi di biberon o tettarelle;
· Lasciare che il bambino sia libero, senza condizionamenti, di potersi nutrire nei quantitativi necessari (Qui una guida completa sulla frequenza ideale delle poppate);
· Il latte artificiale (quello aggiunto) prevede mediamente un misurino di polvere per 30 grammi di acqua;
· Dopo l’ebollizione andrebbe lasciato riposare per 30 minuti;
· La temperatura giusta del latte deve essere di 37 gradi circa (tiepido);
· Meglio assaggiare una goccia sul polso, prima di nutrire il piccolo;
· Scegliere una posizione comoda (Qui le posizioni e come favorire il ruttino nell’allattamento);
· Consentire al bambino di poter liberarsi con uno o più ruttini, tenendolo in posizione eretta finché non si libera (vanno bene dei colpetti dietro le spalle o dolci massaggi sulla schiena);
· Il bimbo deve sempre lasciare un po’ di latte sul fondo, in modo da monitorare il giusto quantitativo che lo sazi.
Il biberon in plastica è sicuro?
Con l’avvento della produzione di massa e l’invasione dei materiali usa e getta, il biberon in plastica ha gradualmente sostituito quello in vetro, per una loro maggiore leggerezza, resistenza, praticità e manualità.
Tuttavia, pediatri ed esperti dell’Ospedale Bambino Gesù ricordano che esiste una direttiva europea del 28 Gennaio 2011, con la quale l’Unione europea ha vietato il commercio e quindi l’utilizzo di biberon di plastica in “policarbonato”, in quanto da tale materiale può liberarsi una sostanza chiamata, tale bisfenolo A (Bpa), che può avere effetti dannosi sulla salute del bambino, in particolare sulle sue funzioni endocrine.
Quindi, solo da poco più di un decennio le aziende sono state costrette a puntare su altri materiali plastici privi di Bpa, anche se la totale sicurezza di tali materiali è ancora oggetto di valutazione.
Attualmente non sono stati invece rilevati problemi nei biberon in un materiale plastico chiamato polietersulfone.
Il silicone è sicuro?
Anche i contenitori di “silicone” e di “polipropilene”, quando vengono a contatto con il latte caldo, possono rilasciare alcune sostanze non ammesse dalla legge. Il silicone può infatti liberare “ftalati” (anch’essi ritenuti interferenti endocrini come il Bpa). Il polipropilene (è un tipo di plastica dura) potrebbe invece rilasciare il “di-isopropilnaftalene”. Tale sostanza è però contenuta negli inchiostri e nella carta riciclata, tanto da far pensare che la presenza possa derivare non dal materiale plastico, quanto dai foglietti illustrativi inseriti all’interno dei biberon.
Meglio il biberon di vetro?
Questo è un materiale inerte, che comporta notevoli vantaggi per la salute e l’ambiente:
· È resistente alle alte temperature utilizzate per la sua sterilizzazione;
· È trasparente (con il vantaggio di vedere se ci sono residui di latte durante e dopo la pulizia del biberon);
· È più ecologico delle materie plastiche;
· È resistente (i contenitori in vetro non lasciano sapori e odori, e possono essere lavati in lavastoviglie, durando anche anni).
Da tali considerazioni si deduce che sono preferibili quelli in vetro, anche se la fragilità del materiale motiva la scelta del materiale plastico, soprattutto quando il bambino è più grande e la rottura del vetro diverrebbe un pericolo. Bisogna però tener conto che alcuni prodotti sono garantiti in vetro infrangibile e di maggiore leggerezza.
Come utilizzare il biberon in plastica
Nel caso comunque si scegliesse la plastica, gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) raccomandano ai genitori alcuni suggerimenti pratici, quali:
· Non scaldare i liquidi quando sono all’interno del biberon (ad esempio, nel microonde o a bagnomaria), in quanto si può favorire la liberazione delle sostanze potenzialmente tossiche. Meglio quindi scaldare il liquido in un contenitore di vetro o di metallo e versarlo successivamente nel biberon quando ormai non è più bollente;
· Sostituire il biberon quando è usurato, in quanto la liberazione di sostanze potenzialmente tossiche, con il passare del tempo, diviene maggiore rispetto ai contenitori nuovi;
· Limitare l’utilizzo di sterilizzatori a caldo (a vapore o a microonde), preferendo quelli a freddo;
· Lavare le tettarelle di silicone a mano;
· Prestare attenzione alle etichette escludendo, a titolo precauzionale, tutti quei poppatoi i cui componenti non siano riportati sulle confezioni.
E le tettarelle?
Anche le tettarelle, ossia la parte del biberon che viene a contatto con la bocca del bambino, possono essere di fari materiali. Quelle in silicone sono trasparenti, particolarmente resistenti alle temperature elevate (che spesso si utilizzano per la loro sterilizzazione) e alla contaminazione batterica. Inoltre, non si deformano e non assorbono odori o sapori. Hanno però la caratteristica di potersi lacerare e bucare, soprattutto se il bambino le morde con i denti. Sono quindi più utilizzate nei primissimi mesi di vita.
Il caucciù è un materiale che si modella facilmente tra lingua e palato, è resistente, ma risulta poroso e per questo motivo più facilmente contaminabile con i batteri.
Quelle in lattice hanno caratteristiche assimilabili ai prodotti in caucciù, con il quale condividono anche il colore giallastro. Le tettarelle in caucciù o in lattice risultano più morbide di quelle al silicone, più resistenti alla rottura, più elastiche, ma assorbono sapori e odori. Sono più indicate per i bambini con un’età maggiore di 4 mesi.
Anche la forma ha importanza: la punta può essere piccola e arrotondata (più adatta in epoca neonatale) o a forma di petalo. Oppure inclinata o allungata, quest’ultima indicata soprattutto per i bambini dei mesi seguenti.
A volte si trovano in commercio suddivise in livelli numerici, da 1 a 4. Quelli 1 hanno il foro più piccolo e consentono un flusso di latte più lento, mentre di livello maggiore lo scorrimento sarà più rapido e il foro più largo.
In alcune tettarelle è presente una “valvola anticolica” che, durante la suzione, consente all’aria di entrare permettendo un corretto e costante flusso di latte. Il vantaggio è quello di limitare la quantità di aria deglutita dal bambino nel caso in cui il liquido esca dalla tettarella con difficoltà. Tale valvola, in alcuni modelli, è presente sul fondo del biberon.
La scelta della tettarella va comunque sempre adattata alla riposta del bambino e, una volta trovata quella giusta, non è necessario cambiarla.
Come vanno puliti?
Per un bebè sano la sterilizzazione del biberon e della tettarella non costituisce una indicazione assoluta. L’importante è garantire sempre un elevato livello di igiene attraverso un adeguato lavaggio, facendo attenzione a rimuovere tutti i residui di latte, utilizzando acqua calda, detersivo, spazzola e risciacquando scrupolosamente.
Quando vanno sterilizzati?
La sterilizzazione non è necessaria dopo i primi 4 mesi di vita, quando il bambino inizia a portare mani e oggetti direttamente in bocca. La sterilizzazione può essere eseguita “a caldo”, per l’azione del vapore che si libera durante la bollitura dell’acqua, utilizzando appositi sterilizzatori elettrici a vapore nei quali si posizionano biberon e tettarelle o attraverso l’utilizzo del forno a microonde (attraverso un contenitore in materiale idoneo che contiene acqua). Il tempo necessario è di 10 minuti.
In alternativa, possono essere sterilizzati in acqua bollente usando un recipiente di alluminio pieno d’acqua, chiuso da un coperchio, nel quale si immergono gli oggetti da sterilizzare, portando l’acqua ad ebollizione per circa 20 minuti. Gli oggetti sterilizzati vanno poi maneggiati con pinze apposite, fatti sgocciolare ed asciugare prima di essere toccati con le mani.
Esiste poi il metodo “a freddo”, chimico, che utilizza uno specifico disinfettante, liquido o in compresse effervescenti, diluito in acqua (ad esempio, il metodo Milton). La durata è di 30-90 minuti (dipende dal tipo di prodotto) e gli oggetti possono essere lasciati immersi fino al momento dell’uso, in quanto non è necessario il risciacquo. La soluzione utilizzata va rinnovata ogni 24 ore.