Allattamento al seno: qual è la frequenza ideale delle poppate?

ALLATTAMENTO POPPATE

Non esistono regole assolute su frequenza e durata delle poppate durante l’allattamento al seno. Tuttavia è importante cogliere i segnali e “ascoltare” il bebè. I consigli degli esperti

Con quale frequenza e durata si possono allattare i bambini? Questo è uno degli interrogativi che molto spesso si pongono i genitori. Ma se è vero che la poppata ha la funzione di nutrire il piccolo, non possiamo non condividere le parole del noto medico e pediatra spagnolo Carlos González.

“L’allattamento al seno non è semplicemente una fonte naturale di nutrimento, ma è anche calore e sicurezza. Si tratta di un gesto d’amore unico, vantaggioso, economico e salutare.

Il bimbo reclama il seno perché vuole il calore di sua madre, la persona che conosce di più. La cosa importante non è contare le ore e i minuti o calcolare i millilitri di latte, ma il vincolo che si stabilisce tra i due che è una sorta di “continuazione” del cordone ombelicale”.

Dunque, la parola d’ordine è: accoglienza, ma anche ascolto. Pertanto, alcune soluzioni pratiche possono dare la migliore risposta all’interrogativo. Ecco cosa raccomandano gli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù, tra i quali il dottor Guglielmo Salvatori dell’Unità Operativa Educazione Nutrizionale Neonatale e Banca del Latte Umano Donato.

La frequenza della poppata varia da bambino a bambino

Fin dalla nascita – osserva Salvatori – porre il bambino a contatto “pelle a pelle”, così come indicato dall’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e dall’Unicef, rafforza la relazione madre-figlio, permette al neonato di adattarsi meglio all’ambiente extra-uterino e favorisce l’allattamento al seno.

Per un neonato, attaccarsi al seno è un istinto innato e la frequenza e la durata delle poppate può variare molto da bambino a bambino.

Più spesso e più a lungo ha occasione di succhiare al seno, più latte viene prodotto in quanto viene stimolata la produzione di prolattina, l’ormone che induce la produzione lattea.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Dopo la nascita e il primo contatto con il seno materno, alcuni neonati dormono molto, mentre altri si nutrono spesso. Durante i primi 3-5 giorni il latte non è abbondante, ma particolarmente prezioso per la sua particolare composizione. È denso, di colore giallo/arancio ed è chiamato colostro.

Il latte di transizione precede la produzione del latte maturo che avviene a partire dalla 3° settimana di vita.

Allattare da subito

L’allattamento è correlato e interdipendente a gravidanza, travaglio, parto, accoglienza del neonato. Quello che accade durante il parto ha effetti sulla salute e sulla relazione tra mamma e bambino, come anche sulla possibilità di allattare. Non disturbare la nascita e proteggerne la naturalità rende le madri più attive, attente ai loro bambini e pronte ad allattarli. Grazie all’iniziativa dell’Unicef “Ospedale Amico dei Bambini” sappiamo che è importante non ostacolare l’avvio e la fisiologia dell’allattamento, favorendo un approccio alla nascita centrato sul nucleo familiare, sul sostegno emotivo durante il travaglio ed il parto, sulla riduzione degli interventi invasivi non necessari, con la possibilità per la mamma di bere e mangiare cibi leggeri durante il travaglio.

Dopo 2-4 giorni dal parto il seno aumenta la produzione lattea (la cosiddetta montata lattea) e da questo momento la quantità di latte prodotta dipende dal numero delle poppate giornaliere. Allattare al seno non segue infatti regole rigide.

Il consiglio è di allattare quando il bambino lo desidera e per tutto il tempo che vuole.

È consigliabile controllare l’alimentazione contando i pannolini bagnati dalle urine nella giornata. Se sono almeno 6, significa che viene assunta una quantità giusta di latte.

Inoltre, pesare il bambino una volta alla settimana può offrire un ulteriore metodo di controllo, anche se questa modalità non è più necessaria dopo le prime epoche della vita.

Sarà sufficiente osservare la crescita, valutare il benessere e continuare a contare i pannolini bagnati.

Può mangiare anche di notte?

I pasti sono in genere ugualmente distribuiti tra le ore diurne e notturne, impegnando così la mamma anche durante la notte. Le mamme accettano generalmente tale modalità di buon grado perché sanno che questi sacrifici offrono salute al proprio bambino.

Fin dai primi giorni, date le piccole dimensioni dello stomaco, le poppate sono frequenti. La suzione favorisce la montata lattea e le poppate hanno quindi un effetto positivo sulla produzione del latte. In genere il numero dei pasti varia tra 8 e 12 al giorno.

Anche dopo l’avvio dell’alimentazione complementare (detta svezzamento) il latte materno rimane un alimento importante nella dieta del bambino e le modalità rimangono le stesse: “a richiesta“.

Allattamento a richiesta

Anche il ministero della Salute fornisce alcune regole pratiche che possano aiutare a offrire i maggiori vantaggi al bambino e a risparmiare molti disagi alla mamma. L’invito è sempre quello di:

·        allattare il bambino “a richiesta”, senza seguire orari rigidi: in media, nei primi mesi i bambini poppano 8-14 volte al giorno, ma c’è una grande variabilità tra un bimbo e l’altro. Questo tipo di richiesta è normale e richiede modi per far fronte alle esigenze del piccolo tenendo conto dei bisogni di mamma e papà.

Se il bambino è allattato al seno e cresce bene l’allattamento deve essere “esclusivo” nei primi 6 mesi di vita, senza comprendere altre bevande o alimenti. Lo svezzamento, infatti, non dovrebbe essere cominciato prima del 6° mese ed è bene che l’allattamento al seno continui per tutto il primo anno di vita del bambino e fino al 2° anno ed oltre, se mamma e bambino lo desiderano.

Quanto deve durare una poppata?

La durata dipende da diversi fattori:

·        La competenza del bambino (mentre impara a succhiare, le poppate possono essere anche piuttosto lunghe);

·        Il carattere del bambino (alcuni sono piuttosto lenti nel mangiare);

·        La composizione del latte;

·        Le normali variazioni di produzione di latte nel corso della giornata o delle giornate.

La durata dipende anche da alcuni accorgimenti pratici che possono tornare utili. I pediatri consigliano di:

·        Controllare la posizione e l’attacco al seno del bambino

È utile soprattutto per la mamma, per prevenire dolore ai capezzoli, ingorgo, mastite, evitare di staccare il bambino dal seno prima che abbia finito. È da considerare superata e inappropriata l’indicazione di attaccarlo 10 minuti per parte. Non serve forzarlo: è il bimbo ad avvertire quando è sazio. È bene lasciare che il bambino poppi da un lato finché ne ha voglia: in questo modo riceverà anche la parte più grassa di latte che è proprio alla fine della poppata. Se avvertirà ancora fame, gli si offrirà la seconda mammella. Staccare il bambino dal seno prima che abbia finito può anche avere controindicazioni per la mamma, favorendo la comparsa di ragadi;

·        Non dare al bambino altri alimenti oltre al latte materno per i primi 6 mesi compiuti

Non ha bisogno neanche dell’acqua. In questa fase della vita, infatti, quando avverte la sete si attacca al seno prendendo quello che viene definito il “primo latte”, meno grasso e più ricco di acqua e zuccheri;

·        Essere consapevoli che l’uso di tettarelle artificiali, biberon e ciucci, soprattutto nei primi mesi di vita può interferire con l’allattamento;

·        Non lavare il seno prima e/o dopo ogni poppata

Il seno è provvisto di ghiandole che provvedono a una disinfezione naturale dell’areola. Non sono necessari particolari prodotti per la pulizia: basta la normale igiene della mamma.

·        Incoraggiare il bambino

Se il bambino si addormenta facilmente mentre è al seno, può essere incoraggiato a riprendere a poppare fino a che è sazio, usando la compressione del seno.

Come capire se ha poppato a sufficienza

Frequenza e durata possono dipendere anche dalla sazietà. Capire se ha poppato abbastanza può essere utile, ed è una delle maggiori fonti di preoccupazione. Per affrontare al meglio questa tipologia di insicurezze, il consiglio degli esperti è quello di cogliere dei segnali, per essere sicuri che il bebè stia mangiando abbastanza. Tutto procede bene se:

·        Una volta rientrate a casa dal parto il bambino si sveglia per i pasti almeno 8 volte nelle 24 ore, facendo capire chiaramente che ha fame;

·        Il bambino emette normalmente poca urina concentrata nei primi giorni, in particolare prima che giunga la montata lattea della mamma. Le urine saranno però chiare e abbondanti 6 o più volte al giorno dopo all’incirca la quinta giornata di vita;

·        Le feci, scure nei primissimi giorni, hanno assunto un colore giallognolo e sono soffici;

·        Riprende il peso della nascita entro le prime 2 settimane di vita;

·        Il bambino è soddisfatto e rilassato dopo le poppate;

·        I seni o i capezzoli non fanno male.

Le raccomandazioni dei medici

Le quantità dipendono anche dalla qualità, di conseguenza dallo stile di vita e dai comportamenti della mamma. Un bambino libero di poppare quando lo desidera si trova a suo agio. Per questo occorre:

·        Smettere di fumare e bere alcol

Durante l’allattamento, la mamma può mangiare ciò che desidera. Ma dovrebbe smettere di fumare e bere alcolici. Per smettere di fumare esistono servizi dedicati. È possibile ottenere informazioni chiedendo al personale del proprio consultorio familiare o al proprio pediatra o medico di famiglia, oppure telefonare al numero verde 800 554 088 dell’Istituto superiore di sanità (Iss);

·        È consigliato mettere il bambino nella stanza con mamma e papà

Può essere utile mettere il lettino a contatto con quello dei genitori, togliendo una sponda e fissandolo al lettone. In questo modo si ottiene un letto a tre piazze noto come letto “a sidecar”;

·         Dopo la poppata evitare assolutamente di mettere a dormire il bambino direttamente nel lettone dei genitori in quanto aumenta il rischio di Sids (Sindrome della morte improvvisa infantile).