Cosa si rischia per il mancato pagamento delle rate del leasing auto

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Auto in leasing: cosa comporta il mancato pagamento delle rate e quali sono le strade che possono essere percorse dai creditori. La risoluzione del contratto e la restituzione dell’auto: quando si configura un reato.

Tra le forme di finanziamento più moderne c’è leasing, solitamente utilizzato per l’acquisto di automobili. Scegliendo questa opzione l’acquirente può godere del bene, in questo caso la macchina, pagando un corrispettivo mensile stabilito in sede di sottoscrizione per un numero di chilometri concordato (all’anno o totale) e un periodo di tempo definito. Chi acquista, dunque, si impegna a pagare regolarmente le rate mensili e ad utilizzare l’automobile nel limite massimo di chilometri previsti nell’accordo. Può capitare, tuttavia, che vi siano dei mancati pagamenti delle somme dovute, con l’acquirente che rischia dei provvedimenti. In linea generale, chi non paga un debito può essere citato in giudizio e condannato al pagamento delle somme dovute, più eventuali more, dal giudice civile. Qualora non dovesse essere pagato anche quanto stabilito dalla sentenza, si passerà al pignoramento dei beni del debitore. Nel caso in esame del leasing, inoltre, sono previste delle ulteriori garanzie a tutela del creditore.

Mancato pagamento del leasing

Prima di arrivare alle conseguenze più estreme previste per chi non paga il leasing e alle pronunce in merito della Corte di Cassazione, soffermiamo la nostra attenzione sulle prime operazioni che possono essere messe in atto dal creditore che si trova in presenza di una rata non corrisposta dal debitore. Iniziamo subito col dire che l’omesso pagamento della rata del leasing rappresenta un inadempimento contrattuale, in seguito al quale il creditore può inviare all’utilizzatore del bene una diffida scritta con cui gli contesta il ritardo nel pagamento. Siamo ancora nella fase iniziale e, dunque, il creditore concede solitamente un periodo di tolleranza al debitore per consentirgli di regolarizzare il pagamento. Tale periodo, inoltre, può variare a seconda dei casi e delle volontà del creditore. Molto spesso, nel caso specifico del leasing, le società si affidano per il recupero crediti a dei call center esterni, in quella che comunque non  rappresenta un’operazione con strascichi giudiziari, ma che è prettamente informale. Questo vuol dire che se il debitore paga quanto dovuto entro il periodo di tolleranza indicato, non subirà degli aggravi di spese per procedure legali. La diffida scritta non rappresenta la prassi prevista dalla legge per il recupero dei crediti, ma solo una procedura consuetudinaria della quale il creditore ha anche la possibilità di non avvalersi. Se così fosse, potrebbe decidere di rivolgersi direttamente al giudice civile.

 

Quali sono le sanzioni previste

Superato lo step descritto in precedenza, quello dell’invito bonario, e al permanere della situazione debitoria, il creditore può richiedere al tribunale l’emissione di un decreto ingiuntivo. Tale ricorso non viene inizialmente comunicato al debitore, il quale prenderà coscienza della situazione solo dopo che verrà emessa dal tribunale l’ingiunzione di pagamento. È dunque con questo documento formale che il giudice intima al debitore il pagamento delle rate non corrisposte, con l’aggiunta degli interessi e delle spese legali sostenute dal creditore. Per il decreto ingiuntivo sono previste delle tempistiche ben precise:

  • deve essere notificato al debitore entro 60 giorni dalla sua emissione;
  • il debitore, una volta ricevuta la notifica, ha 40 giorni di tempo per pagare;
  • è sempre entro 40 giorni dalla notifica dell’ingiunzione che il debitore potrà presentare un’opposizione al giudice che lo ha emesso, rivolgendosi dunque ad un avvocato. Si apre, in questo modo, un regolare giudizio di accertamento del creditore.

Trascorsi i termini indicati e in assenza di un pagamento o di un’opposizione, il decreto ingiuntivo sarà da considerarsi come definitivo e irrevocabile. Terminata questa fase senza aver ricevuto il pagamento che gli è dovuto, il creditore potrà procedere con il pignoramento dei beni del debitore.

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La segnalazione come cattivo pagatore

Come si diceva in apertura, l’omesso pagamento delle rate del leasing conferisce al creditore delle ulteriori forme di tutela rispetto agli altri debiti non corrisposti. Ecco dunque che un’altra importante conseguenza per l’omesso pagamento delle rate di un leasing è la segnalazione del debitore nelle banche dati dei cattivi pagatori come, ad esempio, la Crif. A tal proposito si ricorda che le società di leasing sono da considerarsi al pari di altri soggetti finanziatori, come le banche. Il debitore, da par sua, ha soltanto il diritto ad essere informato dell’inserimento nella banca dati dei cattivi pagatori. Dovrà, nello specifico, ricevere una comunicazione – solitamente via SMS – nella quale viene informato sull’accaduto. Finché il debitore non viene informato, l’iscrizione non potrà considerarsi valida. Essere in queste liste è un problema non di poco conto per il debitore che, da lì in avanti, avrà sempre maggiore difficoltà nell’ottenere finanziamenti e prestiti da tutti gli istituti di credito.

Il pignoramento dei beni

Soffermiamo ora l’attenzione sul pignoramento dei beni del debitore cui si fa ricorso quando, anche dopo la notifica del decreto ingiuntivo, non viene corrisposto quanto dovuto al creditore. La procedura standard è quella per la quale il primo bene del debitore su cui rivalersi sia un quinto del suo stipendio o della pensione, per poi arrivare fino al suo conto corrente bancario o alla casa. Qualora il debitore sia un libero professionista sarà possibile invece andare a pignorare i crediti che lo stesso vanta nei confronti dei clienti. Altra possibilità è quella che il debitore sia il proprietario di un appartamento in affitto: in tal caso si procede al pignoramento dei canoni di locazione percepiti.

Risoluzione del contratto di leasing

Le società di leasing, in presenza di somme scadute e non versate da parte del cliente, possono avviare il decreto ingiuntivo e il pignoramento anche quando solo una rata non è stata corrisposta. Le stesse, tuttavia, hanno anche altre possibilità d’azione, con la mossa tipica in caso di debitori inadempienti che è quella della risoluzione del contratto. Questo vuol dire che l’utilizzatore dell’auto inadempiente dovrà pagare tutte le restanti rate – anche quelle non ancora scadute – in un’unica soluzione. Con la risoluzione del contratto, infatti, la società di leasing ha il diritto di pretendere l’immediata restituzione del debito finanziato, aggravando di fatto la posizione del debitore inadempiente. Si sottolinea, tuttavia, che questa strada non è sempre percorribile dalle società di leasing, ma, in base a quanto previsto dall’articolo 137 della legge 124/2017, solo in caso di grave inadempimento, ovvero:

  • almeno sei canoni del leasing mensili non pagati;
  • almeno due canoni trimestrali, anche non consecutivi, non pagati;
  • solo per il leasing immobiliare, è sufficiente che il mancato versamento sia pari, nell’importo, al numero di canoni in precedenza indicati.

Non è poi da escludere che nel contratto di leasing, cui occorre prestare grande attenzione in sede di sottoscrizione, possa prevedere delle clausole differenti per la risoluzione anticipata causata dal mancato pagamento delle rate. Spesso, infatti, alcune società di leasing prevedono che il creditore possa avvalersi automaticamente della risoluzione del contratto semplicemente comunicandolo al debitore, con una diffida di pagamento e il decorso di almeno 15 giorni per adempiere.

Mancato pagamento: cosa succede al bene

Se il cliente di una società di leasing non paga le rate del bene che ha in utilizzo, la macchina in questo caso, e viene disposta la risoluzione del contratto, il debitore dovrà restituire immediatamente l’automobile. La richiesta di riconsegna dovrà essere formalizzata in un’apposita comunicazione inviata con raccomandata a/r o con Pec.

Una volta che la macchina è stata restituita, la società di leasing può metterla nuovamente in vendita. In caso questa venisse acquistata da un altro soggetto, sarà compito della società di corrispondere al precedente proprietario (il debitore inadempiente) quanto ricavato dalla vendita – effettuata ai valori di mercato – con la sottrazione:

  • della somma pari all’ammontare dei canoni scaduti e non pagati fino alla data della risoluzione;
  • dei canoni a scadere, solo in linea capitale;
  • del prezzo pattuito per l’esercizio dell’opzione finale  di acquisto;
  • delle spese anticipate per il recupero  del bene, la stima e la sua conservazione per il tempo necessario alla  vendita.

Qualora il debitore non restituisse l’auto, commetterebbe il reato di appropriazione indebita. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione nella sentenza n.50733/2016 che ha sottolineato che non pagare le rate del leasing e non restituire l’auto costituisce un illecito. “L’inottemperanza – dice la Suprema Corte – alla richiesta di restituzione di un bene preso a noleggio, a fronte dell’inadempimento dell’utilizzatore, implica la rilevanza penale della condotta nonostante il mancato esercizio della clausola risolutiva espressa prevista dal contratto”. ll mancato pagamento delle rate del leasing auto, dunque, nasce come una materia tipica del diritto civile, ma al verificarsi delle condizioni descritte, si sposta nel penale.