In Europa, in agricoltura, vengono utilizzati ancora troppi pesticidi ritenuti dannosi per la salute, come il glifosato. Ma esistono anche politiche nazionali intelligenti che puntano a vietarli o a ridurli tramite la tassazione. Gli esempio positivi di Lussemburgo e Danimarca
In Europa vengono utilizzati ancora troppi pesticidi ritenuti dannosi per la salute, come il glifosato. Senza contare quelli illegali che riescono comunque a entrare, come racconta il Salvagente nel numero di marzo. Fortunatamente, esistono anche politiche nazionali intelligenti che puntano a vietarli o a ridurli tramite la tassazione.
Il divieto del Lussemburgo sul glifosato
Roger Dammè del Mouvement écologique, racconta al Salvagente la decisione del Lussemburgo di vietare completamente il glifosato: “Il divieto del glifosato è stato un segnale forte da parte del nostro governo. L’impegno ad abbandonare il glifosato verso alternative meno dannose è stato scritto nell’accordo di coalizione 2018-2023. Anche se la principale lobby degli agricoltori (convenzionali) si è fortemente opposta alla decisione di non prorogare le autorizzazioni per i prodotti contenenti glifosato, il dibattito sull’argomento sorprendentemente non è durato a lungo dopo la rimozione dei prodotti”.
Dammè aggiunge che l’abbandono del glifosato è ora addirittura enfatizzato da alcuni sindacati contadini che lo vorrebbero come criterio di qualità in un nuovo sistema di certificazione della qualità dei prodotti agricoli, che è in discussione in parlamento. “Sembra che gli agricoltori dipendano meno dal glifosato rispetto all’industria chimica” spiega l’attivista, che aggiunge: “Dal punto di vista del consumatore, non poter più acquistare prodotti con glifosato non era un vero problema. Da diversi anni la vendita di pesticidi nei negozi e nei supermercati è già limitata in modo tale che questi prodotti non sono più disponibili come self service; devi chiedere attivamente a un venditore per ogni prodotto specifico”.
Secondo l’attivista lussemburghese, però, “la stragrande maggioranza dei consumatori non sa molto di questi prodotti e l’industria fitofarmaceutica chiaramente approfitta di questa situazione, in particolare con la (buona) reputazione di Roundup/Glyphosate come erbicida ad ampio spettro: i prodotti denominati «Roundup» continuano ad essere venduti nei negozi, anche se il glifosato è stato sostituito in esso da altre sostanze”.
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Danimarca: qui la tassazione aumenta per i pesticidi più dannosi
Spostandoci in Danimarca, qui la spinta della legge a ridurre l’utilizzo dei pesticidi è stata quella di far leva sulla tassazione, come racconta al Salvagente, Rikke Lundsgaard della Danish Society for Nature Conservation: “I pesticidi più dannosi sono quelli più tassati. La nocività è misurata in termini di rischio per le persone che applicano i pesticidi, rischio di residui negli alimenti e rischio di lisciviazione nelle acque sotterranee o superficiali”. Rispetto alle sostanze su cui esistono studi contrastanti e quelle che le autorità europee classificano come “potenziali cancerogene”, le autorità danesi seguono principalmente la classificazione dell’Echa (Agenzia europea delle sostanze chimiche) e dell’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare. “Non applicano studi nazionali a meno che questi non siano sottoposti a peer review” spiega Lundsgaard, “per quanto riguarda le deroghe, le autorità danesi a volte consentono l’applicazione di sostanze vietate a determinate colture. Un esempio è il Diquat nelle patate, per il quale è stata concessa una deroga per tre anni consecutivi. Noi della Società Danese per la Conservazione della Natura ci siamo ripetutamente lamentati di questa pratica”.
Ma quali sono i pesticidi sono tassati di più? “In generale, gli insetticidi sono nella fascia alta della tassazione” risponde l’attivista, che aggiunge: “Il nostro atteggiamento, in generale, è che se i pesticidi richiedono una tassa più alta per ridurne l’uso, dovrebbero essere banditi del tutto”.