Cosa sappiamo del rafano, la radice medicinale degli antichi

RAFANO

Il rafano (Armoracia rusticana) è una radice appartenente alla famiglia della Brassicaceae, fonte di beta-carotene, luteina e numerosi composti volatili responsabili del suo sapore pungente.

La sua radice viene utilizzata principalmente per creare salse e insaporire piatti, sia di carne che di pesce. Ha numerose proprietà e benefici, tra cui quelle antibatteriche e secondo alcuni addirittura antitumorali. Chiamato anche barbaforte o cren, è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Crocifere, originaria dell’Europa dell’Est. Cresce principalmente in ambienti umidi e freschi, per questo è possibile trovarla presso i corsi d’acqua anche in Italia, allo stato selvatico. Conosciuta da molto tempo come pianta medicinale, già Plinio il vecchio (I secolo d.C.) ne consigliava il consumo al termine di un pasto pesante per favorire la digestione. Veniva utilizzata, ai tempi, per prevenire e alleviare lo scorbuto, grazie all’elevato contenuto in vitamina C.

Proprietà nutrizionali

Un cucchiaio di rafano pronto al consumo (circa 15 g) apporta circa 7 calorie e:

  • 12,76 g di acqua
  • 0,18 g di proteine
  • 0,10 g di lipidi, fra cui 0,013 g di acidi grassi saturi, 0,020 g di acidi grassi monoinsaturi e 0,051 g di acidi grassi polinsaturi
  • 1,69 g di carboidrati, fra cui 0,5 g di fibre e 1,20 g di zuccheri
  • 3,7 mg di vitamina C
  • 0,058 mg di niacina
  • 0,014 mg di acido pantotenico
  • 0,011 mg di vitamina B6
  • 0,004 mg di riboflavina
  • 0,001 mg di tiamina
  • 9 µg di folati
  • 0,2 µg di vitamina K
  • 37 mg di potassio
  • 8 mg di calcio
  • 5 mg di fosforo
  • 4 mg di magnesio
  • 0,12 mg di zinco
  • 0,06 mg di ferro
  • 0,019 mg di manganese
  • 0,009 mg di rame

Tra i composti che hanno maggiormente effetti benefici sull’organismo si possono indicare alcuni componenti bioattivi come i glucosinolati e i loro derivati, responsabili dell’effetto piccante e lacrimogeno della radice. Il contenuto dei componenti bioattivi varia molto sulla base delle parti della pianta (foglie e radici), nonché sulla base della specie, della stagione e del grado di maturazione.

Il rafano contiene anche polifenoli, come luteina, kempferolo e quecertina, appartenenti tutta alla classe dei flavonoidi.

Coltivazione

La pianta appartiene alla famiglia botanica delle crucifere, insieme a cavoli, senape e rucola. Il suo fiore è composto da 4 petali posizionati a forma di croce e la loro coltivazione varia dal bianco al giallo al violetto, a seconda della varietà. La pianta può crescere sino ad un’altezza di 1 metro e la radice può arrivare a svilupparsi fino a 50 cm. A seconda della fase di sviluppo della pianta, le sue foglie saranno differenti. Quando la pianta ha circa 1 anno, infatti, le foglie sono ondulate e dentellate, mentre ai 2 anni di età diventano più lunghe e lobate. Le foglie giovani sono commestibili come lo è la radice, la parte sicuramente più utilizzata per le sue proprietà. La sua coltivazione è molto sviluppata in Oriente, ma anche in Europa dove vi sono buone produzioni. In genere viene coltivata da piccole piantine, posizionate a distanza di 30 cm l’una dall’altra e impiantate in file lontane. Il mese per eseguire il trapianto è l’inizio della primavera, quindi da marzo in poi.

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Proprietà e benefici del rafano

Tra le proprietà del rafano si possono citare sicuramente quelle diuretiche, antinfiammatorie e rilassanti per i nervi. Ciò lo rende utile in caso di infezioni batteriche e spasmi. I suoi composti volatili sembrano inoltre essere dotati di proprietà antiossidanti e detossificanti; hanno, tra le altre cose, la capacità di stimolare la secrezione degli enzimi digestivi presenti nella bocca, nello stomaco e nell’intestino, favorendo in tal modo una buona digestione.

Dal punto di vista nutrizionale è una buona fonte di vitamina C e potassio. I principali benefici potrebbero essere così sintetizzati:

  • antiossidante: è ricco di molecole antiossidanti tra cui singrina, che contrasta l’attività dei radicali liberi e riduce il rischio di malattie croniche come diabete 2 e le malattie cardiovascolari;
  • antibatterico: l’isotiocianato di allile, un liquido oleoso contenuto nel rafano, è in grado di contrastare la crescita di batteri, sebbene il meccanismo di azione non sia ancora stato del tutto chiarito. Tale composto è anche responsabile del suo classico odore pungente;
  • digestivo: favorisce la digestione e aumenta l’appetito, stimolando il rilascio della bile dalla colecisti;
  • depurativo: favorisce la diuresi, migliorando l’eliminazione delle tossine e la ritenzione idrica;
  • allevia raffreddori e problemi respiratori.

Al consumo di rafano sono quindi attribuite diverse azioni benefiche, per esempio anche nella prevenzione di infezioni dell’apparato urinario grazie alla sua azione antimicrobica. Gli isotiocianati, inoltre, hanno la funzione di difendere la pianta da parte di microrganismi e funghi, esercitando azione fungicida.

Rimedio contro le macchie della pelle

Uno dei suoi possibili utilizzi è quello di essere un rimedio contro le macchie della pelle. Che si tratti di vitiligine, macchie scure, efelidi o pitiriasi, il rafano è considerato un possibile rimedio naturale. Si potrà infatti preparare una lozione a base di rafano grattuggiato, insieme a 200 ml di aceto di vino messo a macerare in una brocca. Questo può rivelarsi un valido alleato ad uso topico contro le macchie della pelle: bisognerà lasciare riposare la lozione per un giorno intero, filtrarla e tamponare le macchie con il liquido ottenuto.

Protezione contro i danni ossidativi

Uno studio condotto da Gafrikova et al. ha studiato l’impatto dell’estratto di Armoracia rusticana e i suoi componenti nella protezione dei linfociti umani dal danno ossidativo. La protezione del danno al Dna è un importante meccanismo coinvolto nella prevenzione del cancro, motivo per il quale si studiano spesso composti alimentari in grado di essere benefici per l’uomo da questo punto di vista. Lo studio in questione ha utilizzato l’estratto acquoso di radice di A. rusticana e due flavonoidi per pretrattare i linfociti. Tali linfociti sono stati poi posti a contatto con perossido d’idrogeno, che normalmente induce danno cellulare, per valutare la protezione fornita dal pretrattamento. I risultati hanno condotto alla conclusione che i linfociti trattati con A. rusticana erano protetti dal danno ossidativo: il danno è stato infatti ridotto significativamente, dal 78% al 35,75%. Allo stesso modo, una concentrazione non genotossica di kaempferol e quercetina hanno ridotto il danno ossidativo di una percentuale altrettanto buona. Si è concluso, sulla base di questo studio, che A. rusticana, kampferol e quercetina possono agire come antimutageni. I meccanismi molecolari alla base della loro attività probabilmente sono spiegati dalle loro attività antiossidanti.

Isotiocianati e attività antimicrobica

Un ulteriore studio condotto dall’Irccs Centro Neurolesi di Messina, in collaborazione con il Crea-aa e il Cnrs, ha valutato il ruolo degli isotiocianati nello svolgere un’attività antimicrobica. In particolare, dato che esistevano già numerosi studi sull’attività antimicrobica contro patogeni di origine alimentare, poco si sapeva rispetto alle proprietà antimicrobiche contro patogeni umani. La recensione si è premurata quindi di raccogliere studi che si concentravano su questo argomento. La revisione ha suggerito che gli isotiocianati esercitano un ampio spettro di azione contro i batteri Gram-positivi e Gram-negativi, sebbene siano più efficaci rispetto ai secondi, in particolare ceppi di E.coli. Il meccanismo antimicrobico avverrebbe influenzando l’integrità della membrana e gli enzimi coinvolti nell’equilibrio redox e nel metabolismo dei batteri, fino a determinarne la morte.

Rimedio contro la sinusite

Con sintomi simili a quelli del raffreddore, la sinusite è una condizione la cui causa principale è rappresentata da un’infezione delle vie aeree, di tipo virale, batterico o dovuta ad allergie. Esistono diversi rimedi naturali per contrastare la condizione, dato che un’alimentazione sana ed equilibrata può contribuire a ridurre la sintomatologia. In particolare, sostanze come vitamine, minerali, flavonoidi e acidi grassi essenziali, che sostengono le difese immunitarie e svolgono azione antinfiammatoria, potrebbero essere molto utili in questo caso. Questo è il motivo per cui il rafano può essere considerato un valido alleato, in quanto il suo contenuto in flavonoidi e vitamine rafforza di molto il sistema immunitario.

Attività antiossidante

Una ricerca di Al Aboody e Mickymaray ha analizzato l’efficacia antiossidante e battericida in vitro di 15 spezie comuni, tra cui proprio il rafano. In particolare, i risultati dell’analisi fitochimica hanno mostrato che le 15 spezie selezionate contengono una potenziale fonte antiossidante di metaboliti secondari, come polifenoli e flavonoidi, che possono fornire una base per i farmaci moderni. In particolare, rispetto agli 11 uropatogeni selezioni sono state indicate le quattro spezie più efficaci, tra cui A.calamus, A.rusticana, C.spinosa e A.galangal. In seconda posizione, il rafano si è dimostrato quindi come uno dei più potenti antiossidanti e antimicrobici contro i patogeni che causano infezioni del tratto urinario. Si potrebbe dire che il successo di questo modello preclinico possa essere tradotto direttamente nella sperimentazione clinica, dopo analisi farmacocinetiche e farmacodinamiche complete.

Le spezie sono state inoltre definite come erbe sicure dall’American Food and Drug Administration.

Controindicazioni e avvertenze

Il consumo di rafano è sconsigliato nelle persone che soffrono di problemi renali e di stomaco, oltre che in gravidanza. Nel maneggiare la radice bisognerebbe fare attenzione perché può provocare lacrimazione e, in alcuni soggetti, congiuntivite, irritazioni e mal di testa. Si consiglia anche di non eccedere con il consumo, dal momento che sono stati descritti effetti negativi sulla tiroide a causa della capacità degli isotiocianati di legare e trattenere lo iodio. In particolare, l’Efsa avrebbe stabilito come dose giornaliera accettabile 0,2 mg/kg di peso corporeo. Il rafano non dovrebbe inoltre essere consumato prima dei 4 anni d’età, e il suo essere irritante nei confronti del tratto digerente lo rende sconsigliabile in caso di ulcere gastrointestinali, malattie infiammatorie intestinali o altri problemi dell’apparato digerente.

Usi

In considerazione del suo particolare sapore, questo alimento è molto apprezzato in cucina sia nella preparazione della carne che del pesce. Inoltre, è utilizzato spesso come sostituto del wasabi, salsa giapponese usata come condimento.

Il rafano è una spezia che trova impiego in molte cucine regionali, specie quella lucana, in cui viene aggiunta grattuggiata ai piatti. Spesso è anche l’ingrediente principale delle salse utilizzate come condimento di piatti a base di carne tipici della cucina ebraica, tedesca, sudtirolese, friuliana e veneta.

La parte più utilizzata della pianta è sicuramente la radice, dal sapore dolce e allo stesso tempo piccante, che esercita un effetto balsamico. Oltre al suo uso alimentare, negli ultimi anni si è assistito ad un crescente interesse per le sostanze in esso contenute che lo hanno visto protagonista di diversi settori, agroindustriali e farmaceutici. Grazie al suo abbondante contenuto in perossidasi, inoltre, ha trovato impiego nel campo della biologia molecolare e della diagnostica.

Da un punto di vista medico, il rafano è un importante attivatore del sistema immunitario grazie al suo contenuto in vitamina C. Essendo anche un buon antibiotico naturale, può essere utilizzato contro i malanni stagionali quali raffreddore, influenza e tosse. Ha forte azione mucolitica, essendo in grado di liberare tutto l’apparato bronco-polmonare da muco e catarro. Viene anche utilizzato in creme o impacchi che aiutino a lenire le infiammazioni della pelle, come irritazioni, escoriazioni o scottature di lieve entità. L’uso topico deve essere comunque effettuato con moderazione e seguendo sempre i consigli di un esperto in materia di fitoterapia o medicina naturale.

Come cucinarlo

Il rafano è difficilmente reperibile, ma può essere acquistato in alcune bancarelle del nord Italia, in ipermercati ben forniti o online. La radice si può grattuggiare a crudo, avendo cura di bagnarla con del succo fresco di limone. Si può aggiungere a insalate e misticanze, insieme a julienne di barbabietole, sedano e carote. Si può consumare anche nella famosa “salsa al cren”, per accompagnare pietanze e secondo piatti, molto apprezzata in Veneto e in Ungheria. Si può grattuggiare il rafano anche in modo molto fine per rendere più deciso il sapore di una semplice maionese. Può essere utilizzato anche come aromatizzante finale sulla pasta al pomodoro, o si può far cuocere insieme alle patate e ad altre verdure dal sapore morbido, per dar vita a vellutate invernali. Ideale anche per preparare tisane digestive e depurative.