Dopo aver detto nel 2018 che il genoma editing andava regolamentato come gli altri organismi geneticamente modificati, la Corte di giustizia Ue fa retromarcia con una sentenza che apre la strada ai cosiddetti “nuovi Ogm”. L’esperto Gianni Tamino spiega perché la decisione è assurda dal punto di vista scientifico
Dopo aver detto nel 2018 che il genoma editing andava regolamentato come gli altri organismi geneticamente modificati, la Corte di giustizia Ue fa retromarcia con una sentenza che apre la strada ai cosiddetti “nuovi Ogm”.
Cosa ha detto la Corte
Nello specifico, la Corte ha stabilito che il genoma editing, la pratica di modificare il Dna di un organismo vivente, senza l’aggiunta di un Dna estraneo, non viola le regole Ue sugli Ogm. Secondo i giudici, i derivati da tecniche mutagene di moltiplicazione in vitro di cellule vegetali o animali isolate (note come mutagenesi in vitro) devono essere esentati dall’applicazione della normativa sugli Ogm, ogni volta che i processi di mutazione del materiale genetico siano figli di tecniche/metodi di mutagenesi caratterizzate da applicazioni costanti e con una “lunga storia di sicurezza”.
Le reazioni pro e contro
Esulta Copa-Cogeca, che rappresenta gli interessi di aziende e cooperative agricole europee, di cui fa parte anche Coldiretti: “L’agricoltura europea ha bisogno di accedere ai benefici dell’innovazione per essere più sostenibile e raggiungere l’ambizione stabilita nel Green Deal europeo”, scrive in una nota l’organizzazione, secondo cui “I selezionatori di piante dovrebbero poter prendere in considerazione alcune tecniche di mutagenesi nei loro programmi di selezione, riducendo di circa 10 anni il tempo di commercializzazione”. Mentre, come riporta AgrifoodToday, Conféderation paysanne, l’organizzazione di piccoli agricoltori francesi che aveva attivato il caso, protesta: “La Corte di giustizia dell’Unione europea ha ceduto alle multinazionali delle sementi e alla Commissione europea”.
Il parere dell’esperto Gianni Tamino
Al di là delle legittime prese di posizione politiche, è interessante sapere cosa ne pensa un esperto come Gianni Tamino, docente emerito di Biologia generale all’Università di Padova, oggi membro dei Comitati Scientifici dell’Associazione medici per l’ambiente- ISDE, e in passato membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie.
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Professor Tamino, cosa pensa della sentenza della Corte di giustizia Ue?
Quello che ha deciso la Corte è assurdo. Non c’è nessuna differenza tra il genoma editing e gli Ogm, da questo punto di vista. In entrambi i casi, si tratta di inserire una determinata sequenza genetica all’interno di sequenze preesistenti.
La sentenza associa le mutazioni casuali in vivo e quelle in vitro (usate nel genoma editing) e fa riferimento a mutazioni che possono verificarsi naturalmente durante la vita degli stessi organismi come giustificazione della sentenza.
Non ha senso parlare di mutagenesi spontanea e naturale. Un conto sono le mutazioni spontanee che avvengono in natura, o per esposizioni sostanze chimiche, come farmaci o fitofarmaci, o a radiazioni. In ogni caso, parliamo di mutazioni non previste e non controllate. Il genoma editing invece si fa in laboratorio con uno scopo ben preciso. Ma dal punto di vista dell’operazione, non c’è differenza con gli Ogm.
Perché?
Anche se la modifica alla sequenza la faccio in vitro e poi la inserisco nel dna, invece che farla direttamente lì, non cambia nulla. Così come non cambia il fatto che la sequenza inserita non venga da organismi vegetali o animali diversi ma sia frutto di modifica in laboratoria. Anzi, essendo artificiale, può essere anche peggio.
Qual è il problema?
Come ha scritto il premio Nobel per la fisica, Renato Dulbecco in una discussione con il sottoscritto pubblicata da Repubblica il 21 novembre del 2002, introducendo un nuovo gene in una sequenza, la funzione del nuovo gene e degli altri viene alterata in una maniera del tutto imprevedibile.
Ma la sentenza darà il via libera solo a mutagenesi caratterizzate da applicazioni costanti e con una “lunga storia di sicurezza”.
Questa può essere una scappatoia per impugnare la sentenza in futuro. Come si fa a dimostrarla questa lunga storia?
Forse si farà riferimento a piante che in un determinato contesto hanno fatto una mutazione naturale simile a quella riprodotta in laboratorio.
Il discorso è uguale. Una volta che cambi la sequenza, l’organismo può comportarsi in maniera diversa anche in base agli stimoli esterni e ambientali. Insomma, bisognerebbe dimostrare che la stessa variazione operata in luoghi diversi da soggetti diversi, non crea per lungo tempo problemi. È quasi impossibile.
Eppure la Corte Ue toglie al genoma editing i legacci previsti per i vecchi Ogm
Con questa sentenza, la Corte Ue, che tra l’altro contraddice quanto da essa stessa detto pochi anni prima, si comporta come se non esistesse il principio di precauzione in Europa. Posso ipotizzare che in questo cambio di posizione abbia avuto un peso la pressione delle lobby e gli enormi interessi economici favorevoli al genoma editing.