La rivalutazione sparita dalla pensione di gennaio

pensioni

Caro Salvagente,

speravo di trovare un piccolo aumento sulla mia vecchia pensione di anzianità ma non solo ho trovato alcun aumento al 2 gennaio 2023, rispetto al mese di gennaio 2016 (ben 7 anni fa!), ma la mia rendita Inps risulta più bassa di 29 euro. In compenso, oltre ai disagi e alle maggiori spese sostenute dalle famiglie a causa del Covid, sono già aumentate tasse e Irpef locali, il pieno di benzina, le autostrade, i biglietti dei bus (25% in più). E qualcuno nel governo invita pure ad avere “orgoglio e ottimismo”!

Corrado Panella, Roma

Non era mai accaduto in passato che senza neanche una lettera di spiegazioni o un semplice avviso magari alle Poste o in banca o sui giornali, si procedesse alla liquidazione del rateo di pensione in misura “sostanzialmente” diversa da quanto atteso.

A gennaio 2023, come ogni anno al primo giorno “bancabile”, tutte le pensioni avrebbero dovuto essere rivalutate in rapporto al tasso d’inflazione calcolato nel 2022. Non tutte le pensioni, a nostro parere ingiustamente, hanno diritto alla stessa percentuale di rivalutazione del trattamento in essere. La rivalutazione piena era attribuita soltanto a importi inferiori a 4 volte il trattamento minimo: 2.101, 52 euro “lordi”. Con le imposte a carico, si parla anche di pensioni, sempre considerando la composizione del nucleo familiare, di circa 1.500 euro al mese! Per i pensionati titolari di reddito superiore, e comunque suddiviso in fasce reddituali, la rivalutazione si decurtava in maniera proporzionale: più riscuoti, meno prendi di rivalutazione.

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Il prevedibile ritardo nell’approvazione della legge di bilancio ha determinato l’impossibilità di fare questa quantificazione. E per milioni di cittadini la pensione è stata liquidata nella misura corrisposta nel mese precedente.

La rivalutazione sarà messa in pagamento, con gli arretrati maturati da gennaio 2023, “probabilmente” già a febbraio o a marzo.

Ci sia consentito di esprimere in chiusura un nostro modesto punto di vista. È da 11 anni, dal governo Monti/Fornero che i pensionati italiani vedono assottigliarsi la loro capacità di fare fronte agli aumenti del costo della vita; da quando, per intenderci venne interamente bloccata su gran parte delle pensioni, la rivalutazione  per il 2012 e 2013.

Nessun governo si è fatto carico del problema, ci si è solo nascosti dietro la fantomatica promessa di una riforma del sistema pensionistico.

Solo negli ultimi 12 anni  chi è titolare di una pensione di 2.500 euro “lordi” ha perduto più di 12.000 euro di rivalutazione e il danno si proietta in crescita per il prossimo decennio.