Acrillamide, il cancerogeno tabù: sapete come scegliere il caffé?

ACRILAMMIDE FRITTURA

Il caffè è uno degli alimenti che contiene più acrilammide tra quelli che consumiamo. E i suoi sostituti non ci risparmiano di certo la quantità di questo cancerogeno. E allora?
Prima di tutto occorre distinguere tra la tipologia di caffè che si consuma, dato che non tutti sono uguali e poi è bene guardare l’etichetta: cultivar differenti hanno diverse quantità di acrilammide. Tra arabica, robusta e blended ci sono molte differenze, così come ce ne sono nei tipi di tostatura.

Quanto sappiamo dell’acrilammide, il cancerogeno che si forma quando molti degli alimenti che portiamo in tavola, sia industriali che casalinghi, subiscono la cottura?
L’Europa ancora non riesce a fissare dei limiti obbligatori per i produttori e le industrie cercano in molti modi di rimandare il momento in cui dovranno fare i conti con restrizioni che garantiscano la salute dei consumatori. E così oggi per chi acquista una confezione di biscotti o un sacchetto di patatine fritte, delle fette biscottate o una cialda di caffè (tanto per fare solo pochi esempi), è difficile avere certezze.
Con la dottoressa Chiara Manzi, nutrizionista, oscar per la salute 2018 e massima esperta in Europa di Nutrizione Culinaria e autrice del libro Acrilammide, il cancerogeno tabù (Art Joins Nutrition Editore), continuiamo il viaggio settimanale per conoscere meglio questo rischio e imparare a scegliere bene gli alimenti (e i metodi di preparazione migliori) che ci consentano di tenerci alla larga da questo pericoloso contaminante di processo.