La carne rossa fa male… Un bicchiere di vino è consentito… 5 miti alla prova

MITI

Anche questa settimana proviamo ad analizzare alla luce delle conoscenze scientifiche dieci miti alimentari noti e generalmente accettati per validarli o per creare dei dubbi.

 

I Miti spesso sono la nostra coperta di Linus, il nostro salvagente perché ci possiamo autoassolvere o premiare. Sono per questo considerati importanti, diffusi, immortali. Si dice di una persona “sei mitico” ma si intende dire “sarai immortale nel tempo”. Si dice è caduto un Mito come per dire che è venuta meno una pietra angolare, un cardine, vedere cadere un Mito può dare soddisfazione a chi non ci crede, ma può ugualmente deprimere chi ne ha fatto un esempio del proprio comportamento. Non vanno negati, affermati, o glorificati, ma vanno compresi, contestualizzati nel tempo e nel luogo, e vanno discussi perché in fondo c’è sempre un po’ di verità.

La scorsa settimana avevamo analizzato i primi 5 miti di un immaginario decalogo dei più diffusi, questa settimana completiamo l’opera.

 

Un bicchiere di vino al giorno è consentito

FALSO/VERO Il vino è da sempre una bevanda che ha avuto uno spazio speciale nel nostro patrimonio di memoria e di esperienza. La Bibbia lo ricorda con Noè, è focale nel momento dell’Eucarestia, abbiamo modi di dire come “il vino fa buon sangue”, “a San Martino ogni mosto è vino” e così via. Insomma, alla parola vino non possiamo essere sordi. È di questi giorni la decisione che l’Unione Europea permetterà all’Irlanda di aggiungere sulle etichette di vino, birra e liquori che sono “pericolosi per la salute”. Le autorità irlandesi potranno usare avvertenze come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. Indubbiamente se viene consentito di apporre tali avvertenze significa che ci sono basi scientifiche a dimostrarlo, ma occorre sempre valutare il sottile confine che esiste tra consumo equilibrato e di qualità e il semplice abuso di alcol. È l’alcol il reale pericolo; è un composto per sua natura infiammatoria, soprattutto è il fegato, l’organo che fa da laboratorio metabolico e tutto quello che arriva, alcol, droghe, farmaci, contaminanti etc., dove sono lavorati, accumulati, trasformati ad averne i maggiori danni. Come ogni medaglia abbiamo anche un rovescio positivo. Nel vino, senza ricadere nel paradosso del resveratrolo, va ricordato che contiene degli antiossidanti simili a quelli dell’olio extravergine di oliva, Vitamine come la A, il gruppo B,  Sali minerali come Calcio, Fluoro etc. Insomma, il vino è una fotografia “liquida” del vigneto, dell’uva, della storia di uno Chateaux e dei procedimenti di vinificazione usati. Di solito contiene sino al 16% di alcol, è una bevanda ipercalorica per gli zuccheri contenuti, ma un consumo giusto, consapevole e fatto da adulti sani può essere ammesso, tanto che è previsto nella Dieta Mediterranea. L’errore è confonderlo con i superalcolici dove l’alcol arriva anche al 40% e oltre, per cui parliamo di una vera “offesa” metabolica al nostro fegato prima di ogni altro organo. I superalcolici sono meno legati ad abbinamenti sensoriali e gastronomici per cui il rischio di abusarne è maggiore. Alla domanda se il vino consumato nel modo consapevole può essere utile, la risposta è positiva. Certo possiamo avere gli stessi vantaggi salutistici da frutta e verdura, ma “meditare” con un calice di centrifugato di zucchina fra le mani non fornirà lo stesso piacere e il grado di socializzazione di un buon calice di vino. Ricordiamo sempre che il consumo di alcol per il nostro fegato non potrà mai essere considerato del tutto privo di rischi.

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Ridurre le calorie giornaliere in eccesso ti allunga la vita

VERO Il nostro organismo nasce come macchina perfetta, o quasi, ma come sempre chi la guida e non fa manutenzione la rende sempre meno efficiente e funzionale nel tempo. Le calorie che ci occorrono sono calcolabili in maniera molto realistica specie rispondendo sinceramente a cosa consumiamo, a quanto mangiamo e cosa facciamo dopo. Il nostro fabbisogno giornaliero si potrebbe quasi assimilare ad un computo metrico. Una parte del mondo – quella occidentale, industrializzata – vive un momento storico dove le tecnologie di trasformazione rendono, fatte le debite eccezioni, difficili i momenti di carestia. Purtroppo, tutto questo ci porta ad uno spreco di risorse alimentari,  un maggiore impatto ambientale e ci induce ad aumentare le entrate caloriche senza una corrispondente uscita. Morale della favola la nostra meravigliosa macchina si sporca, il nostro motore metabolico si squilibra, il nostro organismo si deteriora e il primo segnale spesso è sovrappeso, obesità, a cui seguono patologie metaboliche e riduzione prima della qualità della vita e poi della sua lunghezza in assoluto. Insomma, l’eccesso di calorie non è né utile né positivo e abbiamo due scelte: ridurre quelle introdotte e/o aumentare il loro consumo con attività fisica, sport etc. La parola dieta ha da sempre una accezione negativa, viene sempre vista come riduzione o sacrificio, per molti ci si consola con “mi resta solo la buona tavola per essere felice”. È però sinonimo di abitudine, nulla vieta di introdurre anche 10.000 calorie al giorno, ma si deve essere disposti come i grandi nuotatori olimpici a fare otto ore di vasche al giorno. Il nostro organismo per giunta tende a conservare per la paura inconscia di avere difficoltà di approvvigionamento, anche se non ne avremmo davvero bisogno. È meglio ricalcolare il nostro stile di vita, rivedere i consumi e introdurre quanto serve e una volta quantificato dedicarsi a scegliere prodotti di qualità, salutistici, ricchi di principi utili. Si può, insomma, mangiare di meno ma  mangiare meglio. Evitando l’eccesso di calorie, regolando lo stile alimentare all’orario, evitando di essere sempre vicino alla tavola, al bar, accanto ai vender di snacks, etc. ma riallineando l’orologio metabolico con quello delle attività e migliorando ciò che mangiamo, molto probabilmente faremo fare al nostro organismo una cura di ringiovanimento molto più sorprendente di quanto ci si possa aspettare.

 

Mangiare carne rossa non è assolutamente salutistico

FALSO/VERO Gli erbivori hanno intestini lunghi fino a 20 volte la lunghezza del tronco mentre i carnivori si limitano a moltiplicare per 5 la lunghezza del proprio tronco, ma nel caso dell’uomo si ha un valore di circa 10 per cui siamo a mezza strada tra erbivori e carnivori ed infatti siamo considerati degli onnivori o meglio ancora dei frugiveri che si nutrono cioè di frutta, semi o verdure. Del resto, un pasto semplice da preparare e in un certo senso anche povero viene anche definito come un pasto frugale. Intestini diversi per scopi diversi, per cui un erbivoro ha necessità di ricavare quanto più può da ciò che ingerisce e allungare l’intestino gli permette di allungare anche il tempo di contatto con gli alimenti vegetali. Nei carnivori il cibo è quasi da considerarsi come un semifinito, questo significa che si può assorbire tanto in un breve intestino. L’uomo con l’evoluzione si è trasformato da preda di carnivori a  predatore, il suo intestino si è adattato riducendosi ma non diventando così efficiente come quello dei carnivori puri. Purtroppo, l’evoluzione alimentare è stata più veloce per cui sulla tavola sono  aumentati i prodotti carnei a discapito delle quote di frutta, verdura o semi e oggi ci troviamo ad avere un intestino troppo lungo per essere dei carnivori rimanendo frugiveri. Un intestino che ha una lunghezza tale da avere tempi di contatto con i prodotti carnei eccessivi, significa avere un maggiore rischio dal mangiarli. In effetti, la quota è troppo elevata e sulla tavola più che la carne rossa è troppo frequente il consumo di prodotti conservati. La nostra evoluzione ci ha portato a superare il limite del tempo, delle stagionalità e della carestia per cui siamo diventati sempre più bravi a conservare per i tempi bui oppure a godere di certi prodotti anche fuori stagione. Nel caso degli insaccati l’abuso di alcuni additivi provoca maggiori rischi e oggi un panino veloce, uno snack salato non si nega a nessuno. L’allarme della carne rossa è partito da aree culturali dove la cottura della carne su fiamma diretta, ad esempio, aumenta i rischi per la presenza di sostanze che non dovrebbero esserci. Dove il contorno, che per noi mediterranei significa verdura, pomodori e olio extravergine di oliva, viene spesso surrogato da salse e prodotti ultra-trasformati che non rappresentano la migliore scelta come alleati per la nostra salute. L’ideale è un consumo equilibrato di carni rosse, la scelta di cotture non stressanti, l’accompagnamento con fonti di antiossidanti e Vitamine e l’abbinamento con l’attività fisica. Ricordiamoci che anche la leonessa più affamata, in natura deve conquistarsi il suo pasto e non ricorre certo all’acquisto in rete di tagli di carne.

 

Il colesterolo è da sempre il nostro nemico numero 1

FALSO Si ha sempre bisogno di nemico da affrontare, di un qualcosa da cui difenderci e il colesterolo ha da tempo questo ruolo. “Colesterol free” o prodotti senza colesterolo sono sia comuni sul mercato che nel nostro immaginario. Non è raro il caso di sentire nel proseguo di una chiacchiera “da scompartimento ferroviario” lo scambio dei valori di colesterolo e dei metodi più o meno empirici per ridurlo. Chiediamoci una cosa: se è così pericoloso perché l’evoluzione non lo ha scartato? È successo nell’uomo di fare delle scelte come la perdita della coda, di non avere delle vestigia di membrane fra le dita, di avere un simulacro dell’intestino erbivoro raffigurato dall’appendice; eppure, il colesterolo non si è riusciti a buttarlo via. La risposta è: perché ci serve; la natura sceglie ciò che è funzionale e il colesterolo svolge ruoli non secondari. Ad esempio, serve a produrre diversi ormoni, fa parte delle membrane cellulari conferendo quella elasticità necessaria a non essere come David Zen degli anni ’80. Senza colesterolo avremmo qualcosa in meno e tiroide, fegato etc. sarebbero in difficoltà, averne troppo di quello cattivo, ugualmente, ci crea problemi non da poco. Ecco che nella seconda parte della conversazione ferroviaria si distingue il colesterolo cattivo LDL da quello definito buono HDL dove si dovrebbe parlare delle proteine, per cui il primo è la causa dei depositi e delle placche che chiudono i vasi con gravi rischi per la salute mentre il secondo è lo “spazzino” che elimina il colesterolo riportando al fegato che lo scarica nella bile. Purtroppo, per il colesterolo c’è un fattore ereditabile che non possiamo controllare, ma molto si può fare sull’alimentazione e l’attività fisica per tenerlo a bada. Ricordiamo che prima si parte con uno stile di vita sano e più in là sorgono i problemi dovuti al troppo colesterolo. Vivere una stagione da cicala significa poi non avere una lunga vita come formica. Per tanti il colesterolo è spesso sinonimo di uova, ma un uovo che pesi mediamente 50-55 g contiene 7 g di proteine e circa 200 mg di colesterolo e se parliamo di solo tuorlo parliamo di 500 mg di colesterolo. Se consideriamo 100 g di prosciutto crudo ne ritroviamo circa 56 mg, nel salmone ne abbiamo circa 65 mg. Per chi consuma latte i livelli di colesterolo sono di circa 30 mg per etto, solo 19 nel latte di bufala. Occorre dire che come sempre il fai-da-te non è consigliato: i livelli che vediamo riportati come limiti guida di non oltre 200 mg/dl per gli adulti sono un dato generalista. Ognuno di noi è un universo a sé stante, il valore di colesterolo dipende dall’età, dalla familiarità, dalle patologie in atto, dallo stile di vita che seguiamo, dal rischio cardiovascolare che si può originare dal fumare etc. per cui il medico di famiglia è colui che potrà dare il giusto consiglio da seguire.

L’olio di cocco è la nuova panacea per la salute

FALSO Ci sono di tanto in tanto delle mode che si riaffacciano e delle novità che provano a essere primattori, fra queste l’uso dell’olio di cocco trova sempre più spazio. Intanto, il costo non è proprio basso e si può andare da 20 a 30 euro per litro, in funzione della qualità, se invece parliamo di olio per uso cosmetico si salta a circa 60 euro per litro. Esiste anche un cocco vergine ovvero prodotto per spremitura e non estrazione con solventi e si può trovare anche un olio di cocco biologico. In estate è un prodotto liquido, da conservare in frigo, ma che a basse temperature tende a solidificare. 100 g di olio di cocco contengono 87 g di grassi saturi e solo 6,3 g di acido oleico. Contiene appena 0,9 mg di Vitamina E ed è tutto formato o quasi da un grasso saturo come l’acido laurico con 45 g circa per etto. Questo grasso saturo è ottimo per essere riscaldato ad alte temperature e si candida come sostituto di burro, che ne contiene appena 2,6 g per etto, e margarina per produrre dolci da forno. Le controindicazioni dipendono dal fatto che è ricco di saturi che sappiamo non essere salutari per il nostro sistema cardio-vascolare. Le linee guida suggeriscono di non introdurre oltre il 10% delle calorie quotidiane con i grassi saturi, questo perché fa aumentare il colesterolo “cattivo” per cui non è il migliore alimento da mettere in tavola. Se consideriamo l’olio di cocco dal punto di vista cosmetico o esterno, il nostro olio di cocco è veramente utile. Usato in molte parti del mondo, ricavato dalla palma da cocco, è tipico delle isole tropicali. Questo grasso combatte smagliature, l’acne e i brufoli per le sue capacità antimicrobiche e, inoltre, fa produrre collagene ed elastina così da essere un naturale anti-age per la pelle da usare all’inizio con piccoli dosaggi per verificare che ci siano intolleranze fastidiose.