Ad agosto scorso un decreto del governo Draghi aveva frenato gli aumenti delle bollette energetiche prevedendo lo stop alle modifiche unilaterali dei contratti da parte dei gestori. Sulla scia di quel provvedimento l’Antitrust aveva sanzionato diverse aziende ma adesso la giustizia amministrativa pone un limite e molto probabilmente dà il via agli aumenti in bolletta
I fornitori di energia elettrica non possono modificare unilateralmente le condizioni di un contratto quando questo è ancora “in vita” ma possono tranquillamente farlo quando l’accordo arriva a scadenza. A dirlo è il Consiglio di Stato al quale si è rivolta Iren per contestare la fondatezza di un provvedimento cautelare con cui l’Antitrust ha costretto al compagnia (e altre) a fare marcia indietro sulle modifiche unilaterali dei contratti.
Prendiamo ad esempio un consumatore che ha sottoscritto un’offerta scontata nel 2020 (con scadenza nel 2022) diventata – alla luce degli aumenti – troppo onerosa per la compagnia: secondo il Consiglio di Stato, la compagnia non poteva aumentare il costo pattuito nei due anni, ma per farlo doveva aspettare la scadenza naturale dei due anni.
L’ultima parola spetterà al Tar Lazio, ma quel che è certo per i giudici amministrativi è che l’Antitrust ha interpretato in modo estensivo la norma contenuta in decreto del governo Draghi (Aiuti bis) con la quale era stato sospeso fino al 30 aprile del 2023 l’efficacia sia delle clausole contrattuali che consentono alle società di vendita di modificare il prezzo di fornitura sia delle comunicazioni di preavviso, salvo che le modifiche si siano già perfezionate prima dell’entrata in vigore del decreto stesso.
Che cosa dobbiamo aspettarci adesso? Probabilmente i gestori decideranno, nel caso di offerte che arrivano a scadenza, di inviare una nuova proposta di tariffa. Il consumatore, poi, può sempre decidere di cambiare fornitore. Tuttavia è molto più probabile che le aziende aspetteranno la decisione del Tar Lazio che dovrebbe arrivare entro febbraio.