Babbo Natale di cioccolato, il test tedesco: da Lidl a Kinder, i marchi con elevata presenza di Mosh

babbo natale di cioccolato

Dicembre è il mese del cioccolato e durante il periodo delle feste, quasi in ogni casa fa capolino un babbo natale di cioccolato. La rivista tedesca Öko Test ha fatto analizzare 23 marchi tra cui alcuni venduti anche in Italia, e ha trovato idrocarburi degli oli minerali

 

Dicembre è il mese del cioccolato e durante il periodo delle feste, quasi in ogni casa fa capolino un babbo natale di cioccolato. La rivista tedesca Öko Test ha fatto analizzare 23 marchi tra cui alcuni venduti anche in Italia, alla ricerca di impurità. E purtroppo in alcuni casi sono stati trovati “Babbi natale” pesantemente contaminati da componenti di olio minerale, tre anche con Moah, una sostanza particolarmente discutibile: il grande gruppo di questi idrocarburi di olio minerale aromatico comprende infatti anche sostanze cancerogene.

I Moah

La Commissione Ue ha fissato i valori di riferimento per i Moah. In base a ciò, gli alimenti con un contenuto di grassi o oli più elevati, come il cioccolato, dovrebbero essere ritirati dal mercato se contengono più di 1 mg/kg di Moah. Tre Babbo Natale di cioccolato nel test sono leggermente al di sotto di questo valore, ma tra questi nessuno è venduto in Italia.

I Mosh

Ma le analisi hanno ritrovato contaminazione da olio minerale da idrocarburi saturi (Mosh), in tutte i babbi Natale di cioccolato. E tra questi ci sono i prodotti al cioccolato al latte di Lindt (che invece va bene con la linea vegan) e Kinder Ferrero, oltre al babbo Natale di Aldi. Tutti questi prodotti citati, pur raggiungendo la sufficienza complessiva nel giudizio, hanno un livello di presenza di oli minerali ritenuta “elevata” (pari a una rilevazione da 2 a 4 mg/kg)

“Mosh” sta per acronimo inglese di Mineral Oil Saturated Hydrocarbons (idrocarburi di olio minerale saturo). I componenti appartenenti al gruppo Mosh sono le paraffine (idrocarburi a catena aperta) e i nafteni (idrocarburi ciclici). Questi provengono direttamente dal petrolio o sono formati attraverso l’idrogenazione di aromatici e altre reazioni durante la raffinazione. In particolare, la presenza di Mosh non è ancora regolamentata in Ue. Per valutare i prodotti esistono indicazioni dell’Autorità tedesca di controllo alimentare degli Stati federali secondo cui la quantità di Mosh non deve superare i 9 mg/kg.

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Cosa dice l’Efsa

Se volessimo essere maggiormente prudenti dovremmo considerare anche che le poche agenzie che finora si sono occupate del rischio di migrazione (insieme alla citata autorità tedesca c’è anche quella belga) sottolineano che questi due idrocarburi degli oli minerali non dovrebbero essere mai presenti negli alimenti destinati ai bambini. Se è vero che da un punto di vista strettamente normativo i prodotti che abbiamo analizzato non possono essere definiti “baby food” è anche vero che i principali consumatori di questi alimenti sono proprio i bambini. Secondo l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, e l’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR), Mosh e Moah hanno un diverso potenziale tossicologico. I primi possono essere facilmente assimilati dall’organismo e accumularsi nei tessuti adiposi: in esperimenti con ratti hanno portato a danni in alcuni organi. L’assunzione di Moah, invece, dovrebbe essere generalmente evitata in quanto si tratta di “un potenziale cancerogeno”.

Cosa accade in Italia

La Commissione europea ha ammesso che ci sono enormi difficoltà nel definire metodiche analitiche sufficientemente standardizzate e in grado di fornire risultati affidabili sulla presenza e la tossicità di queste molecole.

Tuttavia, con una raccomandazione numero 84 del 2017, l’Unione europea ha dato mandato agli Stati membri di svolgere un’attività di monitoraggio su Mosh e Moah a cui ha aderito anche l’Italia. Il nostro paese ha adottato un piano di sorveglianza gestito direttamente dal ministero della Salute con il supporto dell’Istituto superiore di sanità.

Sotto la lente del piano ci sono alimenti contenenti grassi animali, pane e panini, prodotti da forno fini, cereali da colazione, cibi di confetteria (compreso il cioccolato) e cacao, pesce, prodotti a base di pesce (pesce inscatolato), cereali destinati al consumo umano, gelati e dolci, semi oleosi, pasta, prodotti derivati dai cereali, legumi secchi, insaccati, frutta a guscio, oli vegetali, nonché i materiali a contatto con gli alimenti.

 

A che punto è l’Unione europea

La Francia ha preso molto sul serio l’allarme lanciato da Foodwatch investendo su analisi indipendenti che hanno confermato i dati preoccupanti.

Nell’aprile del 2022 la Direzione Generale Salute della Commissione europea ha approvato un documento sui Mosh e Moah (qui il documento) basato sul report di Foodwatch.

Bruxelles ha reso noti quali potrebbero essere i potenziali limiti di Mosh e Moah negli alimenti, lasciando intendere che si stia lavorando a un prossimo regolamento comunitario, piuttosto atteso, e a questo punto urgente.

Foodwatch ha annunciato una apertura da parte dell’Unione europea che avrebbe accettato così di limitare gli oli minerali in tutti i prodotti alimentari. “Si tratta di un passo cruciale per la sicurezza alimentare, ma non sufficiente” – ha commentato l’organizzazione, che caldeggia per “un regolamento vincolante” affinché garantisca “l’assenza di Moah rilevabile in nessun alimento nell’Unione europea”.

In quella riunione di aprile, Matthias Wolfschmidt, direttore Strategia Internazionale Foodwatch ha ricordato “la diffusa presenza di oli minerali nocivi negli alimenti che è nota da anni. Ancora i colossi alimentari Danone, Nestlé e Unilever hanno minimizzato il tema della contaminazione degli alimenti con oli minerali ai danni della salute pubblica di milioni di cittadini europei. Infine, gli esperti sono convinti che occorrano limiti massimi per tutti i prodotti alimentari”.

Il test del Salvagente sulle merendine

Nell’aprile 2020 il Salvagente ha pubblicato i risultati dei test da laboratorio relativi a una serie di merendine vendute in Italia. Anche lì era stata rilevata la presenza di idrocarburi degli oli minerali.