L’intervento dell’Antitrust che con una censura che stride con l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di stampa interviene a gamba tesa sul test dell’olio extravergine condotto da questo giornale. Per Stampa romana è “come se l’Antitrust descrivesse un giornalismo a confini delimitati. Si può trattare tutto tranne i temi industriali ed economici che riguardano le aziende”
I test danno fastidio, questa non è una novità . Raccontare quello che troviamo con analisi serie e rigorose di laboratorio, con tanto di numeri, risultati e nomi dei prodotti è un lavoro giornalistico che fanno in pochi. Non lo fanno le grandi televisioni, pubbliche o private che siano, sempre preoccupate dei contratti pubblicitari e delle azioni legali. E anche questa non è una novità . E di certo non lo possono fare i cronisti che non hanno una più che efficiente copertura legale, dunque è escluso che possano realizzare questo tipo di informazione la grande marea di collaboratori pagati pochi euro a pezzo come quelli che oramai riempiono le pagine dei giornali.
Ma è il nostro modo di fare giornalismo da 31 anni, da quando esiste questa testata. Che dia fastidio lo sappiamo da molto tempo e negli anni sono stati diversi i tentativi di grandi aziende e di loro associazioni di imbrigliare i test comparativi, ce li ricordiamo tutti, sventati in forza di un articolo della Costituzione, il 21, che garantisce i diritti (e anche i doveri) della stampa.
Oggi il tentativo si ripropone anche se in maniera più subdola. Invocando l’intervento di Autorità che dovrebbero regolare il mercato, la sua pubblicità e i suoi trust, aziende dell’olio come la Coricelli e associazioni dei consumatori come il Codacons hanno imboccato una strada diversa. Che ha portato l’Autorità guidata da Roberto Rustichelli a un provvedimento nei nostri confronti di censura dopo il test sull’olio extravergine di oliva. Chi volesse saperne di più può leggere l’editoriale che pubblichiamo sul Salvagente di settembre e perfino rileggersi il test che ha dato origine a questo intervento. Se avesse ancora curiosità potrà capire anche le strane origini di questa insolita unione tra industriali e associazioni dei consumatori.
Certo è che l’intervento a gamba tesa dell’Antitrust su un lavoro giornalistico non è passato sotto silenzio e tra i primi a reagire sono stati i colleghi di Stampa Romana, attraverso le parole del segretario Lazzaro Pappagallo.
Di olio extravergine non si parli
“Il Salvagente non si può occupare di olio d’oliva confrontando i prodotti sul mercato perché altererebbe la concorrenza violando il Codice del consumo – ha riassunto efficacemente il sindacato – L’Antitrust interviene così sul lavoro dei colleghi di una testata storica che si è sempre occupata di tutela dei consumatori e di confronto tra i prodotti”.
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Un intervento che a Stampa romana appare chiaro: “È come se l’Antitrust descrivesse un giornalismo a confini delimitati. Si può trattare tutto tranne i temi industriali ed economici che riguardano le aziende”.
Un tentativo pericoloso perché, come sottolinea l’associazione “Il giornalismo libero è un diritto garantito dalla Costituzione limitato da leggi che escludono la censura e certamente non includono interventi autorizzativi di autorità statali. Riteniamo questo precedente molto grave e invitiamo la comunità delle colleghe e dei colleghi a comprendere questo rischio e a sostenere i colleghi nella loro battaglia a informare correttamente i cittadini”.
Il parere di Stampa romana
Stampa Romana in un parere messo a disposizione del Salvagente ha ribadito la correttezza del nostro comportamento.
Il parere integrale del sindacato lo trovate qui. Si legge tra l’altro che “Lo scopo dell’inchiesta giornalistica era dimostrare come alcuni degli oli extravergine in commercio non sopravvivano con la stessa classe di qualità alla commercializzazione, nelle condizioni normali di vita allo scaffale“. Esattamente quello che abbiamo fatto, anche a giudizio di Stampa romana.
E, lo ribadiamo, nonostante con un provvedimento decisamente vago l’Antitrust sembri proibirci di continuare a condurre e a pubblicare test comparativi, è quello che continueremo a fare. Se ne facciano una ragione le aziende e le loro associazioni, da quelle dell’olio a tutte quelle che si sono accodate a questo giudizio inedito e hanno invocato interventi analoghi dell’Antitrust.