Glifosato, Monsanto non ha mai dimostrato la sua “innocenza”

GLIFOSATO
Glifosato

Un giudice del Texas ha negato la presunzione di innocenza a Monsanto perché non ha mai provato che il RoundUp, l’erbicida a base di glifosato, non fosse cancerogeno a lungo termine

Se in Europa il glifosato ha ricevuto di recente una nuova assoluzione da parte dell’Echa (secondo cui non è cancerogeno), negli Usa dopo la sentenza della Corte federale secondo cui l’epa ha ignorato il rischio cancro associato all’esposizione all’erbicida, la nuova pres di posizione di un giudice texano è destinata ad aprire nuovamente il dibattito sulla pericolosità del RoundUp e, soprattutto del suo principio attivo.

La sentenza è stata pronunciato nell’ambito del processo a carica della multinazionale intentata da una coppia di cittadini: per Monsanto l’accusa è quella di aver provocato il linfoma non Hodgkin al marito della coppia. A determinare la patologia – secondo l’accusa – è stata proprio l’esposizione intermittente all’erbicida tra il 1987 e il 2018.

Il giudice: Monsanto doveva dimostrare di essere innocente

La posizione del giudice è chiara: “La Monsanto ha chiaramente dimostrato che i prodotti RoundUp e il principio attivo, il glifosato, erano in vendita e quindi utilizzati percentuale legalmente  approvati dal governo federale e dall’agenzia federale”, ha affermato il giudice Rosenthal. “Ma la Monsanto non ha adempiuto all’onere di dimostrare l’assenza di controversie di fatto rilevanti per determinare se ‘rispettasse tutte le procedure e i requisiti federali pertinenti in materia di licenza e approvazione pre-commercializzazione’ come necessari per avere diritto alla presunzione di innocenza.”

In altre parole, secondo il giudice il fatto che un prodotto fitosanitario – in questo caso il RoundUp – è registrato non significa che è sicuro. Per di più, in capo a Monsanto (che adesso è stata acquistata dalla mutinazioanle tedesca Bayer) pesa l’onere di dover dimostrare che le accuse sono infondate. Invece – sostiene ancora il giudice – Monsanto non ha mai testato i prodotti Roundup, non ha mai condotto uno studio epidemiologico per valutare il legame tra formule contenenti glifosato e linfoma non Hodgkin o uno studio a lungo termine sugli animali sul rischio di cancro in presenza di tensioattivi.

La richiesta di Monsanto

La Monsanto aveva chiesto al giudice un giudizio sommario ai sensi dello statuto del Texas che prevede una presunzione di innocenza quando l’imputato non è responsabile per le lesioni di un ricorrente relative a “‘qualche aspetto della formulazione, etichettatura o design di un prodotto’ che è stato approvato da un’agenzia federale.

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La richiesta dei Chapman

dall’altro lato, la coppia di coniugi – i Chapman sostenevano che la Monsanto non avesse informato l’Epa della tossicità del suo prodotto e – cosa ben più grave – non avesse indicato in etichetta i rischi connessi all’uso e all’esposizione.