Olio, farina e burro trainano l’inflazione nell’alimentare

INFLAZIONE

Fattori interni e fattori esterni, dalla guerra in Ucraina all’instabilità economica generale alla speculazione: l’aumento dei prezzi, che ha destato e continua a destare preoccupazione non sembra destinato a placarsi. Ecco quanto ci costa

 

Un’inflazione che ha raggiunto un aumento mensile dell’1,5%, passando da un precedente 5,8% al 6,7% totale dello scorso anno. Percentuali che viste in questo modo possono non sembrare così allarmanti, ma che tradotte in cifre per le famiglie – secondo le recenti stime – possono significare un aumento della spesa annua pari a 502 euro (spese alimentari per una coppia con due figli).

Una cifra che si modifica solo in proporzione al numero dei figli: 451 per una coppia con un figlio e ben 549 euro per una coppia con tre. L’aumento si ferma a 373 euro per le famiglie tipo.

La classifica dei rincari sugli alimenti

Il primo imputato finitato sul podio degli alimenti maggiormente rincarati è l’olio (+63,5%), seguito dalla farina (17.2%) e dal burro (15,7%). Uscendo dal podio, troviamo la pasta (+14,1%), il pollame (+12,2%) e le verdure (+12%). Seguono le uova (+9,3%), i succhi di frutta (8,9%), il pane (8,4%) e la frutta fresca (+7,8%).

Apriamo una piccola parentesi sulla frutta, nella cui famiglia è spiccato in maniera decisamente incontrollata il prezzo delle pere, che ha raggiunto un aumento del 34,2 per cento rispetto al 2021.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Un altro fenomeno che ha costretto gli stessi esercenti a prendere provvedimenti con misure sulla razionalizzazione delle scorte è l’olio di girasole, scomparso dagli scaffali sin dalle prime settimane dall’inizio della guerra in Ucraina. La reazione dei consumatori di acquistare dosi importanti di prodotto per evitare di finire senza, ha causato una carenza sin da subito. Ecco perché alcune catene sono intervenute limitando l’acquisto del numero di bottiglie d’olio a persona, o meglio per conto spesa singola.

Andando ad analizzare questi dati, risalenti a marzo 2022, la situazione non migliora: a giugno il riso è stato protangonista di un aumento costante per il quarto mese consecutivo; la crisi del grano che sembra lontana da una risoluzione definitiva, continua ad impattare indirettamente sul riso, che risulterebbe un sostituto scontato degli alimenti principali a base di grano.

Vista la stagione estiva, non si può non parlare dell’aumento di un alimento fresco e tipico di questo periodo: il gelato, il cui prezzo non è stato risparmiato dagli incrementi generali. Parliamo infatti di un rincaro pari al +6,2% su coni, coppette e vaschette.

Da non dimenticare, un’altra categoria di prodotti particolarmente consumati in estate, ossia i frutti di mare, il cui prezzo è aumentato per una percentuale del +10,8 per cento.

Sulla base di questi dati e delle previsioni, il riferimento a una possibile crisi alimentare globale non suona più tanto allarmistico, considerato che parliamo di aumenti che pesano sulla testa delle persone e delle loro famiglie, costrette ancora una volta a limitare spese e consumi alimentari, a discapito spesso di una sana alimentazione e di un corretto rapporto nutrienti/cibo.