Elettrodomestici ricondizionati: una scelta per ridurre gli sprechi e l’inquinamento

elettrodomestici ricondizionati

Gli elettrodomestici ricondizionati sono un’ottima soluzione di risparmio per le tasche e di riduzione dei rifiuti inquinanti. Ma come funziona questo mercato in crescita? Come tutelarsi dal rischio di truffe? Quando conviene davvero acquistarli? La risposta a queste, e altre domande.

 

Ci sono delle immagini iconiche che caratterizzano il miracolo economico italiano (boom economico). In quella parentesi di dopoguerra compresa tra la fine degli anni ’50 e i primi ’60 del Novecento, cominciarono a girare i primi filmati e locandine pubblicitarie con protagoniste, in genere, signore dal sorriso timido, un po’ forzato, con capelli cotonati e composte nei loro grembiuli da cucina. Mostravano per la prima volta gli elettrodomestici popolari che entravano nelle prime catene della grande distribuzione italiana.

Frullatori, lavatrici (presentate da testimonial in gonne lunghe e bebè al seguito incastrato nel girello), frigoriferi (celebre il “nuovissimo fuoriserie 60” e lo serie Pozzi da 220 litri), aspirapolvere, i televisori Phonola. Tutti pezzi da novanta, nel vero senso del termine: duravano più di un decennio, il passo della tecnologia era ancora lento, si potevano acquistare già a rate. Oggi, gli elettrodomestici di nuova generazione consumano meno e ci aiutano a risparmiare e proteggere l’ambiente. Acquistarne di nuovi, non è mai piacevole visto lo stato di sofferenza di molti bilanci familiari, ma qualche volta è indispensabile. Tanto vale in questi casi sfruttare gli incentivi previsti dal governo, tra i quali il Bonus elettrodomestici. Un beneficio per l’acquisto di elettrodomestici, apparecchiature per la casa e il rinnovo degli arredamenti delle abitazioni sottoposte a ristrutturazione.

Le misure, inserite nella legge di Bilancio, sono state finanziate con l’obiettivo sperato di ridare nuova linfa all’economia, ai consumi e all’indotto del settore. In termini economici, per quest’anno il limite massimo del rimborso è pari a 10mila euro, comprensivo delle eventuali spese di trasporto e montaggio, mentre nei prossimi due anni, 2023 e 2024, scenderà a 5mila.

Ma come fare quando le disponibilità economiche sono limitate?

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Gli elettrodomestici ricondizionati

Possiamo optare per gli elettrodomestici ricondizionati (detti anche elettrodomestici refurbished, elettrodomestici rigenerati, revisionati). Si può dire in tante espressioni, ma in poche parole è una pratica figlia delle antiche usanze legate al riciclo e al risparmio, che ha gettato i semi per la futura e promettente economia circolare.

Nell’alveo degli apparecchi rigenerati rientrano anche prodotti rigenerati hi-tech (smartphone, tablet e computer). Vengono riparati, controllati e poi imballati. Infine, rientrano a prezzi molto scontati nei circuiti della grande distribuzione, dei magazzini ma anche dello shop online.

I prodotti rigenerati fanno bene alla tasca ma anche all’ambiente, dato che siamo stati abituati più a una cultura consumistica, dove tutto si brucia e si butta in fretta, per essere sostituito dopo poco tempo. A differenza dei nostri nonni che invece, appartenendo alla cultura del dopoguerra, erano soliti utilizzare fino all’estremo.

Un’opportunità per risparmiare con un occhio più attento all’ambiente, riducendo anche l’immissione di rifiuti. Questi elettrodomestici costano poco e sono perfettamente funzionanti, determinando un risparmio almeno del 38%, come dimostra una ricerca condotta dall’O.N.F (Osservatorio Nazionale Federconsumatori).

Ma possiamo anche superare la soglia del 38. Con uno smartphone ricondizionato possiamo risparmiare dal 35% al 58% rispetto ad uno nuovo. Nel caso dei computer portatili, il risparmio varia, invece, dal 9% al 59%. Anche un tablet rigenerato (dal 28% al 45%), uno smartwatch (dal 22% al 37%), o una console per i videogiochi (dal 34% al 49%).

Vediamo ora come funziona per gli elettrodomestici.

Come acquistare elettrodomestici ricondizionati

Lo shop online offre una infinità di soluzioni. Sono nate start up e sono stati registrati numerosi siti e piattaforme dove poter acquistare apparecchi rigenerati. Ma spesso sono gli stessi produttori a sottoporre tali dispositivi a rigorosi processi di rigenerazione, garantendo sulla qualità ed esplorando un nuovo mercato che sta prendendo sempre più piede anche in Italia, un Paese comunque ancora in ritardo.

Infatti, mentre in Francia ha preso piede il fenomeno Envie, una realtà che piazza oltre 100mila elettrodomestici rigenerati all’anno, in Italia ci sono poche imprese del settore, magari anche piccole ma specializzate in questo ambito promettente. Qualcosa però si muove: a Milano è nata una fabbrica dedicata. Mentre a pochi passi dal Politecnico milanese 25 ricercatori finanziati dal Cnr e da aziende leader degli elettrodomestici come Candy e Magneti Marelli, ricostruiscono in modo automatico (demanufacturing) i vecchi elettrodomestici. A Torino sono aperti al pubblico due negozi “Rigeneration”, nelle Marche, a Camerata Picena, ha aperto il primo outlet per la vendita di elettrodomestici usati e riparati.

Il mercato italiano comunque è in gran parte nelle mani delle big come Mediaworld, Apple e Amazon, o i marketplace come Subito.it o Ebay.it, che di fatto rischiano di monopolizzarlo.

 

Non solo per soldi, ma anche per ridurre rifiuti

Inoltre, l’Italia deve confrontarsi con una coscienza ambientalista non ancora matura. Ne è convinto anche Fabian Thobe, fondatore di ricompro.it, uno dei siti più gettonati nel settore refurbished italiano, e una delle poche realtà nuove dell’usato e del ricondizionato. “La richiesta di telefoni in Italia è di 4 volte superiore all’offerta, ed è in costante crescita ormai da qualche anno. Si cercano soprattutto modelli recenti e costosi su cui poter risparmiare 200/300 euro. Ma – osserva Thobe – a spingere verso questo tipo di acquisto non è solo il prezzo, c’è anche una nuova sensibilità̀ ambientale”.

Secondo calcoli di esperti del settore, una lavatrice rigenerata evita l’emissione nell’atmosfera di quasi 200 chili di Co2 (anidride carbonica, monossido di carbonio). Spesso si fa presto a buttare un elettrodomestico, anche per un banale guasto. Succede così che, secondo stime, il 44% degli apparecchi elettrici, domestici e elettronici finiscono nella spazzatura dei rifiuti speciali. I rigenerati vanno nella direzione opposta, evitando questo accumulo di rifiuti che inquinano.

Elettrodomestici ricondizionati: possibili rischi e truffe

L’Unione nazionale consumatori (Unc) mette in guardia dai rischi e dalle possibili truffe che spesso si manifestano con annunci in rete che promettono supersconti e invece spediscono il pacco vuoto. L’associazione ha stilato un elenco di consigli generali sugli acquisti di prodotti rigenerati, per non incappare in spiacevoli situazioni. Prima di acquistare un prodotto ricondizionato bisogna sapere che:

  • Si risparmia rispetto a quello nuovo, ma ovviamente questa riduzione di prezzo si paga con una minore garanzia. Nessuno, insomma, vi sta facendo un regalo;
  • Sarebbe meglio valutate l’opportunità di acquistare un prodotto ricondizionato confrontando il prezzo con quello nuovo, anche rispetto alla vostra disponibilità economica;
  • Quando si acquista un prodotto rigenerato bisogna considerare la serietà ed affidabilità del produttore;
  • Accertate in che anno il bene è stato prodotto o se è andato fuori produzione, anche per capire la successiva reperibilità dei pezzi di ricambio o degli aggiornamenti del software;
  • Un prodotto diventa spesso “vecchio”, ossia superato, anche rispetto all’evoluzione della tecnica.
  • Bisogna verificate su internet se risultano problemi per quel prodotto rigenerato e per quali difetti è stato solitamente revisionato;
  • Chiedere al venditore quale era il difetto, valutando, quindi, il tipo di intervento riparatore;
  • Controllare su internet se il prodotto originale funzionava e ha avuto successo. Ci sono, infatti, molti prodotti nati male, vedasi numerosi casi di smartphone ritirati poco tempo dopo la loro uscita sul mercato e superati molto rapidamente dal modello successivo. In questi casi, è sconsigliato acquistare il prodotto ricondizionato.

 

Un mercato senza leggi chiare e trasparenti

L’Unc ha condotto una inchiesta che trovate su questo articolo de Il Salvagente.

Questo mercato deve anche confrontarsi con una legislazione italiana carente. Il presidente Unc, Massimiliano Donna, parla di “un quadro informativo tra luci e ombre, con alcuni significativi punti deboli nella trasparenza verso i consumatori”.

Manuela Soffientini, presidente APPLiA Italia, ha commentato così le indagini condotte con Unc: “La legislazione in materia è carente e confusa: il DM 140/2016 infatti non regolamenta in modo chiaro ed esaustivo il tema del ricondizionamento a discapito della sicurezza del consumatore e della trasparenza del mercato. È necessario certificare innanzitutto l’identità dei soggetti ricondizionatori, definire le regole secondo cui operano e le loro responsabilità sugli interventi effettuati. Il tema delle garanzie post vendita ed una effettiva sorveglianza del mercato sono ulteriori aspetti fondamentali”.

 

Elettrodomestici ricondizionati e garanzia

Per i prodotti rigenerati valgono le regole generali sulla garanzia. Il prodotto deve sempre essere accompagnato dalla garanzia di conformità, e valgono le stesse regole dei prodotti nuovi: il consumatore ha due mesi di tempo per denunciare il difetto di conformità.

La garanzia vale comunque 2 anni, salvo le parti, al momento dell’acquisto, l’abbiano limitata (comunque mai inferiore a 1 anno). L’articolo 134 del Codice del consumo vieta espressamente una garanzia inferiore ad 1 anno.

Il venditore deve garantire che il prodotto abbia le caratteristiche promesse e che il consumatore può ragionevolmente aspettarsi tenendo conto dello stato d’uso.