Caos viaggi, che fare se il Covid sconvolge i nostri piani

VIAGGI

Chi pensava che dopo due anni di pandemia e viaggi ridotti al minimo fosse giunto il momento di partire in tutta serenità, è stato smentito dalle ultime notizie di cronaca: nel primo week end di partenze, ha prevalso il caos in stazioni e aeroporti. A ciò si deve aggiungere la nuova impennata di casi Covid che rischia di mettere a rischio la partenza. Vi spieghiamo (qui e sul giornale in edicola) che fare in questi casi

La prima estate (quasi) normale dopo oltre due anni di pandemia è iniziata con il caos negli scali europei: voli cancellati, in ritardo e decine di bagagli smarriti. E questo è solo l’inizio. A mettere a rischio le vacanze di milioni di italiani (e non solo) gli scioperi dei lavoratori del settore aereo (soprattutto delle compagnie low cost) che denunciano condizioni di lavoro estenuanti: i passeggeri sono tornati ai volumi del 2019, prima del Covid. Ma non il personale delle compagnie, degli aeroporti (in Francia ci sono almeno quattromila posizioni scoperte), delle società di handling e di catering, di sicurezza privata. A questo deve aggiungersi una quota di personale che fa i conti con il Covid e che quindi è obbligata a non lavorare.

Come se non bastasse, la nuova ondata di contagi è un’ulteriore tegola sulle vacanze degli italiani: molti, infatti, potrebbero trovarsi nelle condizioni di dover rinunciare al viaggio (agognato e pagato) per un tampone positivo. Cosa si fa in questi casi? Che diritti abbiamo? Sul numero in edicola del Salvagente (si può acquistare anche qui) oltre ad una mappa dei documenti sanitari necessari per ogni destinazione, abbiamo fatto diverse ipotesi e abbiamo prospettato altrettante soluzioni avvalendoci della consulenza di Rimborsoalvolo.it. Vi anticipiamo qui i diritti che avete nel caso un tampone positivo prima della partenza vi sconvolge tutti i piani.

Secondo la normativa attuale, chi è risultato positivo al Covid non può partire. Anzi: se esce di casa può addirittura essere perseguibile a livello penale. È evidente, quindi, che è impossibile prendere un volo. Eppure ci sono compagnie che non rimborsano questi passeggeri. È il caso di Ryanair che considera il Covid come “malattia non grave” e, in quanto tale, non rimborsabile. 

Le leggi italiane danno ragione al consumatore: sia il codice civile (articolo 1463) che il codice della navigazione (articolo 945) stabiliscono il diritto del passeggero al rimborso se non può onorare il contratto per colpe non sue. Ma, nel caso di Ryanair, il vettore applica al contratto la legge irlandese, che non contiene norme simili a quelle italiane. E non ci sono norme europee che regolino casi del genere. Anche l’Enac conferma questo orientamento ma Ryanair continua a fare orecchie da mercante. Davanti al rifiuto della compagnia, l’unico modo per vedere riconosciuti i propri diritti è aderire al Procedimento europeo per le controversie di modesta entità, una via extra-giudiziale e a basso costo che si attiva on line (https://e-justice.europa.eu) con la compilazione di un modulo che va inoltrato all’organo giurisdizionale competente. Con questa procedura, in caso di volo in partenza dall’Italia, è molto probabile che il giudice riconosca l’impedimento del viaggiatore. Senza contare che spesso a Ryanair costa di più pagare un legale che rimborsare il volo, e rifonde prima ancora che ci sia un giudizio. Se, invece, vogliamo essere seguiti da un consulente per essere certi che la pratica vada a buon fine, ci possiamo rivolgere a un avvocato. Una spesa che potrebbe scoraggiare molti, ma va tenuto presente che esistono servizi – uno è Rimborsoalvolo.it – che assicurano tutela legale gratuita per il viaggiatore e fanno pagare i loro costi solo alla compagnia. Proprio agli avvocati di Rimborsoalvolo ci siamo rivolti per i consigli e i casi reali che citiamo in queste pagine.

 

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